Black Winter Festival

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10-12-2006, Thunder Road – Codevilla (Pv)

Setherial (Swe)
Forgotten Tomb (Ita)
Handful Of Hate (Ita)
Amphitrium (Swi)
Kult (Ita)
Timor (Swi)
My Own Grave (Swe)

Serata non riuscitissima, questa, che mi fa sorgere spontanee alcune domande: 1) Perché ostinarsi ad organizzare festivals con sette-otto gruppi, di cui una buona metà assolutamente insignificanti, quando sarebbe di gran lunga preferibile concentrare l’attenzione e l’energia del pubblico in uno show più ridotto, con tre-quattro bands di valore? 2) Perché ostinarsi ad organizzare concerti di metal estremo al Thunder quando è universalmente noto che, almeno da due anni a questa parte, l’acustica e i suoni del locale fanno letteralmente schifo, non si distinguono gli strumenti e si arriva a fine concerto regolarmente sordi (l’ultimo live decente che mi ricordo in quel di Codevilla è quello dei Dissection del 2004)? 3) Perché ostinarsi ad organizzare festivals interminabili (vedi punto 1) la domenica sera, quando il giorno dopo il sottoscritto deve andare a lavorare e avrebbe bisogno di un sano sonno ristoratore (a parte gli scherzi, se si suonasse il sabato il pubblico sarebbe di certo più numeroso)? Ma tant’è, forse un giorno questi interrogativi avranno una risposta…

Aprono le danze, con un’esibizione invero assai ridotta, i death metallers MY OWN GRAVE, scontati e superflui, oltre che abbastanza fuori luogo. Il registro cambia leggermente con gli elvetici TIMOR, dediti ad una sorta di thrash / death a metà strada tra la scuola svedese e gli ultimi Slayer, che, pur se assolutamente privo di personalità, riesce quanto meno ad essere potente e piacevole… almeno per i primi cinque minuti. Non amo molto questo genere di sonorità e se a questo si aggiunge l’atteggiamento indisponente della band che continua a lamentarsi per la scarsa partecipazione del pubblico, capirete bene i motivi della mia Noia Cosmica. I nostrani KULT, combo che non conoscevo e che non mi pare godere di grande esposizione mediatica, riescono invece a riaccendere il mio interesse. Il loro black metal, abbastanza canonico e lineare ma di buona fattura, è di matrice squisitamente nordica ed alterna passaggi tirati a momenti più riflessivi e malinconici, che risultano i meglio riusciti per l’atmosfera plumbea e carica di mestizia che la band riesce a creare. La loro prova è più che sufficiente anche se inficiata dal pessimo sound del locale, vera piaga della serata. Gli AMPHITRIUM decido di saltarli alla grande, visto che suonano proprio all’ora di cena, ma anche dal tavolo del bar la loro prestazione non mi sembra eccelsa e la loro proposta, scialba ed inconsistente, non incontra i miei gusti. I toscani HANDFUL OF HATE, il cui ultimo album è uscito di recente, sono stati senza dubbio il gruppo più penalizzato dalla pessima cura dei suoni. L’assalto feroce e belluino della band, che gode comunque di un buon seguito di fans fedeli, si trasforma in un pastone quasi inascoltabile a causa dei volumi assurdamente alti e dei suoni per nulla definiti. Ed è un vero peccato perché mi era già capitato di assistere ad una loro performance dal vivo ed i risultati erano stati ben altri.

È quindi la volta dei FORGOTTEN TOMB, il gruppo che maggiormente attendevo e che non ha tradito le mie aspettative, anche se il loro dark / depressive metal, così intimo ed emozionante che si esprime attraverso pezzi lunghi ed elaborati, a mio parere mal si adatta alla dimensione live. Le songs proposte sono tratte da tutti gli album del combo piacentino e si susseguono “Subway Apathy”, la struggente “Alone”, con un testo diverso dall’originale (ma la versione in studio trasmette sensazioni negative molto più profonde), fino alla conclusiva, sanguinante e lacerata, “Dishearthenment”. Viene proposta anche la title track del nuovo full length di prossima uscita, “Negative Megalomania”, un pezzo non così tanto diverso dalle precedenti produzioni di Herr Morbid e compagni, con qualche sprazzo di voce pulita e una maggior dose di melodia che avvicina il sound del gruppo alle sonorità di Katatonia e ultimi Shining, con qualche elemento doomeggiante più spiccato. Il singer dimostra una buona presenza scenica, con il suo screaming tormentato e le sue smorfie di sofferenza, ed è ben sostenuto da Algol e Razor SK, molto “rockettari”. Una buona prova, a parte i soliti suoni troppo alti che affiggono anche lo show degli headliners SETHERIAL. Gli svedesi supportano la loro ultima fatica “Death Triumphant”, lavoro non eccezionale che nulla aggiunge ai capolavori del passato rispondenti ai nomi di “Nord” e “Hell Eternal” ed al buon “Endtime Divine” di qualche anno fa. La band picchia che è un piacere ed il pubblico, anche se non numerosissimo, si dimostra abbastanza coinvolto. La durata del concerto non è eccessiva (circa una quarantina di minuti) ma è sufficiente per permettere al gruppo di scatenare la violenza infernale della propria musica. Peccato che i soliti suoni scandalosi consentano di sentire in modo comprensibile soltanto batteria e voce (una gran voce, davvero tagliente e demoniaca!) mentre il resto si riduce inesorabilmente ad una gran confusione… Alla prossima!