Kermania – Ahnewerk

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Album di debutto per i Kermania (il logo è indecifrabile), one man band tedesca con all’attivo quattro demos. La musica qui proposta è un pagan black metal molto cadenzato, fortemente debitore dei Primordial. Le atmosfere sono molto dilatate, con frequenti inserti arpeggiati a spezzare il muro sonoro delle chitarre elettriche. Il disco, come è giusto in releases di questo tipo, è permeato da un’atmosfera malinconica, che tenta di rievocare un passato andato ormai perduto ma al quale ci si ostina a restare legati, invocandone il ritorno. Quattro i pezzi proposti, due dei quali molto lunghi (l’opener “Schwertes Schaerfe Beichtgesang” dura intorno ai 25 minuti). “Veitersberg 1487” è, contrariamente alla precedente, un pezzo più tirato, ma che si lascia andare a rallentamenti arpeggiati. “Heimatferne Rast” è, nella prima parte, lenta, con cori e voci pulite molto sofferte; nella seconda si lascia andare ad una bella sfuriata, segnalandosi, a mio avviso, come brano migliore dell’album. Anche la conclusiva title-track prosegue sulla scia delle songs precedenti, anche se, secondo me, non ne raggiunge appieno la sofferta bellezza, lasciandosi andare ad un riffing forse un po’ scontato, difetto dovuto, secondo me, alla scarsa durata del brano; è sui tempi lunghi infatti che i Kermania si esprimono al meglio. La produzione valorizza appieno tutti gli strumenti e le atmosfere. Decisamente la Ván, etichetta del gruppo, ha azzeccato questa uscita. Per gli amanti del pagan più evocativo, un disco imperdibile, per tutti gli altri comunque un buon lavoro.