Spectral Corruption – Requiem

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Parafrasando una nota pubblicità televisiva di qualche tempo fa, potremo dire che “dove c’è raw black metal, c’è Signal Rex”, tanto di frequente l’iperattiva etichetta portoghese si fa promotrice di lavori saldamente ancorati alla tradizione più grezza e “do it yourself” del genere. Stavolta tocca al progetto slovacco Spectral Corruption, ovviamente una one man band (come accade quasi sempre in questi casi), dietro alla quale si cela il factotum Verminitar (già in Cryptic Vampire e Spheral Void) che, pur essendo attiva soltanto da due anni, ha già alle spalle il full length di debutto “Colorless Rays Of Sun”, uscito nel 2021, di cui questo nuovo “Requiem” rappresenta la naturale prosecuzione (il termine “evoluzione” non credo che possa essere utilizzato in questo caso). Siamo infatti di fronte al classico disco da prendere o lasciare, senza mezzi termini, perché qui ogni elemento, musicale e concettuale, è orgogliosamente inquadrato in una certa concezione di black metal, e basterebbe la cover dei Lamp Of Murmuur posta in conclusione (peraltro uno dei pezzi più coinvolgenti del lotto) a dimostrarlo. E se l’intro “Preludium”, con il suo triste arpeggio insistentemente ripetuto, potrebbe far pensare ad un lavoro vicino agli stilemi del depressive, ci pensa la successiva opener “Atrocious Insurrection” a farci cambiare idea.

Un pezzo decisamente “in your face”, veloce e malefico, che esalta una vena di rabbia e malinconia senza tuttavia rinunciare alle consuete atmosfere catacombali e necrotiche, care al black metal più di nicchia. Una canzone che determina le coordinate stilistiche dell’intero album, che privilegia un piglio aggressivo ma lascia sufficiente spazio a rallentamenti più meditativi, come avviene ad esempio in “The Destiny Awaits”, esprimendo il tutto attraverso canzoni mediamente lunghe, che consentono una certa progressione, o per meglio dire sviluppo, degli intenti iniziali, tra cascate di blast beats, tremolo picking a volontà e qualche linea melodica che emerge nel sulfureo caos cimiteriale. In generale la struttura dei brani, come ci si potrebbe aspettare, è piuttosto semplice ma non si insiste mai sugli stessi elementi per troppo tempo e vi sono cambiamenti di tempo ed umore che mantengono alta la soglia dell’attenzione emotiva, sempre inseriti in un contesto ossessivo che ricalca da vicino la vecchia tradizione “true” norvegese, nelle sue varie ramificazioni in giro per il mondo.

Insomma il tipico prodotto targato Signal Rex, nel bene e nel male, compresa naturalmente, e direi in primis, la produzione ultra artigianale e assolutamente low-fi, con tanto di chitarre zanzarose e suoni riverberati, che tuttavia nel caso specifico non scivola mai nell’incomprensibile e non relega la voce in secondo piano come avviene troppo spesso in prodotti di questo tipo. Questa è una caratteristica connaturata al genere e chi mastica questo tipo di nefandezze sonore la apprezza e addirittura la pretende (perché altrimenti non staremmo parlando di raw black metal, no?). In definitiva “Requiem” è un lavoro discretamente riuscito e potrà piacere a chi segue gruppi come Sanguine Relic e Mons Veneris, tanto per fare un paio di nomi, e più in generale a chi ama alla follia la scena raw black metal (non solo statunitense e lusitana), che parte dalla metà degli anni novanta per arrivare, sostanzialmente immutata nella sua essenza, fino ai giorni nostri, scena nella quale questo disco e questo progetto si inseriscono in maniera assolutamente dignitosa.

REVIEW OVERVIEW
Voto
70 %
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spectral-corruption-requiemTRACKLIST <br> 1. Preludium; 2. Atrocious Insurrection; 3. Souls Of Abhorrence; 4. Devotion Of Desolation; 5. The Destiny Awaits; 6. Congregating Hate Into Enrage; 7. A Burning Spear To The Heart Of Dawn (Part I) (Lamp Of Murmuur cover) <br> DURATA: 47 min. <br> ETICHETTA: Signal Rex <br> ANNO: 2022