Con colpevole ritardo ci capita solo ora tra le mani questo simpatico disco che si presenta con una veste delicatissima: classico logo azzurro ghiaccio con teschio e ali da pipistrello e canonica (ma sempre d’impatto) copertina con tizio pittato e fiaccola accesa nel bel mezzo della foresta innevata. Con questi presupposti il nostro cuoricino nero ha cominciato a battere forte ma la vera emozione è stata constatare dopo l’ascolto la qualità di questi quarantadue minuti di efferato e glaciale black metal di purissima scuola finlandese che lascerebbe sorpresi anche i più feroci detrattori. Dei Graf Valthrakar non si sa realmente un cazzo: chi dice che ci sia dietro la mano del solito Werwolf, chi invece non li ha nemmeno sentiti nominare, anche perché il nome è difficile da pronunciare e questo è il loro primo album, così di botto senza la solita sequela di demo, split e quant’altro. Parliamoci chiaro, ovviamente in “Through Searing Skies And Glacial Abyss” non c’è niente che non sia già stato sentito centinaia di volte ma l’ortodossa purezza di un sound così saturo, elementare, gracchiante e maligno, per quanto derivativo, riesce ancora a dare corpo a quell’immaginario cupo e grandioso nel quale tutti ci siamo riconosciuti (o ancora ci riconosciamo) e, accompagnato com’è da un’ispirazione costante, non può davvero lasciare impassibili. Tutto richiama i canoni del black metal più classico, che qui viene declinato con una furia acre e primordiale, unita a un certo piglio evocativo, attraverso tracce mediamente lunghe (all’incirca tra i sei e gli otto minuti) e ampie digressioni strumentali che creano un’atmosfera immersiva.

Uno dei punti forti di questo lavoro è l’immediatezza ma non bisogna confondere immediatezza con banalità perché ogni pezzo ha una struttura delineata ma anche piuttosto complessa e ricca di soluzioni. Titoli come “Raze The Bastard’sThrone” o “Wolves Beneath A Bloodred Sky” ci restituiscono infatti un approccio narrativo-musicale dal retrogusto arcaico, dove le atmosfere sono curate in funzione di un racconto sonoro epico: si percepisce una furia controllata e visionaria che scolpisce nell’ombra attraverso chitarre che si ergono come rovine di un castello abbandonato, blast beats che tagliano l’aria d’inverno, e la voce spettrale che non canta ma evoca (cazzo come siamo poetici!).

La title track è la vetta di questa scalata nel nulla, un pezzo propriamente ambient che funge da monito per chi volesse arrivare alla fine del viaggio, una composizione che trasporta l’ascoltatore oltre il silenzio cosmico per prepararlo alla furia delle ultime due tracce, le più ambiziose e complesse di tutto il disco. “Through Searing Skies And Glacial Abyss” riesce nell’ardua impresa di conservare il respiro grezzo e selvaggio di un black metal che non c’è più (se non in forma di mero revival), beneficiando al contempo di una produzione che valorizza la purezza della proposta e ne esalta l’oltranzismo e il senso di appartenenza. Nel genere è probabilmente una delle uscite dell’anno, noi ve lo diciamo.









