Nova

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Vista l’uscita del secondo album “Soli Contro il Mondo” ho raggiunto Corvus Invitto dei Nova per scambiare due chiacchiere sulla scena nostrana, sulle differenze tra i due cd e su cosa riserva il futuro per la band. Passiamo subito alle parole del musicista!

Presentaci in breve i Nova, come è nato il progetto e se i membri hanno già un passato in altre band della scena black italiana.

Io e i due chitarristi eravamo amici fin dall’infanzia. Con lo scoprire di determinate sonorità che impattavano particolarmente con la nostra psiche (metal tradizionale ed estremo, elettronica in 4/4, sperimentalismi neofolk, musica classica…) abbiamo deciso di canalizzare energia creativa nella produzione musicale. Io dal punto di vista tecnico e compositivo sopra ogni altra cosa, gli altri ragazzi orientando la loro formazione assodata di, rispettivamente, chitarra classica e pianoforte, verso i lidi dell’oltre. Io ho prodotto e collaborato con una miriade di artisti di svariati generi musicali, anche lontanissimi dal metal, a volte con risultati universalmente riconosciuti. Un chitarrista è un homo-novus della realtà musicale italiana, mentre l’altro è tutt’ora attivo con una band hardcore storica della scena italiana e internazionale.

Come è stato accolto il vostro debutto “Il Ritorno” dalla critica e a livello di pubblico/vendite?

Abbiamo pubblicato “Il Ritorno” senza alcuna aspettativa, per gioco. Di conseguenza, siamo rimasti molto soddisfatti dalle recensioni positive e dalle vendite esaurienti (verrà presto ristampato anche in vinile) per una realtà piccola e totalmente genuina come la nostra. Con nostro sommo stupore, vista la lingua e il topos, il cd è stato apprezzato anche all’estero, in particolare nell’est Europa.

Quali sono a tuo avviso le differenze maggiori tra il primo disco e il nuovo? Vista la maggiore qualità dell’impatto sonoro rispetto al primo cd vi siete avvalsi di uno studio? E nel caso de “Il Ritorno”?

“Il Ritorno” è stato concepito e registrato da me e M. esclusivamente. Dopo una gestazione di tre anni, l’abbiamo registrato in fretta e furia, la notte e di nascosto, in uno studio di registrazione dove lavoravo, sfruttando la poca strumentazione che non fosse sotto chiave. Il mix è stato ugualmente svolto in termini di ristrettezza temporale, da cui il risultato sicuramente migliorabile in termini di impatto. La differenza marcata con il nuovo lavoro è dovuta a una serie di migliorie organizzative e di strumentazione che ho potuto acquisire nel frattempo, nonostante la autoproduzione resti totale. Ho sempre voluto occuparmi di tutto in prima persona, per poter avere controllo creativo anche da questo lato. Inoltre, la nostra realtà materiale non ci permette di avvalerci di studi da migliaia di euro. Ergo, l’autoproduzione resta una scelta che evidenzia, anche in questo, la sincerità e autenticità che ci caratterizza musicalmente. La struttura delle canzoni del nuovo album è radicalmente diversa, poiché abbiamo voluto inserire nelle tracce sofisticazioni di natura progressiva, per dare una versione della nostra musica più sfaccettata e multicolore. E’ stato un esperimento, cerchiamo e cercheremo di dare un taglio diverso e peculiare ad ogni nostra uscita.

Cosa ne pensi dell’influenza della politica nel Black Metal? Credi che la musica venga sempre al primo posto o che essa è inscindibile dalla componente visiva e lirica?

Nella mia concezione, il Black Metal è sempre stata musica che parla ed è condotta dall’oltre, da emozioni di un territorio metafisico in cui sentimenti come la cosiddetta “politica” sono solo una pallida lontananza. Ovviamente questa trascendenza, che ci guida prima nelle nostre vite che nella nostra musica, può declinarsi in taluna o altra soluzione pratica (“politica”) applicabile ad una collettività, a seconda dei costrutti mentali dell’individuo che la elabora. Come ogni individuo, anche noi nutriamo simpatia e accordo verso determinate soluzioni politiche. Tuttavia sporcare con queste questioni, telluriche o di gestione della collettività, l’intonso drappo del sentimento che ci guida nel fare musica, sarebbe quantomeno avvilente. Lo stato mentale che esprimo e che mi illumina durante la composizione dei pezzi è sicuramente ante-politico, mistico e panico, e se tracce di telluricità emergono, è solamente poiché rappresentanti o legate alla realtà oltre il Velo. Le componenti visive e liriche devono conseguentemente fungere a completare l’obiettivo sancito dalla forza creatrice esprimente, che non è derivativa; semmai sono proprio queste componenti che lo sono, situandosi in una zona di delimitazione e di demarcazione (immagini, parole…) che viene dopo il concetto puro espresso dalla musica.

Siete in contatto con altri esponenti della scena italica? Quali sono le band italiane che consiglieresti ai black metallers nostrani? E quali band vi hanno influenzato maggiormente a livello compositivo? Italiane  e non.

