Esordio sulla lunga distanza per i nostrani Eneth, band che mette in mostra notevoli capacità tecniche ed una genuina voglia di rompere i consueti schemi del black metal grazie ad una massiccia dose di influenze che vanno dal progressive più articolato ed intellettuale all’avant-garde più magniloquente e classicheggiante. Il combo veneziano, il cui singer e leader Davide C.F. è impegnato in altri interessanti progetti underground quali Dolcinian, Fourth Monarchy, L.S.N. e L’Ordre Du Temple, prosegue il discorso sperimentale intrapreso nell’ep d’esordio “Baroque Esprit”, estremizzandolo ulteriormente fino ad inglobare spunti provenienti da universi musicali totalmente estranei al metal. Alcuni passaggi non sono troppo distanti dalle ultime produzioni targate Vintersorg, mentre in altri frangenti lo spettro dei Solefald più cervellotici e geniali sembra aleggiare sulle note di questo album estremamente personale e raffinato. In alcuni stacchi particolarmente intricati ho percepito qualcosa dei Dream Theatre e perfino dei Green Carnation, anche se la massiccia componente sinfonica determina un immediato accostamento con i primi Arcturus. La cifra essenziale degli Eneth resta tuttavia impalpabile, pallidamente in bilico tra suggestioni barocche aristocratiche e ricercate ed un gusto per la sperimentazione mai fine a sé stessa. Le atmosfere sono sospese, a tratti misteriosamente lunari, a tratti sognanti ed oscure, a tratti impregnate di un senso tutto estetico ed estetizzante della storia e della musica: ascoltate la lunga suite “Fragments Part I: Abstraction & Empathy – Fragments Part II : Images/Labyrinth”, il vero cuore del disco, per capire cosa intendo. “Aura Sinfonica” è un lavoro maturo e complesso, ma non per questo poco accattivante, la cui sottile bellezza non potrà lasciare indifferente nemmeno gli ascoltatori più legati alle sonorità old school. Da avere.
