Ecnephias

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Dopo l’uscita dello splendido “Necrogod”, vero concentrato di potenza ed oscuro misticismo, che sta riscuotendo gli unanimi pareri entusiasti di pubblico e critica, abbiamo contattato gli italiani Ecnephias, per conoscere meglio la band ed avere qualche delucidazione sulla loro ultima fatica. Il gruppo si dimostra giustamente orgoglioso dei risultati raggiunti ma non nasconde – con grande onestà – le proprie influenze musicali. La parola al singer e chitarrista Mancan ed al tastierista Sicarius.

É un piacere ospitarvi sulla pagine virtuali della nostra webzine. Vuoi brevemente tracciare per i nostri lettori la storia degli Ecnephias, dalle origini fino all’ultima fatica, “Necrogod”, che sta ricevendo ovunque critiche molto positive?

(MANCAN) Ciao a te e grazie. Sarò breve e conciso. Ecnephias è una band blackened death/doom metal, formatasi a Potenza nel 1996 per volontà di chi vi parla (voce, chitarra). “November”, “Dominium Noctis” (Nekromantik Records/Masterpiece), “Haereticus” (Nekromantik Records/Masterpiece), “Ways of Descention” (Code666 Records/Audioglobe), “Inferno” (Scarlet Records) e “Necrogod” (Code666 Records/Audioglobe) sono gli albums e gli ep ufficiali pubblicati sino ad oggi. Il nome Ecnephias, di origine greco latina, è noto nell’underground del metal estremo per il marchio di fabbrica tipicamente atmosferico e mediterraneo, pregno di influenze che vanno dal dark progressivo italiano anni ’70 ai moderni Moonspell, Rotting Christ, Ulver, Paradise Lost, Septic Flesh. Il nome Ecnephias è oggi una solida realtà italiana stimata in tutto il mondo del “sottobosco” metal, dentro e fuori i confini nazionali, raccogliendo ovunque ottimi riscontri pur tra tante difficoltà di tipo logistico e “ambientale” (scena italiana).

Qual è stato il processo compositivo di “Necrogod”? Siete soddisfatti del risultato finale?

(SICARIUS) Tutti i brani di “Necrogod” (tranne l’intro “Syrian Desert” composto da me e la strumentale “Winds of Horus” di Nikko) sono stati composti inizialmente da Mancan e poi arrangiati, sviluppati e migliorati in sala prove da tutta la band; alcuni brani sono rimasti quasi uguali alla versione originale, altri invece sono stati completamente stravolti in diversi punti; anche le liriche sono interamente di Mancan; lui aveva in mente l’idea di questo concept già da tempo e a differenza dei due album precedenti, nei quali mi sono occupato anch’io di diversi testi, in questo caso ha scritto quasi tutto lui, anche perché aveva le idee molto chiare su quello che quest’album avrebbe dovuto dire, trasmettere e rappresentare all’interno della nostra discografia. Per la prima volta poi prima di entrare in studio abbiamo registrato delle buone demo di prova, proprio per assicurarci che gli arrangiamenti funzionassero tutti al 100%. Il risultato finale ci soddisfa pienamente, anzi ad essere sincero forse le nostre aspettative sulla riuscita finale sono state largamente superate.

Ho definito la vostra musica come “mediterranean extreme occult metal”. Pensi sia una definizione calzante?

Più che calzante direi che è una definizione perfetta, in quanto rappresenta a pieno la nostra personalità e il nostro stile, che possono piacere o meno, ma sicuramente sono unici.

Vuoi spiegarci il complesso concept magico-esoterico-religioso che sta alla base dell’album?

(MANCAN) Personalmente ho impiegato tempo tra libri e documentari per lo studio dei culti afro americani e orientali. Ho già specificato ad alcuni tuoi colleghi un concetto che riporto. Il sacrificio rituale, l’ombra pesante della morte, il fatalismo, la soggezione all’invisibile, la paura e la punizione divina: sono questi i tratti caratteristici dei culti afro mediterranei e sudamericani. Essi sono molto vicini al mondo dell’Italia meridionale e alla Grecia/Spagna, mi riferisco alle tradizioni nascoste tramandate a livello popolare. Il Voodoo è per certi versi simile ad alcune devozioni e superstizioni della nostra penisola, dalla Lucania a scendere in particolare: rituali di vendetta e oggetti maleficati, ma anche guarigioni. Tutto ciò si adatta alla nostra musica attuale che è melodica ma anche molto potente e sinistra.

Come’è nata la collaborazione con Sakis, cantante dei Rotting Christ, che presta la sua voce in “Voodoo-Daughter Of Idols”?

