Delfino Borchiato Fest 2 @ Tiki Taka Village (Francavilla al Mare)

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Delfino Borchiato Fest #2 15/07/2017 – Francavilla al Mare (CH)

Seconda edizione del Delfino Borchiato Fest che si tiene al Tiki Taka Village di Francavilla, sulla costa abruzzese. Il festival propone più di un genere, andiamo dal Thrash all’Hardcore, dal Techno-Death al Black. Sono riuscito a sentire tutte le band quindi posso esprimere un giudizio completo sul festival che, nel suo complesso, è risultato interessante per i gruppi proposti, non eccessivamente famosi ma per lo più validi, il responso del pubblico è stato nutrito quanto basta (mi aspettavo qualcosa di più), il posto offriva area campeggio, cucina, bar e quant’altro per permettere di godersi la musica con qualche distrazione, con la consueta presenza di spaccio di Cd, vinili, magliette e accessori vari, che possono sempre essere utili per passare del tempo tra i vari gruppi. Unica pecca il service, non all’altezza e con pochi Watt per un concerto all’aperto.

Iniziamo coi Bloodtank, gruppo locale dedito ad un Death Metal brutale e granitico. Il gruppo si è formato da poco e si nota, e ad oggi ancora non rilascia materiale studio. Nonostante i riff di chitarra interessanti, ancora da migliorare la presenza scenica e soprattutto l’esecuzione dei pezzi, insomma un gruppo buono per scaldare il pubblico ma ancora un po’ incerto nell’esibizione dal vivo, sicuramente c’erano gruppi più validi, anche locali, da contattare per aprire il festival.

Seguono i Red Surface che col loro HC molto tendente al Death mi hanno da subito convinto, a livello esecutivo più sicuri dei precedenti, riescono a creare un muro sonoro di tutto rispetto, grazie a una musica anche abbastanza personale, per quanto possibile. La band ha rilasciato da poco il primo full, intitolato “Extincion”, per chi volesse approfondirli.

Seguono gli anconetani Downfall; dopo 10 anni di attività hanno appena rilasciato il primo full (e terza uscita discografica) “Punishment For Infidels” e ci propongono un Thrash veloce e con qualche influenza moderna e un ammiccamento continuo a gruppi old-style come Venom e compagnia bella. Sentendoli sono rimasto molto soddisfatto anche se i soli di chitarra mi sono sembrati poco caotici, ovvero troppo melodici, mettetela come vi pare. Esibizione sicura e potente, ad ogni modo positiva.

È il momento dei Black Faith, gruppo locale dedito ad un Black Metal che abbiamo trattato anche su queste pagine con una recensione positiva della loro ultima fatica “Nightscapes” (che trovate qui ), e con un’intervista al leader Snarl ( che trovate qui ). Ho ascoltato questa band sin dalle sue prime manifestazioni, molti anni or sono, e sia a livello esecutivo che compositivo hanno fatto passi da gigante, quindi ero curioso di ascoltarli dal vivo ad oggi, nella loro ultima incarnazione.

Da subito mi sono fatto un’idea del gruppo, che basa su una struttura ritmica serrata e massiccia un lavoro di chitarra di tutto rispetto, soprattutto per creatività e trasporto. I pezzi nuovi sono più maturi – anche a livello strutturale – e mi piace il senso complessivo trasmesso dalla band, debitore al Black di matrice norvegese. Positivo l’andamento dei brani dunque, che per alcuni tratti è raffinato e per altri semplice e d’impatto. Di contro non mi hanno convinto le corde ritmiche, infatti ai lati del palco abbiamo un bassista e una chitarrista che di fatto suonano la sezione ritmica dei pezzi. Ora, posto che scenicamente non risultano credibili, anche tecnicamente dovrebbero migliorare e non di poco; perché il batterista è, come già detto, preciso e roccioso, Snarl si dedica più all’aspetto solista e vocale, e l’esperienza sonora e visiva viene peggiorata da questi statici elementi di supporto. Penso che cambiando questi membri deboli la band possa raggiungere una consacrazione underground anche a livello live, oltre che in studio dove i Black Faith già hanno dimostrato le loro qualità. L’esibizione è stata complessivamente positiva e la sostanza c’è, ma messi tra due gruppi Thrash che hanno una ritmica suonata a certi livelli, i Nostri hanno mostrato una parziale carenza tecnica e scenica.

