Funeral Mourning – Drown In Solitude

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1983

Full length d’esordio per questa tenebrosa creatura proveniente dalla lontana Australia, dietro la quale si cela Desolate, già membro dei Pestilential Shadow. Il nostro ci propone un funeral doom black abbastanza canonico ma assolutamente agghiacciante, che non manca di quel tocco di personalità necessario per distinguersi nell’ambito di un sottogenere ultimamente abbastanza inflazionato. Risulta piuttosto agevole accostare lo stile di questa one man band a quello dei connazionali Elysian Blaze, anche se la musica dei Funeral Mourning è meno nebulosa, più metal oriented e i pezzi sono maggiormente strutturati, anche se molto dilatati, lenti e angoscianti. È possibile rintracciare qualche linea “melodica” portante, qualche riff definito, che viene ripreso dalle tastiere per poi ampliarsi, estendersi, allugarsi in tappeti di sottofondo che si intrecciano alle pachidermiche trame chitarristiche fino a creare un baratro atroce di buio e terrificante desolazione. Lo spettro di Xasthur e Nortt aleggia su questo album, impregnandolo di un’atmosfera funerea e morbosa, dalla quale pare trasudare l’odore stesso della carne in putrefazione, l’afflato pestilenziale dei cadaveri decomposti. Le vocals, opera del mastermind della band con la partecipazione di Lurker degli statunitensi Mord, sono un rantolo soffocato e cavernoso, un lamento di sofferenza infinita; ottimo l’artwork, davvero spettrale e inquietante. “Drown In Solitude” è un disco sufficientemente ispirato, di genere ma non di maniera, che riesce a colpire nel segno senza uscire dagli schemi, il che è sempre sintomo di buona padronanza dei propri mezzi artistici. Inalate la polvere delle ossa triturate, lasciate che l’oscurità totale delle catacombe si impossessi delle vostre anime inermi e prendete coscienza dell’inutilità del tutto: l’unica verità della vita è la morte.