Secretly In Pain – Wounds Can Heal… But The Scars Remain…

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I Secretly In Pain sono un duo di recentissima formazione originario del Quebec, formato da Marthym e Morbid, attivi anche in altri progetti underground di quella terra come Nostalgie, Transitus Mortale e Corbeaux. Molti sono i gruppi provenienti da quelle lande fredde e poco popolate dediti a sonorità depressive (Forteresse, Nordmen ed altri), tanto che si può parlare di una vera e propria scena a carattere regionale, la quale non ha, almeno finora, espresso realtà di assoluto valore. A questo filone appartengono anche i Secretly In Pain ed anch’essi non possono certo considerarsi, alla luce di questo demo (il secondo della loro carriera), un gruppo personale o, quanto meno, interessante. “Wounds Can Heal… But The Scars Remain…”, come si può intuire facilmente fin dal titolo, è un lavoro di black metal depressivo, che risulta purtroppo estremamente piatto, prevedibile e alla lunga noioso. I pezzi sono mediamente di lunga durata (circa sei minuti ciascuno) e sono tutti costruiti su un unico riff elementare, neppure troppo ispirato, accompagnato da una sezione ritmica lenta e cadenzata che definire monotona sarebbe un eufemismo. I Secretly In Pain rifuggono le soluzioni legate alla corrente più melodica e “sperimentale” del sottogenere depressive, quella riconducibile agli ultimi Shining, Forgotten Tomb e Kilte, e seguono invece pedissequamente l’esempio dei maestri del proto-depressive, ovvero Forgotten Woods, primi Manes e Burzum dell’epoca “Filosofem”. Burzumiano ai limiti del plagio è anche il cantato che si sostanzia in lamenti straziati e laceranti. Ma è il songwriting a denotare soprattutto gravi lacune; si ha la netta impressione che le linee di chitarra siano buttate giù a caso, in una sorta di improvvisazione veramente poco efficace. Nemmeno la produzione zeppa di echi e riverberi riesce a risollevare le sorti di un lavoro davvero privo di guizzi e di spunti coinvolgenti. Se amate questo tipo di sonorità, andate a riascoltarvi i primi lavori di Wigrid e Hypothermia e lasciate pure perdere questo disco, a conti fatti trascurabile e superfluo.