Melechesh – As Jerusalem Burns…Al´Intisar

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Era il 1996 quando i Melechesh giunsero sulla scena black metal. Già formati nel ’93 e dopo i primi demo d’ “assestamento”, la band diede alla luce il suo primo full-lenght: “As Jerusalem Burns…Al´Intisar”, ristampato nel 2002 dalla War is Imminent Productions. Verrebbe quasi spontaneo affermare che i quattro musicisti abbiano del coraggio da vendere – se non una gran faccia tosta – a pubblicare un album da un titolo simile proprio in Israele; non è un caso, infatti, che i testi di quest’album siano stati omessi e che i quattro siano stati cacciati dallo stato. Il batterista che suonò in quest’album (Lord Curse) per problemi dovuti al trasferimento, fu sostituito con Proscriptor (storico leader degli Absu), un musicista che era addirittura promesso ad un gruppo come gli Slayer, ma che essi non hanno “assunto” per via dei suoi interessi legati all’esoterico. Tornando a parlare dell’album in questione, ci troviamo di fronte ad un prodotto veramente inusuale per quelli che sono comunemente i canoni del black. L’ascoltatore dovrà infatti, per i 43 minuti del cd, scordarsi i mari del nord, Odino, la Norvegia e i folti boschi infestati. Ci si vedrà infatti proiettati in un caldo ed ostico deserto della Mesopotamia, partecipe di battaglie tra angeli e demoni, tra tempeste di sabbia, screaming e riff che ci catapulteranno indietro nel tempo, in un’epoca i cui costumi sono oramai dimenticati. Moloch, infatti, attraverso la fulgida e venusta “Assyran Spirit” riesce a creare dei paesaggi mentali che pochi con la sei corde sono riusciti a realizzare; rifacendosi, insieme alla tormentosa batteria di Lord Curse e al feroce “grido” di Melechesh Ashmedi , ai canoni che ispirarono Euronymous per primo, adattandoli alla splendida e particolare ambientazione del medio oriente, tra deserti e dune, tra oasi e caratteristici palazzi. In “ Hymn to Gilbil” la batteria di Lord Curse con i suoi tamburi freddi e precisi la fa da padrona, regolando il ritmo di questo anthem ai demoni antichi, rifacendosi ad uno stile che ricorda vagamente quello degli Impaled Nazarene. Ogni singola traccia di quest’album rappresenta diverse situazioni; potrei spendere fiumi di parole per ognuna di esse, acclamare quanto siano oniriche e geniali. Ad esempio “Dance of the black genii” é una strumentale che, nel suo scorrere ripetitivo e fluido, rende l’atmosfera ancor più evocativa, più calda, più…surreale. Solitamente di fronte ad un album Black Metal si usano aggettivi quali “freddo” o “gelido” ma in questo caso la cosa è impensabile, dato che tutto si può dire tranne che quest’album sia freddo e, se pur vogliamo intendere questo termine in senso buono, sarà ancora errato. Nonostante questo rimangono immutati i sentimenti di misantropia e distacco tipici del genere, un solo ascolto, una sola nota, basteranno per riportarci agli albori di una cultura lontana. Un disco che definire eccellente potrebbe essere azzardato, ma, nel mio caso, è un giudizio che non posso esentarmi dal dare, data la “freschezza” e l’estrema originalità del prodotto a cui ci troviamo di fronte che potrebbe definirsi come Mesopotamian/Sumerian Extreme Metal dalle tinte orientaleggianti. Chi ha questo disco può capirmi. Neppure l’aggettivo “onirico” riesce a rendere perfettamente il lavoro che ci troviamo di fronte. Da avere.

REVIEW OVERVIEW
Voto
75 %
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melechesh-as-jerusalem-burns-alintisarTRACKLIST <br> 1. Intro; 2. Sultan Of Mischief; 3. Assyrian Spirit; 4. Planetary Rites; 5. Hymn To Gibil; 6. The Sorcerers Of Melechesh; 7. Dance Of The Black Genii; 8. Baphomet's Lust; 9. Devil's Night; 10. As Jerusalem Burns...Al'Intisar <br> DURATA: 43 min. <br> ETICHETTA: Breath Of Night <br> ANNO: 1996