NAGLFAR + SCHAMMASCH + ANOMALIE @ Revolver Club, San Donà di Piave (VE) – 08/12/2018

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Come da svariati anni a questa parte la tappa del concerto pre-natalizio è diventata il classico appuntamento al quale non si può mancare perché, come si suol dire, “bisogna santificare le feste”. Per chi scrive i concerti prima delle festività natalizie hanno una doppia importanza: da un lato, ovviamente, la musica ricopre il ruolo di protagonista, dall’altro il contesto, ossia quella maggiore spensieratezza per l’imminente sopraggiungere di qualche giorno di riposo e ferie e l’incontro con amici e conoscenti che fa sempre piacere vedere per bersi qualche birra, rende il tutto maggiormente speciale. Quest’anno a deliziare la partenza della slitta di Babbo Natale ci pensa un trittico di band che farebbero bella figura all’interno di un presepe vestiti da pastorelli e Re Magi:

NAGLFAR + SCHAMMASCH + ANOMALIE @ Revolver Club, San Donà di Piave (VE) – 08/12/2018

D’accordo con la mia cara amica valchiria decidiamo che questa data del “Rise Of The Cosmic Fire II” può fare assolutamente al caso nostro, per scambiarci i più calorosi auguri di buon Natale e invocare qualche Dio sumero tra una birra e un regalo; pertanto, indossati i vestiti delle grandi occasioni, da “buon cavaliere” aspetto che la musa arrivi a prendermi con il suo cavallo d’acciaio, in quanto la mia voglia di guidare sta sotto terra. Partiti con puntualità svizzera, mentre ci avviciniamo a destinazione la nebbia scende sempre più fitta, come per farci entrare in sintonia con l’oscuro tema della serata. La location è il sempre attivo Revolver di San Donà di Piave (VE), che negli ultimi anni si sta ritagliando in maniera netta e significativa il ruolo di venue di punta del triveneto per quanto riguarda le esibizioni live della maggior parte dei gruppi metal, con particolare attenzione alla frangia più estrema, grazie anche all’ubicazione centrale della struttura, raggiungibile con facilità sia per chi viene come me da Trieste o dalla vicina Slovenia, sia per chi arriva dalle altre province venete, grazie all’uscita autostradale sita a un paio di chilometri.

Arriviamo poco prima delle 21, quando gli austriaci ANOMALIE avevano iniziato la loro performance da qualche minuto. La prima cosa che desta la nostra attenzione è la scarsità di persone presenti. L’evento è quasi esclusivamente dedicato agli estimatori della frangia più nera e underground della musica ma, vista la presenza di una band di culto come i Naglfar, mi sarei aspettato una partecipazione decisamente più numerosa. Il combo austriaco tuttavia non si crea il benché minimo problema e attacca con fierezza i presenti con una proposta post-black che può piacere così come far storcere il naso ai più puristi. La band capitanata da Marrok, mastermind dei più noti Harakiri For The Sky, suona compatta e precisa esibendosi in un set di sei pezzi ben accolto dai, purtroppo pochi, metalheads sopraggiunti sino a questo momento al Revolver. La tracklist va a pescare esclusivamente dall’ultimo ep “Integra” del 2018 e dall’ultimo full length “Visions” uscito nel 2017, riuscendo ad attirare piacevolmente l’attenzione pure di chi, come me, non conosceva a fondo la band.

Setlist:
1. Vision I: Towards The Sun
2. Temples
3. Vision III: A Monument
4. Vision IV: Illumination
5. Rebirth
6. Deliverance

Due parole da spendere per la struttura Revolver: trattandosi, come spesso accade in Italia per le venue di concerti, di una discoteca con un bel palco rialzato, la visibilità è garantita un po’ ovunque ci si trovi nella sala spaziosa e comoda; il bar è fornito e la cucina prepara pure snack veloci caldi a prezzi onesti; uniche pecche, come di consueto, sono l’acustica, che penalizza la resa dei suoni, e i servizi igienici, in quanto è presente un unico bagno per tutto il locale.

Appena il tempo di rifornirci di qualche birretta, che svetta fiero sul “titantron” alle spalle del palco il logo dei SCHAMMASCH. Gli occultisti svizzeri si presentano sul palco con il loro consueto outfit mistico e oscuro, con tanto di maschere e abiti di scena.

