Moonfall – Odes To The Ritual Hills

0
297

Album di debutto, dalla durata in verità piuttosto contenuta e più simile a quella di un ep, per i Moonfall, mefitico duo proveniente dalle sempre fertili terre finlandesi, composto dal bassista e cantante Goatprayer e dal chitarrista Black Moon Necromancer, entrambi già impegnati in diverse altre realtà underground (tra cui possiamo citare Ceremonial Torture, Witchcraft e Necromonarchia Daemonum, tutti progetti con lo sguardo saldamente rivolto al passato) e il secondo attualmente chitarrista live dei Beherit. E proprio ai Beherit si rifà in buona misura il sound di questo “Odes To The Ritual Hills”, che nel suo lento incedere black/doom dal sapore ritualistico chiama in causa anche i Barathrum e larga parte del black metal greco dei primi anni novanta. È un suono decisamente old school e grezzo che puzza di fogna e poco o nulla ha a che fare con le produzioni più moderne.

Un suono che conserva intatto un approccio naïf nel quale risiede in sostanza il suo fascino, specialmente per chi con questo genere di prodotti “casalinghi” ci è cresciuto. Un suono che vede il basso protagonista (ed è evidente il riferimento ai Necromantia di “Crossing The Fiery Path”), un basso robusto e pulsante che fa da contraltare ai rantoli vomitati e ai sospiri demoniaci e rauchi del cantante, mentre restano più sullo sfondo sia le chitarre, con qualche linea melodica che si fa strada a fatica tra il marciume generale, sia la batteria, il cui suono soffocato e cavernoso è diretta conseguenza di una registrazione assolutamente artigianale.

Essenziale nell’economia del disco è l’elemento ambient, che si ritaglia il suo ruolo tutt’altro che secondario ed è giocato su tastiere eteree e rarefatte, che nel primo e nell’ultimo pezzo, sorta di intro e outro di lunga durata, si prendono interamente la scena e sono comunque ben presenti anche negli altri due brani.

Tastiere semplici, a tratti dal piglio fantasy-medievale, che potrebbe perfino ricordare alcune cose dei Summoning, ma più spesso dai tratti oscuri, che ben veicolano immagini di blasfemi cerimoniali in boschi solo fiocamente illuminati dalla luce di sparute torce.

A ben vedere, anzi a ben ascoltare, non c’è nulla ma proprio nulla in questo “Odes To The Ritual Hills” che altri e più blasonati colleghi non abbiano già fatto in passato, e probabilmente anche meglio. Eppure gli elementi sono ben amalgamati e gli aficionados di questo genere di sonorità, anche quelli più scafati, non potranno rimanere del tutto indifferenti di fronte a un lavoro che è così volutamente ingenuo da poter sembrare a tratti perfino improvvisato ma che, forse proprio per questo, sarà in grado di riportare alcuni di noi, almeno per qualche minuto, al tempo dell’adolescenza, in cui tutto sembrava più misterioso e avvolto da un alone di magia che inevitabilmente nel corso degli anni è andato scemando. Ascolto quindi consigliato, acquisto solo se siete collezionisti irriducibili.

REVIEW OVERVIEW
Voto
68 %
Previous articleEsox – Watery Grave
Next articleÅsse – The Turn Of The Tide
moonfall-odes-to-the-ritual-hillsTRACKLIST <br> 1. 1560; 2. Countess Carody; 3. Ode To The Ritual Hills; 4. Thus Spoke Satanael <br> DURATA: 27 min. <br> ETICHETTA: Iron Bonehead Productions <br> ANNO: 2025