(MANCAN) Con Sakis, sono anni che ci teniamo in contatto. Nel 2010 gli inviai la nostra discografia per un parere e lui amò subito la nostra proposta che giudicò personale. Inferno è stato apprezzato moltissimo da lui che ama molto l’heavy metal e la melodia unite alla voce in growl/scream. Da allora, dopo l’Agglutination Festival, l’amicizia si è consolidata e non ha avuto problemi nel concordare con me la strofa di Voodoo, fatta con il suo patrocinio. E’ un vero mito, un guerriero del metal e c’è feeling artistico tra noi. Avere un tutore in questo ambiente conta molto. E per noi è una rivalsa morale verso tanti detrattori che ci hanno sempre messo i bastoni tra le ruote, ma siamo molto più forti delle malelingue: rispondiamo con i fatti.

A proposito di Rotting Christ: credo che la loro musica rappresenti per voi una fonte di ispirazione. È così? Ci sono altri gruppi, estremi o meno, che considerate importanti per la vostra formazione (penso ad esempio a Therion, Moonspell, Septic Flesh)?

(SICARIUS) Sì, tutti i gruppi da te nominati sono sicuramente sempre stati una grandissima fonte d’ispirazione per tutti noi; il loro metal estremo ma anche molto melodico, elegante e “caldo” (mediterraneo appunto) è molto vicino al nostro mondo musicale. In particolare i Moonspell credo siano uno dei migliori i gruppi in circolazione, capaci di fare tutto e il contrario di tutto, pur mantenendo intatto il loro stile unico e personalissimo.

In passato avete inserito nei vostri pezzi parti cantate in italiano ed in questo ultimo lavoro in portoghese (“The Temple Of Baal-Seth”). Quanto è importante per te esprimerti in lingue diverse ed anche attraverso diversi registri che vanno dal growling alla voce pulita?

(MANCAN) E’ una questione di varietà legata alla mia personalità che è mutevole ed eterogenea. La vita non è in bianco e nero ma a colori e ogni colore, come ogni profumo e suono ha un suo perché. Variare è importante, conferisce ricchezza a ogni cosa. Le lingue ci permettono di raggiungere più popoli mentre alternare growls e clean vocals è utile per interpretare al meglio i passaggi di ogni brano.

Qual è la tua opinione sulla “scena italiana” (passami l’espressione)?

(SICARIUS) Trovo che la scena estrema italiana sia stata segnata negli anni da band molto valide e influenti come Mortuary Drape, Sadist, Opera IX, Inchiuvatu, Aborym e tanti altri; si tratta di band spesso sottovalutate soprattutto dagli stessi italiani, noti per la loro esterofilia musicale in tutti i generi (e qui si apre un discorso infinito che magari sarebbe meglio affrontare davanti a una decina di birre e non in questa sede); molte altre band più o meno conosciute (non faccio nomi, ma parlo soprattutto della scena death-brutal) credo siano invece la brutta copia della brutta copia di altri; personalmente però ritengo che l’unico vero gruppo italiano storico (estremo non tanto nella musica quanto nello spirito) degno di valore e rispetto da parte di tutti siano i Death SS.

Non ho ancora avuto modo di vedervi dal vivo. Come sono le vostre esibizioni? Quanto è difficile per una band come la vostra riuscire ad avere spazio in sede live?

In tutti i nostri live mi sono sempre emozionato e meravigliato per l’energia che il pubblico presente è riuscito a trasmetterci, sia nei piccoli locali che nei grandi festival; sentire tanti ragazzi cantare a squarciagola con noi “Salute o satana…” non ha prezzo, è una soddisfazione grandissima; dunque da questo ho dedotto che vedere gli Ecnephias dal vivo non deve essere affatto male, sappiamo conquistare il nostro pubblico, che ci conquista a sua volta; certo poi dipende dai live e dalle situazioni, però in genere conservo un ottimo ricordo di tutti i nostri concerti. Non è facilissimo suonare in giro e trovare sempre situazioni e contesti dignitosi; promoters e organizzatori di eventi metal spesso sono più mafiosi degli impresari che gestiscono i neomelodici napoletani, però considerando i tempi che corrono e il fatto che il metal non sia proprio il genere nazionale italiano, non possiamo lamentarci della nostra attività live fino ad oggi; si spera di riuscire a suonare in qualche evento di rilievo all’estero quanto prima, già in passato si sono create delle possibilità alle quali abbiamo dovuto rinunciare per motivi di lavoro, ma prima o poi cercheremo di recuperare.

Progetti per il futuro?

Dobbiamo ancora comporre, registrare e pubblicare il miglior album della nostra carriera; nell’attesa gireremo sicuramente un nuovo video e faremo un po’ di live in giro per la penisola a partire dal prossimo autunno.

In conclusione lascio a voi l’ultima parola…

Vi ringraziamo per lo spazio concesso, mandiamo un caloroso saluto a tutti i nostri fans e a tutti coloro che leggeranno quest’intervista; comprate “Necrogod” e non scaricatelo, altrimenti ci vendichiamo con il voodoo!!!