È il turno degli Ulta Violence, fautori di un Thrash Metal vecchio stampo, quello fatto di chitarre a coda di rondine, capello lungo e chiodo, quello anni ’80 per capirci. Questa band nostrana, con all’attivo 2 full, assieme ai Game Over sintetizza bene la manifestazione italica di un genere sempre apprezzabile. Da dietro spuntano i Drughi di Arancia Meccanica (immagine di copertina del loro disco più noto “Deflect The Flow” e presente sul telo della band).

Supportati dalla Candlelight, i Nostri da subito mostrano di che pasta sono fatti, esibendo un muro sonoro granitico e trascinante, ricevendo la miglior risposta da parte del pubblico dell’intero festival, che qui davvero si scatena per l’intera durata del live. Il Thrash dei torinesi è derivativo, prende spunto dagli Exodus e compagnia bella, è semplice ma di sostanza e funzionale al pogo. Prova live intensa e in grado di creare entusiasmo, la loro.

Cambiamo ancora una volta genere, passiamo al Technical Brutal Death dei romani Hideous Divinity. Anticipo che il bassista della band, Stefano Franceschini, era assente in quanto in tour con un’altra sua band, gli Aborted (che non hanno bisogno di presentazione, spero)… per cui per sostituirlo c’era il secondo chitarrista, con chitarra a 7 corde che, presumo, si dedicasse di più alla ritmica, ma l’assenza di un bassista così bravo si è sentita nella loro esibizione, considerando che la formazione a due chitarre è quella standard.

Nati da una costola degli Hour of Penance, i Nostri sono sicuramente più conosciuti all’estero che in Italia e fanno roba alla Behemoth/Nile per capirci. Death brutale, intricato e a mio avviso epico a tratti, cantato in growl. Supportati dal talentuoso Giulio Galati, dietro le pelli un mostro di tecnica e precisione, gli Hideous Divinity ci regalano una prova interessante e unica all’interno del bill del festival, per il genere proposto se non altro… Il pubblico si mantiene caldo, anche se non come per il gruppo precedente, per un’esibizione ferale e tecnica, a tratti cervellotica e intricata. Peccato per l’assenza di un pezzo – il bassista, unica pecca nella loro buona esibizione. Se vi interessa la proposta potete prendere il loro ultimo full “Adveniens” (2017, Unique Leader Records).

Arriviamo finalmente agli headliners, gli storici blackster italiani Necromass. “Mysteria Mistica Zofiriana” è un album di culto, che dire?, e di gruppi così ne sono rimasti davvero pochi. Certo, scenicamente la band toscana non è troppo convincente, nell’occasione specifica, ma gli anni passano per tutti… e i Nostri si presentano con abbigliamento gotico e face-painting…

Apprezzabile l’atmosfera che riescono a creare con i vecchi brani, soprattutto per la loro struttura compositiva unica e del tutto personale; se da un lato l’evolversi della musica ha portato a gruppi impeccabili ma derivativi, possiamo solo apprezzare l’esibizione di musica ancora embrionale e unica nella sua semplicità. Soluzioni particolari di chitarra, spesso tendenti verso le sfumature dell’Heavy più classico o del Gothic, e soprattutto il Black Metal, quello lineare, tanto prevedibile quanto evocativo. Il frontman non mi è sembrato molto convincente, anche nell’esibizione vocale, ma ci sta. La riflessione che faccio è che a volte avere personalità fa finire in soluzioni poco ortodosse ma uniche, e questo rende la differenza tra i gruppi che si perdono tra i tanti e quelli che lasciano un segno nella storia musicale underground, cristallizzando le note musicali oltre l’incedere inesorabile del tempo. Detto questo, nonostante le tante contraddizioni e sbavature è stato un piacere ascoltare i Necromass.

Il festival giunge al termine, di carne al fuoco ce n’è stata davvero tanta! Complimenti agli organizzatori perché fin quando ci sarà gente che si inventa eventi così sostanziosi e genuini ci sarà da divertirsi per semplici appassionati e addetti ai lavori.

All’anno prossimo, dunque, con la speranza che questo festival possa continuare a crescere col tempo, soprattutto in termini di spettatori.