Gaszimmer – Dominazione Di Eternità

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Debutto sulla neonata Algiz Art Productions per Gaszimmer, creatura di Namter già mente e motore dell’omonima one man band nostrana. Le prime quattro tracce, registrate presso gli Hagall Studio, sono completamente inedite e frutto dell’ispirazione del solo Namter, mentre le successive sono la riedizione del demo autointitolato del 1999, quando la band era composta, oltre che da Namter alla chitarra e basso, da Lord Einsalz alla voce e batteria. Questi ultimi pezzi, come detto i più risalenti in ordine cronologico, sono accostabili al classico sound di matrice NSBM: riff semplici e lineari, batteria secca e marziale, voce tagliente, ritmiche a tratti thrasheggianti, registrazione assolutamente artigianale. Il tutto sa ovviamente di già sentito e risulta compositivamente piuttosto acerbo, ma resta comunque piacevole per gli estimatori di questo tipo di sonorità. Chiude “Die Fahne Hoch”, la più classica delle marcette militari naziste. Con le nuove songs si assiste ad un cambiamento stilistico abbastanza evidente e per certi versi spiazzante. La durata delle canzoni si allunga notevolmente, le strutture si complicano, i cambi di tempo e di umore si fanno più frequenti e l’assalto frontale lascia spazio a momenti maggiormente “atmosferici” nei quali la voce demoniaca di Namter può declamare il proprio odio nei confronti dell’umanità. I testi, incentrati sui temi occulti della guerra, della ricreazione dell’essere, della riscoperta degli antichi valori dell’onore e della fedeltà e sul disprezzo per la massa incapace, sono rigorosamente in italiano e denotano una ricerca filosofica e spirituale non comune, con diversi riferimenti a Nietzsche e al “Mein Kampf”. Purtroppo la produzione e la programmazione della drum machine sono, a mio giudizio, davvero non all’altezza, la prima sicuramente più professionale rispetto al demo, ma troppo piatta ed inespressiva, in alcuni passaggi addirittura leggerina, la seconda eccessivamente fredda e distaccata, troppo distanti entrambe dal feeling generale che avrebbe voluto e dovuto essere molto più marcio e putrido di quanto in effetti non sia. In definitiva si tratta di un lavoro più che sufficiente, che difetta forse delle necessarie compatezza e profondità di suono, ma che lascia comunque ben sperare per il futuro di questo progetto e che non potrà non interessare chi, come il sottoscritto, sostiene il black metal più quadrato, oltranzista e politicamente militante