Handful Of Hate

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Dopo la recente uscita di “Gruesome Splendour“, gli Handful Of Hate si sono confermati brillante realtà nostrana. Per accompagnare l’uscita del loro nuovo full blackmetalistkrieg dà spazio a Nicola B., fondatore e mente della band.
Vi lascio all’interessante intervista.

Iniziamo con le domande.
La vostra carriera è stata caratterizzata da vari cambi di line-up, la formazione attuale della band è da considerarsi stabile?

Io mi auguro di si, sono due anni che oramai proseguiamo in maniera discreta. Purtroppo se in passato ci sono stati moltissimi cambi la cosa è stata dovuta all’incostanza delle persone. Non è colpa mia se la voglia di suonare metal estremo passa dopo un anno o preferisci metter su famiglia. La band deve andare avanti.

Come è avvenuto l’avvicinamento alla label italiana Cruz Del Sur Music? Cosa vi aspettate da questa nuova etichetta?

La Cruz organizzò nel 2004 un minitour e ci incluse. Da lì nacque l’amicizia e poi l’idea di lavorare insieme. Beh… dall’etichetta ci aspettiamo onestà in primis, cosa rara a trovarsi e per il resto che faccia il suo lavoro secondo le sue possibilità. Dal momento che non siamo sotto una major sta a noi sbatterci per i concerti e più concerti fai più vendi. Almeno con noi funziona così.

Facciamo un passo indietro. Ormai sono passati alcuni anni dall’uscita del vostro precedente full, “Vicecrown“. A mente fredda come giudicate questo lavoro? Quali sono a vostro avviso i punti di forza ed i difetti dell’album?

Sinceramente reputo “Vicecrown” l’album della nostra svolta. Dopo mille travagli presi in mano la situazione e registrammo in uno studio professionale con un produttore serio qualcosa che per noi rappresentava un nuovo corso: la ricerca dell’estremismo sonoro unendo più influenze, naturalmente su un background black metal. Lo reputo un disco valido con molti spunti interessanti ed arrangiato bene. Lo registrammo in appena 9 giorni (il budget era quello) e nonostante questo suona molto bene. Le pecche a mio avviso sono nel limitato tempo a disposizione per curare i dettagli sonori e nella song “Catharsis in Punishment” due chitarre sole registrate dovute al fatto che era l’unico pezzo che non dovevo registrare io. Chi di dovere ci mise un’intera giornata a fare due linee di chitarra e neppure molto belle. La song suona diversa, non male, ma non come avrei voluto. Questo dal punto di vista della produzione. A livello di layout faccio un plauso al lavoro fatto da Fabio della “neon trinity kill” per la cover e le nostre foto così come alcuni spunti interni. L’etichetta volle metterci troppo la mano non mettendo il nostro logo in copertina (cosa sbagliatissima) e aggiungendo alcune immagini interne evitabili. Questo è con molta onestà quello che penso.

Da poco è stata rilasciata la vostra ultima fatica. “Gruesome Splendour” è un disco che manifesta la vostra coerenza stilistica ma allo stesso tempo non vengono a mancare alcuni spunti che conferiscono freschezza compositiva all’opera, spunti non sempre vicini al Black ma che esplorano anche altre sfaccettature della musica estrema. Quali pensate siano le maggiori novità rispetto all’imminente passato rintracciabili in “Gruesome Splendour”?

Io credo che non ci siano novità ma un’evoluzione. Credo che con “Gruesome Splendour” possiamo dire di avere una personalità delineata. Abbiamo una produzione decisamente superiore non solo alle precedenti ma anche a quelle che senti in giro. Stavolta abbiamo fatto tutto con più tempo, dalle registrazioni all’artwork (curato interamente da noi con l’aiuto di Lorenzo Mariani per la cover). Posso capire che non inventiamo niente ma non è quello che ci interessa, ho impiegato molti anni per imparare a suonare musica estrema e vedo che di disco in disco mi miglioro sia negli arrangiamenti che nelle soluzioni. Forse sarò limitato ma compongo senza farmi troppi problemi e quando una cosa mi piace per me è ok. Le mie influenze infatti sono tutte dovute a bands che fanno della brutalità e della violenza un cavallo di battaglia da ripetere disco su disco, ascolto black solo quello più estremo e tirato e moltissimo brutal e grind.

A livello musicale proponete da sempre una proposta ferale e violenta, che basa la sue fondamenta su una concezione della musica molto diretta. Cosa apprezzate di questo tipo di musica? In futuro possiamo aspettarci episodi più atmosferici o comunque che si discostino dal vostro sound naturale?

