Åsse – The Turn Of The Tide

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Tetro, caotico, pesante, primordiale. Quattro aggettivi che calzano alla perfezione per descrivere “The Turn Of The Tide”, concept album del duo genovese Åsse, al loro secondo lavoro in studio a due anni di distanza dall’omonimo debutto di cui ci siamo occupati sulle nostre pagine virtuali. Una brutale discesa nei meandri del black metal più oscuro, veicolata da otto tracce di buon livello compositivo ed esecutivo attraverso le quali si racconta la disperata odissea di un condannato costretto a scontare la sua pena in un faro sperduto, in completo isolamento su un’isola che gli riserva una sorpresa degna del miglior Stephen King: roba da medio-mondo, per intenderci. Gli Åsse propongono un black metal sostanzialmente old school, essenziale, martellante, caratterizzato da un pesante mantello sonoro ma anche ben architettato in strutture serrate che respirano con intelligenza grazie a passaggi ambientali evocativi e ben inseriti. Questo è evidente sin dall’opener “Ashore” e anche nella più articolata “Return To The Lighthouse”: le transizioni ambientali sono emozionali ed epiche e rendono il tutto più digeribile anche per chi è meno avvezzo alle frange più estreme del genere. È una tipologia di scrittura a mio avviso apprezzabile, che rende la produzione varia, fluida e capace di mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore per tutta la durata del disco. Così come l’elettronica, per la quale, come forse ormai saprete, ho un debole: qui è usata con parsimonia e gusto, aggiungendo un tocco di modernità e profondità ed evitando ogni genere di monotonia.

Degne di nota sono anche le contaminazioni doom, in particolare di quello sofferto e cadenzato della fine degli anni novanta, perfettamente fuso con riff fulminei e blast beat serratissimi, come avviene ad esempio nell’ottima “Gaol#23”, probabilmente l’episodio più riuscito del lotto, con una spettacolare parte finale che è una vera sintesi di tutto l’album. Anche l’approccio vocale si distingue: è studiato, ben integrato e mai fuori posto, passa da uno scream più selvaggio a sezioni pulite credibili e ben eseguite, con menzione speciale per le parti recitate. Di solito queste ultime sono, per me, un punto debole nei dischi, perché tendono a spezzare il ritmo e la tensione, ma qui funzionano e aggiungono coerenza e drammaticità senza mai stonare. Oltre a essere funzionali al racconto su cui si basa il concept, con la musica che riflette perfettamente la narrazione, in primis le emozioni e il tormento interiore del protagonista. In conclusione “The Turn Of The Tide” è un esempio ben riuscito di black metal opprimente e angosciante ma al tempo stesso “intelligente” e curato nei dettagli. Una conferma di quanto di buono gli Åsse ci avevano già fatto ascoltare nel loro album di debutto.

REVIEW OVERVIEW
Voto
70 %
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asse-the-turn-of-the-tideTRACKLIST <br> 1. Ashore; 2. Weeping Peaks; 3. The Cuckoo's Nest; 4. Gaol#23; 5. Seven Paths To Hell; 6. Catecholamine; 7. Return To The Lighthouse; 8. The Turn Of The Tide <br> DURATA: 39 min. <br> ETICHETTA: Independent <br> ANNO: 2025