Celtic Frost – Monotheist

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“Monotheist” è il ritorno dei Celtic Frost, band che non ha certo bisogno di presentazioni e che ha ispirato un po’ tutti i gruppi dagli anni ottanta in poi che volessero sfornare musica oscura e accattivante. Il disco è un mattone da assimilare, protrae la sua durata ben oltre l’ora, rimarcando così la pesantezza della musica. L’azzeccato sound catacombale, corposo e profondo ricorda il doom; buona la registrazione che mantiene le chitarre graffianti e i bassi in primo piano. A livello di songwriting vengono sfruttate queste caratteristiche mentre la lunga durata ed il suono asfissiante sono evidenziati con composizioni sempre monolitiche e con sporadiche divagazioni più intime e soffuse. I pezzi in genere sono strutturati su alcuni mainriff protratti a lungo, soluzione che dà una sensazione ossessiva ed ipnotica. I pochi riff sono riusciti e spesso la loro cadenza esplora territori doom oriented mentre in altri casi si dà libero sfogo ad attacchi frontali, comunque abbastanza latitanti. Un difetto del lavoro può essere individuato nella ripetitività di alcuni pezzi, amplificata anche anche dalla durata dell’album. Le vocals sono nella norma, cantato pulito e graffiante, ben interpretato. La batteria, come da copione, è semplificata al massimo ed è in secondo piano. Come è avvenuto per il nuovo Venom, anche qui c’è una palese influenza di sonorità alla Cathedral. Personalmente credo che questa tendenza, che snatura un po’ il sound dei nostri, sia abbastanza deleteria, principalmente perché a confronto con gli immensi Cathedral sia i Venom che i Celtic Frost di oggi sono poca cosa. Nonostante l’innegabile bravura, innata in band come queste, il lavoro in questione è valido ma non come ci si poteva aspettare. Il punto di forza rimane l’alone oscuro che permea “Monotheist”, però da una band che si chiama Celtic Frost ci si aspetta il capolavoro sempre e comunque ed in questo caso mancano le soluzioni geniali alle quali i nostri ci avevano abituati in passato. Da molte parti si è gridato al miracolo (probabilmente da parte di persone che non conoscono bene doom, funeral e drone e che non si rendono conto di non essere più negli anni ottanta), personalmente ho notato una certa carenza di idee in alcuni pezzi ed alcune soluzioni obsolete per l’heavy-doom del 2006 che non possono far dare un giudizio eccellente all’album in questione, album comunque piacevole e degno di alcuni attenti ascolti.

REVIEW OVERVIEW
Voto
65 %
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celtic-frost-monotheistTRACKLIST <br> 1. Progeny; 2. Ground; 3. A dying god coming into human flesh; 4. Drown in ashes; 5. Os abysmi vel daath; 6. Temple of Depression; 7. Obscured; 8. Domain of decay; 9. Ain elhohim; 10. Totengott; 11. Synagoga satane; 12. Winter (Requiem, chapter three: finale) <br> DURATA: 68 min. <br> ETICHETTA: Century Media <br> ANNO: 2006