Khold – Til Endes

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A ben sei anni di distanza dal predecessore “Hundre År Gammal”, tornano alla carica i norvegesi Khold, con un album che non fa che riproporre gli stilemi stilistici ai quali la band capitanata da Gard e Sarke ha abituato i fans nel corso degli anni. Se con i Tulus il mastermind del progetto dà libero sfogo ai suoi istinti musicali (relativamente) più sperimentali, i Khold mantengono fede ad una forma di black metal primordiale ed ultra minimale, che si traduce in una rilettura della lezione dei vecchi Darkthrone, alla luce di una sensibilità leggermente più moderna, specie per quanto riguarda la produzione, potente ed al passo con i tempi, in quest’occasione curata allo Studio Fredman. Non aspettatevi dunque variazioni di sorta: in questo album ascolterete nient’altro che ruvido e scarno black metal, estrinsecato in canzoni lineari fino a risultare elementari, giocato in massima parte su tempi medi ed impreziosito da un certo flavour doomeggiante che può essere considerato, in qualche misura, l’unico elemento di novità rispetto al passato. Tra riff granitici, atmosfere sulfuree e qualche accelerazione, vi è anche spazio per una particolare versione della celebre “Troops Of Doom” dei Sepultura. L’accostamento con alcune prove dei Satyricon può sembrare inevitabile ma i Khold mantengono la loro specificità e restano uno dei pochi gruppi dal sound immediatamente identificabile: è vero, suonano fondamentalmente sempre lo stesso disco fin dagli esordi ma poco importa, dato che lo stesso si può ben dire per AC/DC, Mötorhead, Kiss ed altri mostri sacri. Stando così le cose, si tratta nient’altro che di una questione di gusti: prendere o lasciare. Personalmente prendo, anche se considero quest’ultima prova dei nostri meno ispirata rispetto a lavori come “Phantom” e “Krek” – a mio giudizio le vette della discografia dei Khold – anche se allo stesso modo monolitica, marziale e dannatamente oscura.