Quarto appuntamento con la nostra rubrica dedicata ai consigli per gli ascolti in forma di mini recensioni, quanto basta per descrivere a grandi linee il disco e, si spera, farvi venire voglia di ascoltarlo, al fine di approfondire per conto vostro. Anche in questa puntata solo roba uscita di recente, spaziando tra vari sottogeneri, tutti rigorosamente tinti di nero, ed affiancando nomi più noti a gruppi provenienti dai più profondi recessi dell’underground, come siamo abituati a fare.
MORK GRYNING – FASORNAS TID – full length – 2024 – Season Of Mist

Gruppo con un lungo passato alle spalle (la fondazione risale al 1993), gli svedesi Mork Gryning sono sempre stati un passo indietro rispetto ai coevi competitor, un po’ per la qualità ondivaga degli album, un po’ per la tendenza ad inserire importanti dosi di melodie e tastiere che finivano per ammansire troppo la loro musica. “Fasornas Tid” non produce niente di diverso, con un black metal tirato e aggressivo in stile svedese, accompagnato da inserti sinfonici delle volte quasi di stampo power e rallentamenti melodici in stile prog. Ne deriva un songwriting complesso, sicuramente interessante, ma alla lunga anche piuttosto noioso e stancante, vista la durata complessiva di quarantaquattro minuti per dodici tracce, di cui veramente valide meno della metà. Consigliato agli amanti di Sacramentum, Naglfar e compagnia; per gli altri meglio passare oltre.
SARKOM – EXCEED IN2 CHAOS – full length – 2025 – Dusktone

Bizzarro il titolo, bizzarra – ma fighissima – la cover, bizzarra anche la musica. I Sarkom centrano il sesto album in carriera con un lavoro maturo, intricato, sperimentale e destinato anche ad una certa conflittualità. La base è ovviamente il solito black metal di mamma Norvergia, evoluto però con elementi di rottura dettati più che altro da spiazzanti cambi di ritmo, momenti groove, momenti industrial, momenti black’n’roll e momenti melodici. In questo senso la title track messa in apertura raccoglie perfettamente tutti questi elementi con il suo incedere frastagliato ma esaltante, soprattutto nella sua parte in mid tempo. Peccato che il resto dell’album non riesca a tenere il passo, travolto da un modernismo parrossistico e dalla smania di cambiare timing ogni venti secondi, con l’inevitabile risultato di una tracklist in continuo saliscendi. Da lodare il coraggio dell’evoluzione e la voglia di distaccarsi dalla massa, tuttavia l’esperimento, benché molto valido, non può dirsi totalmente riuscito.
DUNGEON STEEL – MIDNIGHT NIGHTMARES – compilation – 2024 – Signal Rex

Chi invece non vuole minimanente sentir parlare di sperimentazioni, melodie, tastiere ed evoluzione del suono sono sicuramente i Dungeon Steel. Band ecuadoriana fieramente cantinara e foriera di un black/speed metal marcissimo, con una voce sguaiata e rimbombata che non può che portare alla memoria i primi Bathory, rilascia ora una compilation che raccoglie le canzoni pubblicate precedentemente in due ep e uno split. Il gruppo incorpora lo spirito selvaggio e do it yourself che ancora anima gran parte dei gruppi sudamericani ed è un vero piacere scapocciare con pezzi di grezza velocità e marciume come “Heavy Metal Tyrant”, “Kommand Wolf” e “Evil Spells”. Tra l’altro tutti e tre i componenti sono responsabili di un altro progetto, gli Avræ Lunæ, dai suoni totalmente diversi e di cui abbiamo parlato qui e molto bene. Amanti a 360 gradi del metallo nero, questi tre ragazzi di Loja posso vantare davvero una passione e un talento fuori dal comune.
WHIPSTRIKER – CRY OF EXTINCTION – full length – 2025 – Hells Headbangers Records

Facenti parte della scudera dei nostri amici del cuore della Hells Headbangers, i brasiliani Whipstriker possono vantare ormai una discografia degna di nota, con cinque full length (compreso il qui presente) e una serie sterminata di split, ep e compilation. Fattor comune di tutte le uscite è il sound ostinatamente vintage che ricalca quasi pedissequamente le orme dei primi Venom, con riminiscenze di Motörhead, Sodom e di tutti i prime movers del metal estremo di metà anni ottanta. Siamo dunque di fronte ad un proto black metal molto parente di un heavy/speed che in questa uscita accoglie qualche elemento melodico in più e un songwriting maggiormente evoluto, seppur solido e privo di arzigogoli. Ambiziosa e decisamente interessante la suite finale di quasi dieci minuti “Military Scum”, anch’essa tributo, più o meno velato, ai Venom (di “At War With Satan”), anche se il meglio gli Whipstriker lo danno quando pestano il piede sull’accelaratore ad occhi chiusi come in “Heartrippers”. Per tutti i tradizionalisti e i nostalgici con le toppe dei Sarcofago sul gilet di jeans.
KRIEGSTREIBER – KRIEGSTREIBER – full length – 2025 – indipendente

E veniamo al punto torbido di questa puntata, con la solita band pescata nei meandi più tetri dell’undeground. I Kriegstreiber, di cui non è dato sapere nulla di più che la città di provenienza (Aachen, conosciuta in Italia come Aquisgrana), sono probabilmente la classica band da cameretta, che suona con una chitarra elettrica, un microfono in cui urlare odio contro l’umanità e un software di drum machine non particolarmente evoluto. Eppure le otto canzoni di questo album sono assolutamente ottime, per lo meno per il genere di riferimento, ovvero un black metal minimale di stampo teutonico che punta su velocità e dinamismo più che su atmosfera e melodia. Volutamente scarno, grezzo, violento e dritto in faccia, l’esordio di questi tedeschi, seppur di sicuro trascurabile, rappresenta ancora la primigenia essenza del black metal e questo gli conferisce uno spessore che non tutti possono vantare.