Hadopelagyal – Haematophoryktos

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Partiamo subito con il momento culturale: la zona adopelagica è la regione più profonda dell’oceano, situata all’interno delle fosse oceaniche, a una profondità compresa tra 6  e 11 km sotto il livello del mare; il termine deriva dal greco antico πέλαγος (pélagos) ovvero “mare aperto” e Ade, l’antico dio greco degli inferi. Quindi il nome della band ci dà subito un’idea della musica che presumibilmente andremo ad ascoltare: una discesa negli abissi oscuri che più abissali e oscuri non si può. I nostri amici sono tedeschi e con questo “Haematophoryktos” giungono alla seconda fatica sulla lunga distanza proseguendo senza troppe variazioni stilistiche il discorso iniziato con il predecessore “Nereidan Seismic End” del 2022 sulla strada di quello che sostanzialmente è definibile come un black/death metal estremamente violento ma dalla patina “colta”, che traspare o dovrebbe trasparire soprattutto dal concept ma che rischia seriamente di essere una specie di etichetta attaccata lì con lo sputo.

Niente di male, non sono i soli e infatti i riferimenti stilistici degli Hadopelagyal sono abbastanza facilmente individuabili in gente come Antediluvian, Malthusian, Mitochondrion e Tetragrammacide, tutti gruppi coltissimi, ciascuno a suo modo, che fanno parecchio casino. Un casino che nel caso degli Hadopelagyal è abbastanza controllato e imbrigliato in strutture persino troppo rigide dove quella che potrebbe sembrare sperimentazione rumoristica si rivela legata a doppio filo agli stilemi classici del metal of death “moderno” (con una sfumatura black forse più accentuata del solito) e si estrinseca nel tradizionale muro di blast beats e nel continuo contrasto tra riffing abrasivo e momenti dissonanti; tutti elementi ormai divenuti assolutamente tipici nel sottogenere in questione.

Questo approccio tutto sommato scolastico si rivela comunque efficace rispetto a quelli che possiamo supporre fossero gli intenti della band: da un lato infatti il caos sonoro (fortunatamente) non si trasforma in cacofonia e si solidifica diligentemente in passaggi logici e controllati; dall’altro l’effetto “discesa negli abissi infernali”, con annesso senso di soffocamento e contorno di astrazioni lovecraftiane, è garantito.

Pure troppo in effetti perché, forse eccessivamente concentrati nel dare corpo a questa atmosfera opprimente e polverosa, gli Hadopelagyal, come del resto molti loro colleghi, finiscono per trascurare la costruzione dinamica dei pezzi che in molti episodi è praticamente inesistente; il che unito alla latitanza di riff particolarmente memorabili può diventare un vero fardello.

Per intenderci anche “Transilvanian Hunger” è un pezzo non dinamico ma ha un riff che definire ficcante sarebbe riduttivo. E questo agli Hadopelagyal purtroppo non capita. Tutto questo giro di parole per dire che sì, a tratti questo disco rischia di diventare monotono, in senso negativo, o come minimo ripetitivo, sempre in senso negativo.

Ed è un peccato perché la band saprebbe anche come fare per rendere il tutto diciamo meno monolitico e ce ne dà ampia dimostrazione nella conclusiva “Halios Enthroned In Hyperdiluvian Kataklysmos”, a mani basse la canzone migliore dell’album, che spero vivamente possa diventare il punto di partenza per una futura evoluzione del gruppo più libera da schemi autoimposti. Per adesso però gli Hadopelagyal sono questi, tra luci e ombre e, se vi accontentate, potete anche godere: sicuramente è una bella mazzata sui denti, su questo non ci piove.

REVIEW OVERVIEW
Voto
69 %
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hadopelagyal-haematophoryktosTRACKLIST <br> 1. Swarthseleniasmos; 2. Promulgating Haematekchysia; 3. Litany Of Saltridden Exudate Under Theosectrian Tides; 4. Amidst Unending Twilights Unheeded, Bearing Neither Lustre Nor Name; 5. Invocation Of Abomination's Excrements; 6. Stampede Of Exsanguinated Stygian Hordes; 7. Crimson Gleamed The Augural Maw; 8. Halios Enthroned In Hyperdiluvian Kataklysmos <br> DURATA: 45 min. <br> ETICHETTA: Amor Fati Productions <br> ANNO: 2025