Agriculture – The Spiritual Sound

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Ci sono band che nella loro nicchia di riferimento sono state in grado di sconvolgere radicalmente il classicismo di un genere e di modificare la percezione di uno stile, pur rimanendo nell’ambito di determinati stilemi. Gli Agriculture, a mio avviso, rientrano perfettamente in questa categoria. Con l’uscita del loro primo omonimo full length nel 2023 hanno davvero portato una ventata d’aria fresca nel calderone post black metal, sia a livello musicale che estetico, grazie a quello che la cantante e bassista Leah B. Levinson e soci hanno definito “ecstatic black metal”: un’estasi di nera psichedelia, un’oscurità splendente di energia, con un approccio confermato dall’ep “Living Is Easy / The Circle Chant” dell’anno successivo, che conteneva tre brani splendidi nei quali la forza e la velocità del quartetto statunitense si esprimevano al meglio. Ora ho nelle cuffie “The Spiritual Sound”, il loro ultimo lavoro in studio, e mi chiedo se si tratti veramente della stessa band che ho elogiato nelle righe precedenti. Premetto che sono un loro fan e questo articolo potrebbe anche essere influenzato dal mio “lato sentimentale” ma cercherò di essere il più franco e distaccato possibile, promesso. Parto dal fatto che gli Agriculture fanno parte della scuderia della rinomata The Flenser, label di prim’ordine a livello globale per quanto riguarda il post black metal, e quindi la registrazione di questo disco è di alto livello, il sound è potente e definito, il mixaggio e la post produzione da tripla A. Dal punto di vista formale è tutto al proprio posto, come si suol dire, nulla stona se non il fatto che non capisco proprio dove la band voglia andare a parare. Mi spiego meglio: quando ascolto un disco lo abbino, com’è normale che sia, ad un marchio, un nome, e ciò mi crea automaticamente delle aspettative che derivano dalle precedenti esperienze; so che potrebbe suonare come un discorso ottuso ma credo che molti lettori saranno d’accordo con questa affermazione. Non comprendo quindi il motivo di un cambio di rotta così repentino, del perché una formula alchemica a base black, folk e indie sia stata presa e gettata nel cestino a favore di un coacervo di stili senza una corrispondenza definita.

E basta ascoltare l’opener “My Garden” per rendersene conto. Si parte con un’intro black/noise che sfocia in un riff quasi alla Dimebag Darrell, bello ma ormai ultra dadato, per poi proseguire in una sorta di assurdo stilistico, con una linea vocale palleggiata tra high pitched scream ed un falsetto quasi alla Smashing Pumpkins e ritmiche cadenzate un po’ crust punk, un po’ hardcore New York style: una bel minestrone anni novanta, che potrebbe anche non essere male in sé ma che sicuramente non è Agriculture. La successiva “Flea” prosegue sulla stessa linea, con qualche sparuto blast beat ma veramente poca roba. Anche “Micah (5:15 am)” e “The Weight” mi sono parse piuttosto deludenti: forse sono io che non le ho capite ma davvero non sono riuscito a digerirle, troppo industrial/noise, non sembrano avere un senso definito. Solo con “Serenity” si torna allo stile “estatico” che ha contraddistinto i precedenti lavori targati Agriculture facendo breccia nel mio cuore (e in quello di altri ascoltatori): un bel pezzone potente e veloce, che avrebbe potuto tranquillamente essere incluso nel precedente e citato ep, con la chitarra solista in primo piano, eterea e melodica, e Leah che finalmente ruggisce per tre minuti come sa fare.

Dopo un trittico di pezzi per tutte le orecchie, non particolarmente suggestivi, l’opera termina con “The Reply”, un finale pulito, scolastico, senza fronzoli, degna conclusione di un lavoro piuttosto, passatemi il termine, particolare. Ripeto, sono un fan accanito della band, ho tutti i dischi e li ho visti live, mi hanno stupito quando sono arrivati prepotentemente sulla scena post black e mi hanno stupito adesso per come, a quanto pare, ne stanno uscendo. Forse mi aspettavo un altro lavoro sulla falsariga e all’altezza dei predecessori ma purtroppo non è arrivato. Sarà che ormai comincio a invecchiare e sto diventando poco incline ai cambiamenti, fatto sta che “The Spiritual Sound” è un disco quanto meno strano, atipico, troppo influenzato, a mio parere, da elementi esterni, dà l’impressione di essere costruito, forzato al cambiamento. La ferocia e l’estasi oscura sembrano ormai solo in ricordo, seppur indelebile, ma comunque un ricordo.

REVIEW OVERVIEW
Voto
61 %
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agriculture-the-spiritual-soundTRACKLIST <br> 1. My Garden; 2. Flea; 3. Micah (5:15am); 4. The Weight; 5. Serenity; 6. The Spiritual Sound; 7. Dan's Love Song; 8. Bodhidharma; 9. Hallelujah; 10. The Reply <br> DURATA: 44 min. <br> ETICHETTA: The Flenser <br> ANNO: 2025