Horna – Nyx (Hymnejä Yollë)

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Dodici full length in carriera, e decine tra split album, ep, compilation e live album, fanno degli Horna una delle band della second wave ancora in attività più prolifiche e costanti, veterani che non accennano assolutamente a mollare il colpo. Più che per le uscite discografiche (l’ultima fatica in studio, il non proprio fondamentale Kuoleman Kirjo”, risale al 2020), in questi ultimi tempi il gruppo è balzato agli onori di cronaca per l’hackeraggio del proprio profilo facebook, con pubblicazione tra le stories della parte iniziale di video con simpatiche donnine oversize che lasciavano presagire il prosieguo a luci rosse (tra l’altro gira ancora la patch con il logo della band e una bella chubby in mostra). Chiusa la parentesi semipornografica, apriamo quella satanica in quanto “Nyx (Hymnejä Yollë)”, ultimo tassello della loro discografia, ha fatto di recente la sua comparsa, come di consueto sotto il marchio della World Terror Committee. Senza girarci troppo intorno possiamo affermare che questa volta la band sembra più ispirata e concreta rispetto al disco precedente, che si presentava un po’ confusionario e prolisso (quasi settanta minuti). Qui si torna invece su binari più consoni a un classico disco di puro black metal finlandese: quarantacinque minuti gelidi e funesti che non concedono tregua all’ascoltatore, prendendolo a badilate come il proverbiale antenato con la clava, più anfetaminizzato che mai.

La formula in realtà è sempre la stessa, i riff di chitarra circolari e letali di Shatraug, ormai unico superstite della formazione originale nonché vocalist nei compagni di sventura Sargeist, accompagnato dal fido Spellgoth alle vocals, pure lui nei Sargeist ma in veste di bassista, e qui autore di una prestazione rimarchevole. I menestrelli alla corte del maligno sanno come comportarsi nei momenti che contano, e in questa serata di gran galà non possono sbagliarsi, devono tirare fuori il meglio, e dobbiamo dire che riescono, pur senza scrivere un disco memorabile, a non annoiare, complice l’laternanza tra ottimi brani e qualche filler, che rimane comunque piacevole all’ascolto. Ci pensa “Hymini I” ad aprire le danze nel migliore dei modi, con uno tsunami di odio e rancore che ci fa tornare ai tempi d’oro della band, tra riffing ossessivo e una batteria non eccessivamente lineare che ci trasportano sino al break finale in blast, davvero evocativo. “Hymni II” sta posizionata in seconda battuta, a confermare la brutalità dell’opener, anche se spetta a “Hymini III” vincere il premio di miglior pezzo del lotto, con un up tempo epico che delinea il classico inno black metal made in Finland che non faticherà a entrarvi in testa fin dal primo ascolto.

Da qui in poi assistiamo a un’altalena di emozioni più o meno riuscite, comprensibile per una band che ha sulle spalle un catalogo discografico sconfinato, e se “Hymni IV” è la tipica canzone velocissima ma priva di qualsiasi tratto distintivo rispetto ad altri pezzi con la stessa struttura, con il brano finale emerge invece l’anima più pagana e riflessiva della band, attraverso una lunga parentesi acustica che si evolve in maniera onirica e magistrale, facendo alzare l’asticella del giudizio di tutto il platter. Dagli Horna, dopo anni di militanza e preghiere luciferine, aspettarsi qualcosa di diverso sarebbe impossibile. “Nyx (Hymnejä Yollë)”, suonato in maniera impeccabile e prodotto egregiamente, non sposta gli equilibri di una discografia infinita ma aggiunge almeno tre pezzi degni del nome Horna, cosa non da poco dopo una carriera tanto lunga e in un panorama dominato dal pressapochismo e dalla mancanza di talento.