Il modo di esprimerci che più ci va a genio è questo, al momento ci rappresenta al 100%. Non so dirti per il futuro cosa faremo ma credo che cercherò di milgiorarmi ancora negli arrangiamenti e nell’impatto delle songs. Non escludo che vi siano in futuro più parti mid tempos, richiami al death o al grind, o magari soluzioni volte alla potenza per poi riaffacciarsi sulla velocità. Di disco in disco ci miglioriamo evolvendoci, lascio che le cose vadano da sole e mi preoccupo di passare molto tempo sullo strumento a lavorare.

A livello lirico mi pare che abbiate sempre partorito testi che ben si sposano con le composizioni, nell’ultimo album c’è un concept? Di cosa trattano le lyrics di “Gruesome Splendour”?

Sin dagli albori ho sempre avuto una netta predisposizione terrena e poco propensa al trascendentale, nonostante nel demo e nel primo album vi siano molti richiami all’occultismo. Per questo parlo nelle liriche di ciò che più mi rappresenta nella vita: la carnalità. Il Vizio e le varie fenomenologie che lo rappresentano nelle sue mille sfaccettature sono l’elemento di interesse comune per tutti i membri della band. “Gruesome Splendour” agginge un capitolo al Piacere nella lordura della vita, vuoi esaltata nell’abuso, vuoi nella sottomissione o in varie forme di feticismo estremo.

Cosa rappresenta l’artwork degnamente rappresentato dal buon Lorenzo Mariani?

La cover credo parli da sola, un bel gesto di sottomissione inferto ad una persona piuttosto avanti nell’età. Ci ha colpito molto la sofferenza che viene espressa nei tratti del viso e soprattutto negli occhi, splendido e raccapricciate! L’interno riporta varie immagini di contorno che credo arricchiscano il senso delle liriche e naturalmente figura il nostro sigillo che non è altro che la stilizzazione di una vagina.

Ormai siete una delle band più valide nel panorama nostrano. Qual’è la vostra concezione di Black e come mai la vostra espressività vi ha indirizzati verso questo genere per esprimere emozioni e per sfogare la rabbia?

Personalmente quando cominciai con questa band nel 1993 ero già fermamente convinto che proprio nel Black risiedesse l’essenza. Un connubio perfetto tra musica ed immagine. Negli anni ho imparato i pregi ed i difetti del genere dandone una mia personale concezione. Credo che il Black sia e rimanga la forma più estrema e negativa di musica che l’uomo abbia mai creato, ma allo stesso tempo penso che si possa andare oltre, arricchendolo con molti spunti e soluzioni che altri generi estremi possono dare. Da questo connubio credo nasca qualcosa di assolutamente perfetto e micidiale.

Siete una band toscana, com’è la scena estrema dalle vostre parti? Avete qualche realtà interessante da segnalarci?

Credo che da noi come da molte altre parti dell’Italia esistano nell’ombra tante piccole bands che non riescono ad emergere ma meriterebbero di più. Allo stesso tempo ci sono state bands ora morte e sepolte da anni che avrebbero potuto rappresentare qualcosa a livello internazionale se solo avessero avuto la costanza di persistere; su tutti i Necromass. Tra le realtà attualmente in attività posso citarti i Coram Lethe e poi ci sono decine di nomi ma sinceramente credo che si siano tutti sciolti dopo un album od un demo… peccato.

La vostra band è sicuramente adatta alle esibizioni dal vivo. Avete qualche aneddoto da raccontarci circa le vostre ultime date live? Avete avuto qualche aspettativa delusa o vi ritenete soddisfatti dei locali che vi hanno accolto e del pubblico accorso?

In tanti anni di concerti di cose ne sono successe ma posso tranquillamente dirti che quando suoniamo siamo sempre molto contenti di farlo e per noi le date sono una cosa alle quali non potremmo rinunciare. Ci accade spesso che magari organizziamo una data ed il girono del concerto veniamo a sapere che ve ne è un altro magari anche importante a poca distanza! Inoltre spesso accade che alle date dove ti aspetti parecchia gente vengano in pochi ed a quelle dove invece parti pessimista c’è una maggiore affluenza. Io non so cosa regoli l’interesse delle persone ma se dovessi dirigere una booking agency sarei già fallito 100 volte!

Bene. Le domande sono concluse, vi ringrazio per la disponibilità e vi faccio un in bocca al lupo per il futuro del gruppo. Lasciate un ultimo messaggio ai nostri lettori.

Ringrazio te per lo spazio datoci e tutte quelle persone che di volta in volta vedo sotto al palco che urlano e pogano la nostra musica quando suoniamo. Grazie a voi!