Sono l’unico individuo della band che intrattiene contatti con il pubblico e con i musicisti italiani, gli altri evitano volentieri ogni genere di contatto di questo tipo. I primi nomi che mi vengono in mente sono sicuramente Coil Commemorate Enslave, songwriting eccelso e originale, con melodie e testi fenomenali, e Lorn, black metal psicotropo e metafisico, monolitico e di qualità, da chi lo faceva già negli anni ’90. Con i due artisti, entrambe one-man band, intrattengo anche un rapporto di co-produzione e amicizia. Sono due realtà che a mio avviso valgono davvero molto, e meriterebbero un eco molto più ampio, soprattutto all’estero. Altre band leggendarie italiane, oltre agli ovvi Spite, sono sicuramente Hirpus, Chelmno, Malefic Mist, J. Juice, primi Aborym, Evol, Tenebrae in Perpetuum, Nazgul e molte altre… A livello compositivo siamo sicuramente influenzati, parallelamente ai classici dischi Black degli anni ’90 che abbiamo consumato in abbondanza, anche a realtà musicali apparentemente lontane dal metal, che contengono ognuna un frammento di trascendenza che abbiamo cercato di trasportare nella nostra musica. Alcune band in ordine sparso: Seigneur Voland, Taake, Emperor, Der Blutharsch, Gorgoroth, Nokturnal Mortum, Death in June, Ectima, Grand Belial’s Key, Enya, Ulver, Ace Ventura, Leviathan, Sigrblot…

La ATMF negli anni ha saputo produrre dischi di notevole valore. Siete entrati subito in contatto con loro o avete mandato demo ad altre etichette prima della vostra prima uscita ufficiale? Esistono altre uscite discografiche anche non ufficiali oltre i due album? Demo, promo, ecc?

A differenza di band che vantano centinaia e centinaia di e-mail di spam, posso vantarmi di essere stato prodotto dall’etichetta che originariamente avevo scelto per far uscire un album di 40 minuti, nel 2011. Quello che ora consideriamo un demo, “Victa Iacet Virtus” (mai rilasciato se non a qualche amico), è stato ascoltato da ATMF, che pur riscontrandone evidenti mancanze (soprattutto di produzione, all’epoca registravo praticamente con un mangiacassette), ci incoraggiava a continuare. Ergo, la pubblicazione de “Il Ritorno”, previo suo completamento nel 2014, che mi fu accolto con entusiasmo. Esistono svariate registrazioni di prove e demo/mini fatti in casa dal nostro gruppo, nel 2005 circa i primi tentativi.

Come mai la scelta di non pubblicare i testi? Decisione confermata anche sul nuovo cd.

Omettendo i testi risolvo due problemi. Il primo, è la egoistica fragilità a cui mi sentirei esposto se tutti potessero leggere, nero su bianco, l’esatta trascrizione delle voci che si canalizzano nella mia mente. Il secondo, è la problematica che la parola pone, delimitando, frazionando e indicizzando qualcosa che in origine mi si presenta come insondabile dalla dimensione locutiva; quindi, omettendo il testo scritto e lasciando alla mente la possibilità di solamente intravedere e perché no, anche di travisare, un qualcosa di delimitato quale è la lirica, mi sembra di restituire quella sensazione di indeterminatezza della dimensione pre-relazionale e pre-logica in cui io ricevo nella mia mente le parole delle canzoni.

Credi che la dimensione live si sposi bene con il progetto Nova? Avete fatto o farete qualche data al centro/sud?

Sicuramente la dimensione live, in questo progetto, è solamente derivativa. Dubito si possano apprezzare le nostre canzoni, senza mai averle sentite prima, in mezzo a capelloni sudati su un impianto che gracchia. Tuttavia, una parte di esse, magari la più ritmica e melodica, trova spazio nell’esecuzione live, che comunque ci diverte. Essendo il live qualcosa per noi di totalmente ludico, non gli concediamo troppo spazio in termini di risorse temporali ed energetiche della band. Una data al sud era in programma, ma difficilmente si farà a causa di questioni personali che ci hanno investito.

Nella bonus track presente nella versione limitata di “Soli contro il mondo” si sentono influenze diverse, dal sapore death melodico. Dobbiamo aspettarci strutture dal sapore diverso nei prossimi lavori o rimarrete fedeli al vostro modo di comporre? Non credi che includere maggiormente elementi folk, già presenti in alcuni brani, possa darvi un qualcosa in più, o hai paura di una “deriva” verso altri generi?

La bonus track è uno scherzo paradossale di un pomeriggio di delirio, che abbiamo deciso di includere come canzone bizzarra e spiazzante a fine album (vedi ne “Il Ritorno”), tradizione che non abbandoneremo e che ci diverte molto. Quando comincio a creare un album nuovo, cerco sempre di farlo declinare in una maniera diversa rispetto a un corpus precedente. Ergo, se la differenza fra “Il Ritorno” e “Soli…” è stata marcata, ancor di più lo sarà con il prossimo lavoro, che stiamo già scrivendo avidamente: sta prendendo una piega davvero inaspettata, velocità esorbitanti con riff empirei che ti pettinano. Per quanto riguarda gli elementi folk e di sintesi… Mi diverte scrivere e comporre quelle parti, ma preferisco tenerli come gemme per impreziosire le canzoni, con parti sporadiche o basse nel mix, piuttosto che caricarle a forza in un arrangiamento già ricco di armonia per quello che riguarda le sole chitarre che, per quanto l’autoproduzione lasci intendere, suonano accordi davvero ricchi e inusuali.