Seconda fatica sulla lunga distanza per questa band americana che pare essersi recentemente sciolta per concentrarsi su un altro progetto parallelo che prende il nome di Dormant. Non è facile dare una definzione ben precisa al genere che propongono i nostri; sicuramente si tratta di una proposta coraggiosa e personale, e tutto sommato si lascia ascoltare piacevolmente. L’artwork e le lyrics potrebbero essere riconducibili ad un depressive black metal molto canonico, lo stesso non si può dire per la musica che, a fatica, cerca di prendere le distanze dai soliti clichès. Le atmosfere fredde e desolate ricordano a tratti gli ultimi Leviathan o Xasthur (eccetto che per la produzione in questo caso piuttosto limpida), per restare nell’ambito della scena americana, ma anche Shining per quanto riguarda gli episodi più lenti, caratterizzati da semplici arpeggi di chitarra acustica. Molteplici i cambi di tempo, che alternano passaggi black oriented a passaggi molto più caratteristici e sorprendenti, maggiormente presenti nella parte centrale e conclusiva dell’album. Il guitar riffing, gelido e alienante, concede spazio a soluzioni strumentali dal sapore psichedelico, giustificando in tal modo i ringraziamenti ai Pink Floyd sul retro del booklet…! Ottima la traccia conclusiva “End”, la quale si districa nei suoi undici minuti di durata attraverso gli oscuri e affascinanti sentieri del dark ambient, sconfinando verso lidi tipicamente doom, arricchiti da cori gregoriani molto suggestivi. Ciò che veramente pecca è la voce, che risulta, le pochissime volte in cui è presente, oltre che poco udibile, sforzata e per nulla d’impatto. A parte questo dettaglio, l’album si attesta su livelli più che sufficienti, nulla di eccezionale ma certamente indicato se si ha voglia di ascoltare qualcosa di diverso.
