MORTUARY DRAPE + MASACRE + DEAD CHASM + THE GREAT OBSERVER – DEFRAG ROMA 20/09/2025

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Gli storici Mortuary Drape festeggiano il trentesimo anniversario di “All The Witches Dance”, album di debutto ormai leggendario, uscito nel 1994 per la greca Unisound Records (che in quello stesso anno rilasciava anche “Mysteria Mystica Zofiriana” dei Necromass e “Non Serviam” dei Rotting Christ), e lo fanno con un mini tour di quattro date in giro per lo stivale. Il disco, carico di un’energia malvagia e incentrato su temi allora non eccessivamente inflazionati quali occultismo e necromanzia, ancora oggi riesce a colpire l’ascoltatore con inaspettata violenza. All’epoca della sua uscita però non venne accolto nell’ambiente metal estremo italiano con troppo entusiasmo e il motivo risede probabilmente nel fatto che “All The Witches Dance” è un lavoro misto, nel senso che sta in una sorta di limbo a metà strada fra il black metal della prima ondata e il thrash teutonico, cosa che nel corso degli anni se vogliamo è diventata il suo punto di forza. Per questa celebrazione i gruppi di supporto sono i nostrani Dead Chasm, freschi di pubblicazione del nuovo ep “Spectral Tyranny” per Transcending Obscurity Records, e i colombiani Masacre, band death metal fondata nel 1988 e attualmente con la prestigiosa Osmose Productions (anche se l’ultimo rilascio “Brutal Aggre666ion” risale a ben undici anni fa con Morbìda Productions). Il Defrag di Roma è da anni è uno spazio di quartiere (zona Montesacro/Tufello) dedicato all’arte a 360 gradi, in particolare alla musica underground ed emergente, e in occasione della calata dei Mortuary Drape il locale si è davvero tinto di un’atmosfera oscura. La serata inizia con il death fluido e al contempo pesante del gruppo di apertura, i The Great Observer, autodefinitisi testualmente “preachers of the absurd from the eternal city”, che con le loro ritmiche ossessive e martellanti a tratti ai limiti del death/grind hanno garantito un riscaldamento appagante.

Subito dopo è la volta dei Dead Chasm e vorrei sottolineare soprattutto la performance veramente d’impatto della cantante e chitarrista Lorenza Rossi, che con le sue vocals e i suoi riffs carichi di groove e pesantezza ha dato una grande carica ai presenti. Notevoli anche le parti di batteria molto serrate in blast e le linee di basso ben presenti: il loro è un death old school sporcato di doom davvero di buona qualità.

Tocca quindi ai Masacre con il loro death condito dagli assoli frenetici e chirurgici di Jorge Londoño e Juan Carlos Gomez e dalle vocals grottesche di Alex Okendo. Pesantissima la sezione ritmica, una mitraglia: e infatti il singer spesso mimava proprio di sparare con una mitraglia sul pubblico.

Ed ecco l’entrata in scena degli headliner, con l’intro “My Soul” e il fumo sul palco che rendono lugubre l’atmosfera. Fin dalle prime note di “Primordial” parte un violento headbanging che fomenta molto il pubblico; impressionante è anche l’attacco di “Astral Bewitchment” a cui segue un’altrettanto feroce “Funeral Chant” (tralasciando qualche problemino tecnico che non ha intaccato più di tanto la performance).

Parte quindi “Larve” con il riconoscibile giro di batteria: un pezzo che unisce risvolti thrasheggianti all’inconfondibile atmosfera cimiteriale, tratto distintivo della band alessandrina. L’oscura intro di “Tregenda” (solve et coagula… all the witches dance!) con la sua melodia ridondante da film horror lascia presto spazio al classico riffing marcatamente thrash fine anni ottanta, con un discreto assolo poco prima della chiusura che torna all’arpeggio iniziale. Con “13th Way” l’andamento si fa doomeggiante, con ritmiche lente prima dei blast e dei classici riff thrasheggianti: un pezzo pesante e dal flavour occulto, una discesa agli inferi che sfocia nelle profonde note di basso di “Chain”.

“Medium Mortem” viene annunciata con la stessa foga del disco e gasa molto il pubblico conducendolo alla memorabile linea di basso di “Occult Abyss”, che con il cantato catacombale di un Wildness Perversion in buona forma (unico membro originale rimasto dalla fondazione della band) conclude la celebrazione. La seconda metà del concerto pesca invece dalla restante produzione della band, tralasciando la parte centrale della loro discografia ma toccando il recente “Black Mirror”, uscito nel 2023 per la prestigiosa Peaceville Records (da cui vengono estratte la title track e “Restless Death”) e l’altrettanto storico “Secret Sudaria”, ben rappresentato da “Necromancer” e  “Madness”, passando poi per l’ep “Into The Drape” del 1992, con “Mother”, “Crepuscolar Whisper” e “Moon”, fino a risalire ai primi vagiti della band con “Pentagram” e “Abbòt”.

Il tutto incorniciato dall’ormai consueta atmosfera occulta costruita anche grazie ai famigliari oggetti di scena, come il leggio, i drappi sui mixer, le personali tuniche e il simbolo 13th, numero universale della sfiga e della sciagura, omaggio alla morte e alle tenebre. Unica nota negativa a parere mio è stata la programmazione delle luci, dalla scelta dei colori alle tipologie usate. Un peccato veniale che non ha inficiato un’esibizione all’altezza delle aspettative: forse questi “vecchietti” hanno ancora qualcosa da insegnare perché un loro concerto resta un’esperienza immersiva che ogni fan del metal estremi dovrebbe provare almeno una volta. Lunga vita ai Mortuary Drape, orgoglio made in italy!