Nathr / Ordo Cultum Serpentis – Shadows Crawl

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La portoghese Signal Rex ci ha abituato da tempo ad uscite con un marchio di fabbrica ben preciso, quello del black metal più grezzo e minimale, dal piglio artigianale e dalla spiccata attitudine “do it yourself”. Questa volta invece i nostri amici sono andati a farsi quattro passi nelle catacombe più umide, scoperchiando bare qua e là, tra polvere e ragnatele: hanno infatti messo insieme due bands che fanno della pesantezza cimiteriale e del grigiore funerario il loro credo, uniti ad un approccio ritualistico declinato attraverso sfumature differenti, che condividono però un comun denominatore di fondo. Ad aprire la danza macabra sono i norvegesi Nathr, che hanno all’attivo l’ep di debutto “Beinahrúga”, pubblicato nel 2021, e che, pur arrivando da Trondheim, la patria del true black metal, suonano un funeral doom viscerale e paludoso, dai ritmi cimiteriali e dai tempi dilatatissimi, la cui unica concessione al black è il cantato (peraltro presente in maniera ridotta perché la traccia è in buona parte strumentale), che è una sorta di urlo soffocato ed incomprensibile. “The Burial” è un brano possente, di quasi venti minuti di durata, che inizia con il più classico dei temporali e, in sottofondo, rintocchi di campane a morto: l’incipit perfetto per una processione funebre che procede lenta e lamentosa, dapprima in modo placido ma assai inquietante, per poi esplodere in un chitarrismo carico di mestizia che si fa nebbioso, si sgretola e non concede troppi punti di riferimento, evocando i fantasmi dei vari Nortt, Evoken, Skepticism e allegra compagnia.

Una voragine nera dalla quale emergono a fatica i compagni di split Ordo Cultum Serpentis, duo con alle spalle le due parti dell’ep “Derej Najash”, uscite entrambe lo scorso anno, composto dal chitarrista coreano H. Navi e dal batterista e cantante messicano Fr. Der Cadaver, dedito anch’esso a sonorità d’oltretomba ma più vicine alla classica mistura tra black e doom metal, in questo caso sporcata da qualche influenza death, di quello più putrido, marcio e cavernoso. Anche “Filii Serpentis Nigri” ha una durata considerevole (intorno ai diciassette minuti) e si snoda lenta e sinuosa tra passaggi di ambient oscuro, dal forte sapore rituale, e momenti più metallici ma sempre gravosi ed irrespirabili, soffocanti come il proverbiale masso posto a chiusura della tomba. Tirando le somme, possiamo dire che questo “Shadows Crawl” è il tipico split che ci presenta due bands underground relativamente giovani e da poco sulle scene, che si aggirano entro i contorni di generi affini, anche se leggermente diversi tra loro: se amate questo tipo di atmosfere un ascolto è consigliato, sempre che riusciate a districarvi tra le ombre che strisciano.