Infamous – Rovine E Disperazione

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Seconda fatica sulla lunga distanza per il progetto nostrano Infamous – che non potrà essere sconosciuto a quanti seguono la scena underground italiana –, questo lavoro esce in edizione limitata a 200 copie sotto l’egida della Eremita Produzioni. S.A., la mente che si nasconde dietro questa instancabile e molto produttiva one man band, ha scelto la strada del rigore e dell’ortodossia stilistica, con qualche lieve differenza tra una release e l’altra. “Rovine E Disperazione” è un album più diretto, violento e monolitico rispetto ai suoi predecessori, ed abbandona le vaghe influenze folk ed epicheggianti che caratterizzavano il debutto “Of Solitude And Silence” (a mio giudizio ancora insuperato). La musica di Infamous – definita dal suo autore “torrid black metal”, a sottolineare il legame con la terra d’origine, una Sardegna magica, selvaggia ed inesauribile fonte d’ispirazione – è un black metal grezzo e viscerale, che unisce la rabbia ferale a melodie sinistre ed avvolgenti, evocando emozioni negative e sentimenti tragici e malinconici. Ma anche un orgoglioso senso di rivalsa, in quanto l’opera (probabilmente un concept) vuole essere un “inno alla rivolta dedicato a chi vuole stare in piedi e non cedere alla disperazione in un mondo di rovine”. Nessuna deriva depressiva dunque ma l’urgenza di esprimere, attraverso un songwriting sempre ispirato, il proprio disprezzo nei confronti di un mondo popolato da ratti e vermi, che non fa altro che compiacersi della propria decadenza: “vi siete inchinati abbastanza davanti ai mercanti”. Ancora una volta il debito maggiore è verso la scuola finlandese ed in particolare verso gruppi come Horna, Sargeist, Behexen e Satanic Warmaster ma la linearità evocativa del riffing e la ripetitività ipnotica di alcuni passaggi richiamano alla mente i primi Abyssic Hate e Burzum. La devozione alla vecchia scuola è completa ed infatti la registrazione è estremamente low-fi, con suoni confusi e molto ovattati, così come lo screaming lacerante colmo di riverberi. La sensazione è quella di essere tornati indietro di almeno una ventina d’anni: il caos sonoro generato dagli strumenti, che sembrano letteralmente sovrapporsi gli uni agli altri, è totale; il che potrà forse urtare l’orecchio abituato alle superproduzioni odierne ma è puro godimento per gli amanti dell’autentico black metal. Con questo disco Infamous conferma il proprio status di band di culto: non affermare che sia una delle realtà più interessanti del panorama estremo sarebbe un delitto.