La prestazione è precisa, potente e senza sbavature ma eccessivamente fredda e statica, creando una sorta di muro tra pubblico (sempre scarno) e band, penalizzando la performance, che tecnicamente è inattaccabile, e rischiando di annoiare col passare dei minuti chi è lì davanti in quanto il coinvolgimento è stato vicino allo zero. I nostri spaziano su tutta la loro discografia, prediligendo “Triangle”, il triplo album uscito nel 2016 e che ha portato sul trampolino di lancio i blacksters di Basilea.

Il rischio che corrono queste bands che prediligono il lato mistico è che spesso dal vivo rischiano di essere eccessivamente fredde e gli Schammasch non fanno eccezione, anche se la prestazione in brani come “Metanoia” e “Above The Stars Of God”, è stata effettivamente da applausi.

Setlist:
1. Consensus
2. Golden Light
3. Chimerical Hope
4. Do Not Open Your Eyes
5. The World Destroyed By Water
6. Metanoia
7. Above The Stars Of God

Se sinora si è assistito allo spettacolo di due valide bands, adesso non c’è tempo per scherzare: i NAGLFAR dopo 12 anni tornano a calcare le assi di un palco italiano e noi siamo qui per loro. I pionieri svedesi del melodic black non hanno mai privilegiato la dimensione live, pertanto la curiosità per la loro esibizione è alta anche per questo motivo.

Fondato nel 1992 e autore di sei albums, tutti di qualità, il gruppo di Olivius vede tra le proprie fila la partecipazione, oltre che del cofondatore Andreas Nilsson, di Alex Friberg al basso, già in forza ai colleghi Necrophobic. Il pubblico, pur nonostante non sia all’altezza delle grandi occasioni, si è fatto più nutrito e decisamente più rumoroso rispetto alle esibizioni precedenti.

L’attacco è riservato a “Feeding Moloch” e da qui parte il massacro collettivo che non lascerà prigionieri durante tutta la durata del live. Precisi come macchine e rodati come veterani i nostri incendiano lo stage grazie soprattutto al piccolo grande Kristoffer W. Olivius, sempre più a suo agio nel ruolo di frontman che ricopre dal 2005 dopo aver lasciato definitivamente il 4 corde. La scaletta ricca di inni blasfemi va a pescare a piene mani da tutta la discografia, senza saltare nessun capitolo delle loro personali bibbie nere e senza tralasciare i capisaldi che hanno reso la band una delle più iconiche dello swedish black metal. Nonostante i suoni non siano di una perfezione cristallina, considerate l’originale genesi del locale e la proposta brutale dei nostri, la performance è di sicuro di ben altro spessore rispetto a quelle dei compagni di tour: una continua chiamata alle armi, con un Olivius fuori di sé, che pare fatto di anfetamine per elefanti e che incita costantemente il pubblico a staccarsi la testa a furia di headbanging, trascinando i presenti con mestiere e alchimia sino alle conclusive “I Am Vengeance” e “The Brimstone Gate”.

Oltre un’ora di guerra per i blacksters che portano a conclusione una serata che di sicuro ha deliziato i presenti e che avrebbe meritato una maggiore attenzione da parte di chi non è stato della contesa.

Setlist:
1. Feeding Moloch
2. The Mirrors Of My Soul
3. Black God Aftermath
4. Odium Generis Humani
5. The Perpetual Horrors
6. And The World Shall Be Your Grave
7. The Darkest Road
8. Bring Out Your Dead
9. Blades
10. A Swarm Of Plagues
11. As The Twilight Gave Birth To The Night
12. I Am Vengeance
13. The Brimstone Gate

In definitiva possiamo definire quella appena trascorsa la classica piacevole serata dove il connubio musica, amicizie e qualche drink ci ha sollazzato per qualche ora di svago dalla quotidiana routine. L’unico rammarico è vedere una cosi bella sala concerti mezzo vuota. E questo ci deve far riflettere quando qualcuno di noi si accinge a formulare le fatidiche frasi: “…ma in Italia non fanno mai nulla…”, “…figuriamoci se facevano una data in Italia…”. In una nazione come la nostra, con tutte le difficoltà logistiche e burocratiche, un concerto così dovrebbe essere accolto con entusiasmo anziché lasciare che solo meno di un centinaio di persone presenzino. Ma tant’è…  come il detto pronuncia in questi casi: “ogni lasciata è persa”.