A parte un demo del ‘94, il Cd in questione è praticamente l’unica traccia che questa band norvegese ci ha lasciato prima che si sciogliesse per formare in seguito altri gruppi quali gli Urgheal. Questa prima e ultima fatica realizzata nel lontano ‘95 ci regala una buona mezzora di Black Metal che racchiude davvero in minima parte sonorità tipiche della scuola norvegese e, in maggior misura, stacchi melodici che irrompono frequentemente nel corso di ogni song. Episodi veloci e martellanti cedono con grande naturalezza il passo a parti dai ritmi meno sostenuti supportati da trame melodiche intense e spesso suggestive. E’ sicuramente scontato affermare che il fascino così spontaneo e genuino che avvolge questo disco passerebbe forse inosservato se quest’ultimo fosse stato partorito ai giorni nostri, ma è inevitabile che il periodo in cui è stato concepito contribuisce non poco a renderlo oggi una rara perla di bellezza e malvagità allo stato puro. Riff particolarmente ispirati e continui cambi di tempo fanno sì che l‘ascolto non scada mai nella noia e nella banalità rendendo al contrario lo stesso piacevole per tutta la sua durata. Uno dei pezzi che ha carpito maggiormente la mia attenzione è la conclusiva “Vettenetter”, che si distingue dalle precedenti tracce per la maggiore carica emotiva sprigionata da un guitar riffing particolarmente intenso e nostalgico che dà vita ad un sound decisamente più atmosferico intriso di malinconia e cupa tristezza. Sarebbe stato interessante seguire la carriera di questa anomala band norvegese, che non trova termini di paragone, e che purtroppo ha interrotto prematuramente il suo cammino, facendoci comunque dono di un gioiello la cui purezza e originalità vengono riconosciute e apprezzate a più di dieci anni di distanza, quando la nera fiamma si è spenta per lasciare spazio ad una luca artificiale che riflette malamente lo splendore di quegli anni lontani che hanno scritto la storia del Black Metal.
