Vrolok – Soul Amputation

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1979

Le prime parole che mi sono baluginate in mente fin dal primo ascolto di questa terza fatica sulla lunga distanza degli statunitensi Vrolok sono: monumentale e capolavoro! Ebbene sì, signori, tanto di cappello ad una band che ha saputo muoversi nell’ombra, lontano dai clamori della stampa e costruire con sapienza e dedizione un lavoro complesso, maturo e malato quant’altri mai. Che i Vrolok fossero un gruppo degno della massima attenzione lo si era già abbondantemente intuito ai tempi del debut “Resurgence” del 2003 e del suo seguito “Resurgence II: Where The Dying Meet The Dead” dell’anno successivo. Ma con questo “Soul Amputation” (mai titolo fu più azzeccato!) si raggiungono livelli davvero eccelsi di superiorità assoluta, grazie anche alla trasformazione del progetto in una sorta di one man band del factotum Diabolus Vrolok, che gode in questo modo della possibilità di dare libero ed incontrollato sfogo alla sua perversa e malefica creatività. L’opera è divisa in tre parti, ciascuna delle quali costituisce un macigno concettuale e musicale che contribuisce a creare un insieme artistico fortificato ed allo stesso tempo perfettamente fluido. La prima parte, “Reverence”, è caratterizzata da sonorità marce e consunte che strappano le carni e lo spirito, con chitarre che intessono sinistre ma affascinanti melodie, ed atmosfere morbose che nelle parti più slow ricordano da vicino i connazionali Judas Iscariot, ed in quelle più fast gli svedesi Watain. Le songs sono inframmezzate da campionamenti di canti religiosi che creano un feeling macabro da brividi e la voce è quanto di più strozzato, demoniaco e rantolante si possa immaginare, un suono sofferente e lacerante, tutto fuorché umano, il canto impotente di un’anima straziata e condannata alla dannazione eterna. La seconda parte, “Aetheri”, è invece totalmente strumentale e oscura, fatta eccezione per qualche momento recitato o sussurrato. Le chitarre depressive e funeree si alternano a passaggi ambient dal colore pesantemente dark ed inserti noise dal sapore apocalittico. Una straniante eutanasia sonora che conduce ad un’agognata quanto impossibile catarsi dell’io, riportando alla mente gli Abruptum più criptici e corrosivi. La terza parte, “Worship”, riprende il mood dell’inizio dell’album, con tempi ancora più lenti ed agonizzanti che fanno calare un plumbeo velo di soporifera morte, come se i Craft o i primi Darkthrone suonassero al rallentatore i loro riffs più mefitici, come se una fitta ed invincibile coltre di nebbia avvolgesse completamente il mondo nelle sue spire di terrificante agonia. La conclusiva title track è la summa di tutte queste caratteristiche e la vera perla del disco, alla cui superba qualità nulla aggiungono e nulla tolgono le due bonus tracks risalenti al periodo del debut album. Un cammino oscuro verso la totale devastazione dell’anima, un satanico pugnale conficcato a tutta forza nel cuore stesso di Dio, un autentico monolite di puro ed incontaminato black metal!

REVIEW OVERVIEW
Voto
85 %
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vrolok-soul-amputationTRACKLIST <br> "Part I: Reverence" 1. Sanctus & Benedictus, Malefactoris; 2. Master Of Terrors And Sacrilege; 3. Snake Of Unholy Divinity; 4. Macabre Effigy; 5. Sanctus & Benedictus, Malefactoris II; 6. Confusion, Torment, Hatred; 7. Life Lies In Ruins; "Part II: Aetheri" 8. November Funeral Mass; 9. Ghosts Of Winter Mourning; 10. Oktober 26th; 11. Abstract Human Element; "Part III: Worship" 12. Pestilence Beyond The Stained Glass; 13. Devotion; 14. Black Sacrificial Fear; 15. “… I Stand To Gain Nothing…” 16. Soul Amputation; "Bonus Tracks:" 17. Hidden Between The Paths…; 18. Bele’zaghal Diplocephalus <br> DURATA: 70 min. <br> ETICHETTA: Drakkar Productions <br> ANNO: 2005