Hexenbrett- Erste Beschwörung

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Sulfurei, infernali ed ammantati da un impenetrabile alone occulto, dalla Germania arrivano gli Hexenbrett, progetto del quale non si conosce nulla, nè l’anno di formazione nè i componenti nè altro; atteggiamento piuttosto diffuso in ambito underground (e non solo), che ovviamente non fa che aumentare la coltre di mistero che avvolge questa o quella band. Ma in questo caso non si tratta soltanto di una posa per attirare l’attenzione, perchè la musica proposta è di grande qualità e si sostanzia in un ibrido black/heavy metal dai forti connotati orrorifici, che potenzialmente potrebbe incontrare l’approvazione di una vasta parte dell’audience metallica. Hexenbrett significa “tavola delle streghe” (il riferimento è alla tavoletta ouija, utilizzata nelle sedute medianiche e resa celebre anche da decine di film) e questo “Erste Beschwörung” (coerentemente “prima evocazione”) rappresenta il loro ep d’esordio, originariamente autoprodotto nel 2018 ed ora reso disponibile in formato cd e in edizione limitata a sole 125 copie dalla statunitense Caligari Records, etichetta di nicchia ma molto attiva, che spazia tra i generi senza eccessive preclusioni, privilegiando soprattutto quelle realtà che mettono in mostra un piglio marcatamente esoterico e occulto. Ed è proprio il caso degli Hexenbrett che qui ci deliziano con un sound cimiteriale e nefasto, andando a collocarsi (consapevolmente o inconsapevolmente) in quel sentiero ormai battuto e consolidato da una tradizione pluridecennale, che ha visto i nostrani Death SS tra gli assoluti e indiscutibili prime movers. Forse non è il caso di andare a scomodare realtà ancora più seminali come Black Widow e Coven, tra i primissimi gruppi (ovviamente insieme ai Black Sabbath) a parlare esplicitamente nei loro testi di satanismo, stregoneria e occultismo, perchè la musica degli Hexenbrett è lontana anni luce dal rock progressivo e psichedelico che suonavano negli anni sessanta e settanta i gruppi citati, eppure le atmosfere evocate, cupe e sinistre, sono le medesime. Sia ben chiaro però: gli Hexenbrett suonano metal, un metal che profuma di anni ottanta ma che flirta con certo proto-black (da tempo oggetto di culto e in questi ultimi anni al centro di un’insistita opera di recupero), specie in alcuni passaggi più tirati e selvaggi, centellinati e forse proprio per questo ancora più efficaci, e per quanto riguarda il cantato in una sorta di growling sospirato e molto evocativo.

Per il resto il riffing è suadente e decisamente heavy: fin dalle prime battute dell’opener “Hexen (Bis Aufs Blut Gequält)” siamo catapultati nel bel mezzo di un racconto horror che sembra uscito dalla penna di sua maestà Kim Bendix Petersen, tanti ed espliciti sono i rimandi al classico sound dei Mercyful Fate e dei King Diamond, voce a parte. Ma non solo, perchè gli Hexenbrett si smarcano presto dal ruolo di semplice band-clone: infatti a quel riffing così caratteristico uniscono uno spiccato gusto melodico molto NWOBHM (personalmente diversi passaggi mi hanno ricordato i Diamond Head) e spaziano in lungo e in largo in territori blackeggianti, con il cantato nella dura lingua madre e premendo sull’acceleratore quando è il caso. Il tutto appunto avvolto da una patina atmosferica decisamente teatrale e gotica che richiama come detto i classici del rock occulto e del metal occulto: oltre a citati Death SS, si potrebbero utilmente chiamare in causa i nostrani Mortuar Drape, Evol e Abhor (questo genere di sonorità ha avuto nel bel paese molti e validi esponenti!). La prima traccia è anche la migliore del lotto e fissa il trademark di tutto il lavoro, ripreso dagli altri brani, altrettanto validi ma forse meno in grado di catturare fin da subito l’attenzione dell’ascoltatore. Fondamentale nell’economia del dischetto è il ruolo giocato dai synth, sempre presenti, sia nelle introduzioni che nel corpo dei pezzi, ed essenziali nel conferire quel tocco tenebroso, tetro ed enigmatico, che in fin dei conti costituisce la cifra stilistica di fondo e l’elemento di maggior fascino del lavoro. Un lavoro assolutamente godibile, che potrebbe piacere tanto ai die hard fans del metal classico ottantiano quanto ai maniaci delle sonorità più estreme e che nasconde, sotto l’apparenza di un’immediata fruibilità, una gran quantità di influenze ben amalgamate e tenute insieme da musicisti che sembrano davvero sapere il fatto loro. Concludendo, “Erste Beschwörung” è un ottimo biglietto da visita per gli Hexenbrett (graziato anche da una produzione che resta grezza ma risulta sufficientemente curata) e sono davvero curioso di vedere cosa i nostri riusciranno a combinare sulla lunga distanza. La bara è stata scoperchiata e il maligno incantesimo è stato lanciato: non vi resta quindi, con una spada in una mano e una torcia nell’altra, che affrontare gli spaventosi cunicoli delle catacombe, infestati da creature demoniache!