Borgne – Renaître Des Ses Fanges

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Senza compromessi, senza luce, senza grazia. Un’oscurità densa come la lava, l’enormità di una valanga di detriti che, veloce e inesorabile, precipita dalla cima di un’immensa montagna, impetuosa e asfissiante. “Renaître Des Ses Fanges”, nuovo lavoro dei Borgne, è assolutamente un concentrato di violenza, brutalità e velocità, tanta velocità. Il progetto fondato dal polistrumentista Sergio Da Silva, alias Bornyhake, ci martella le orecchie dal 1998. Con ben dieci full lenght alle spalle, la band ritorna in grande stile proponendo il suo marchio di fabbrica, un black metal di ottima fattura mescolato a sonorità puramente industrial. Otto tracce, per una durata complessiva che supera l’ora, si susseguono in un’apoteosi di sinfonie incalzanti e travolgenti. L’estetica sonora complessiva è rappresentata sostanzialmente da una modernizzazione del black metal primordiale. Esatto: c’è qualcosa di primordiale e primitivo, si sente l’influenza degli albori del genere, dei primi anni novanta, periodo di lustro, decadenza e sangue. La chiave di volta di questo disco tuttavia è, a mio avviso, l’utilizzo eccellente dei sintetizzatori, opera di Lady Kaos: la componente elettronica veicola quel brivido freddo che corre lungo la schiena, quella goccia di sudore che scorre fino in fondo. Come nel finale di “Condamnée À Errer Dans Les Méandres “ e “Ils Me Rongent De L’Intérieur “, soprattutto in quest’ultima, che si chiude con uno spettacolare synth di fondo e la semplice, acre e sporca melodia del pianoforte.

Tappeti di tastiere eterei, profondi, immensamente penetranti fanno da sottofondo a riff in stile classico, grezzo, senza fronzoli e merletti, una drum machine martellante e a tratti velocissima incalza senza sosta, con blast beat e doppia cassa, in un tripudio di ritmiche serrate che non danno pace per tutta la durata del lavoro, in particolare in “Dans Un Tourbillon De Douleur “ e nella successiva “Un Espace Hors Du Temps”. Senza tutta questa componente industrial molto probabilmente non sarei andato oltre la prima prima traccia: è l’elemento portante, fa la differenza, è lo scheletro incorporeo di tutto l’album. Il punto di forza della parte elettronica è la sapiente e ponderata scelta dei suoni: sono perfettamente azzeccati, tutto quadra alla perfezione, specialmente la contrapposizione tra una scrittura dura e semplice e la complessità del sound industriale. Molto azzeccato è anche lo stile vocale di Bornyhake, che sfodera uno scream davvero di tutto rispetto, caldo e avvolgente, non secco e asciutto come capita spesso di sentire in dischi analoghi: è tagliente ma allo stesso tempo pieno e corposo. Non sono solito ascoltare questa tipologia di black metal e prediligo sonorità “post”, come forse avrete capito leggendo qualche mio articolo, ma “Renaître Des Ses Fanges” mi ha estremamente colpito, per la complessità, la verve e l’immaginario evocato.

Un altro punto di forza del lavoro è la produzione, veramente curatissima in ogni singolo dettaglio: questo denota una cura maniacale sia a livello di scrittura sia a livello di creazione e scelta sonora, con particolare riguardo, scusate se mi ripeto, ai sintetizzatori. Le infinite possibilità che lo strumento offre e la difficoltà del loro equilibrio rendono l’ideazione e la realizzazione anche di un semplice suono una sfida veramente ardua e quindi produrre un album di questo livello è estremamente complesso, e ciò va lodato. Complimenti ai Borgne che hanno partorito un ottimo disco, profondo, studiato e curato.

REVIEW OVERVIEW
Voto
73 %
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borgne-renaitre-des-ses-fangesTRACKLIST <br> 1. Introspection Du Néant; 2. Comme Une Tempête En Moi Qui Gronde; 3. Même Si L'Enfer M'Attire Dans Sa Perdition; 4. Condamnée À Errer Dans Les Méandres; 5. Ils Me Rongent De L'Intérieur; 6. Dans Un Tourbillon De Douleur; 7. Un Espace Hors Du Temps; 8. Royaumes De Poussière Et De Cendre <br> DURATA: 65 min. <br> ETICHETTA: Les Acteurs De L’Ombre Productions <br> ANNO: 2025