Secondo album per i Dark Tribe, trio tedesco completamente votato all’annichilimento ed alla distruzione sonora, che con questo “In Jeraspunta – Die Rückkehr Der Tollwütigen Bestie” dà alle stampe un’opera di pura destrutturazione musicale, sicuramente personale ed originale, ma che non riesce tuttavia riuscire a raggiungere, a mio avviso, quelle vette di genialità che l’avrebbero resa un capolavoro assoluto. I pezzi seguono in sostanza tutti il medesimo schema compositivo: riff isterici e spezzettati, abbastanza distanti dagli stereotipi propri del black metal e per alcuni aspetti più affini ad un certo tipo di metal psichedelico e “progressivo” di ottantiana memoria, una sezione ritmica schizofrenica ed imprevedibile, che alterna passaggi velocissimi ad altri più cadenzati ma ugualmente folli, ed un cantato indecifrabile, fatto di urla ubriache e disumane che si susseguono senza posa, a tratti intervallate da vocals deliranti impostate su tonalità pulite. La combinazione di questi elementi conferisce al presente lavoro della band teutonica una feroce carica iconoclasta che rimane però imbrigliata nei suoi stessi schemi senza svilupparsi conseguenzialmente in modo compiuto, difetta di atmosfera e finisce per sfociare in definitiva in una sorta di confusione indeterminata e fine a sé stessa. Ed è proprio questa la sensazione che resta dopo ripetuti ascolti di questo disco, unita all’amaro in bocca per un’idea valida che avrebbe potuto essere sfruttata pienamente in modo diverso: un caos allucinato ed allucinante che non porta da nessuna parte, che distrugge ma non appare in grado di costruire niente di nuovo. I Dark Tribe, ai quali ispirazione e capacità certamente non mancano, travolgono tutto e tutti ma si consumano in fretta, preda della loro stessa incontrollabile frenesia, in un rivolo di incompletezza e frustrazione.
