Tele.S.Therion

0
2032

INTERVISTA AI TELE.S.THERION (SG; K11; WILDNESS PERVERSION; LUNURUMH)

Benvenuti nelle pagine di Blackmetalistkrieg. Il vostro è un progetto molto interessante e peculiare, certamente non comune e rivolto ad una stretta cerchia di persone. Prima di addentrarci nel vivo di questa singolare proposta “musicale” vorrei che ci parlaste un po’ della storia dei Tele.S.Therion: quando nasce il gruppo e quali motivazioni vi hanno spinti a formarlo? Qual è il significato del nome “Tele. S. Therion”?

SG: Tele.S.Therion (http://www.radicalmatters.com/tele.s.therion) prende forma nel 2007, da un progetto mio e di K11, con la finalità di dare vita ad uno speciale ensemble dedicato all’Arte Nera del Rumore, concependo una particolare metodologia compositiva che ci consentisse di lavorare con schemi operativi insoliti e non ortodossi, in un contesto a cavallo tra musica contemporanea, sound art, black e doom metal; in un’ottica che anzitutto mettesse in discussione in maniera radicale le coordinate di ognuno di questi ‘linguaggi’ e ‘generi’, spingendone i confini stilistici fino a procedure e modalità proprie dell’arte visiva aniconica, dell’arte concettuale, della musica concreta e dell’arte dell’ascolto profondo: fino all’arte acusmatica. Riguardo al nome, gli aspetti più evidenti riguardano la sua interpretazione letterale: il telesterion è il nome del principale luogo dove si celebravano i culti Misterici, all’interno del quale era celato l’Anaktoron. La stessa concezione misterica è alla base della forma simbolica del nome che abbiamo concepito, letteralmente composto dalle parole greche: Teleth; S. (il cui significato simbolico si può esprimere con il nome Sigelion); e Therion. Il nome è così un simbolo che racchiude in sé il segreto della dottrina ermetica del Silenzio, l’echemythia.

K11: Il motivo principale della nascita del progetto va ricercato nella nostra volontà di lavorare con mezzi che si discostano da quelli tradizionalmente associati all’ambito musicale. Spesso il mio lavoro riguarda sia l’ambito sonoro che quello artistico collegato all’arte visiva; così ci siamo chiesti molte volte perché non provare a fondere le due discipline utilizzando però un’estetica ed un concept molto particolari e collegati all’esoterismo ed alla ricerca del Sè.

Ciò che proponete viene definito da voi stessi “acousmatic black metal”. In ogni opera è possibile percepire elementi che si riconducono all’ambient piuttosto che al noise, al drone fino ad arrivare in alcuni casi al doom più estremo, ma cosa c’è di black metal nella vostra musica? Suppongo sia più un accostamento concettuale che strettamente musicale…

K11: Il black metal è stato l’origine della nostra educazione musicale; quindi è essenziale nelle nostre motivazioni la voglia di tornare a vivere quella dimensione come dimensione primigenia, interpretata però nel presente della nostra evoluzione artistica. Quello che per me può essere definito black meta nel progetto, riguarda principalmente l’essenza dello stesso e questa essenza è utilizzata come guida verso una ricerca puramente sperimentale.

SG: Direi che si tratta di una visione radicale del black metal, intendendo con questo un genere ‘sonoro’ ancor prima che ‘musicale’, basato sul connubio di pratiche esoteriche all’interno di un’estetica del suono vicina al ‘rock’, ma concependo metodologie compositive ed espressive derivate dalle ricerche operative della ‘musica classica contemporanea’; poichè è proprio dalle forme prototipiche del ‘concetto musicale’ di black metal che partiamo, sperimentandone una possibile ‘rottura della quadratura’, forzando il limite delle sue stesse derive strutturali, concependo così una forma Acusmatica di black metal. Dunque “dal vivo” non ci saranno musicisti (intesi nel senso classico) né palcoscenico, per lasciare totalmente spazio alla dimensione fisica dell’esperienza sonica. Infatti la principale forma di esecuzione di questo ensemble si basa su processi di registrazione, fissazione del suono e la sua riproducibilità. Il concetto di “musica dal vivo” in Tele.S.Therion, viene dunque meno rispetto ai canoni del “rock”, in quanto il principio di “esecuzione live” diventa relativo alle modalità di riproduzione del materiale sonoro, attraverso la riprogettazione dei sistemi di diffusione e spazializzazione del suono, che vengono concepiti di volta in volta come opere rituali di site specific, in cui il lato performativo è volutamente focalizzato sull’esperienza psico acustica.

Vorrei approfondire con voi il concetto di “arte del rumore”: come nasce e si sviluppa il particolare processo di manipolazione sonora che porta alla realizzazione delle vostre composizioni? Come vi dividete i ruoli e quali dispositivi utilizzate? E’vero che non vi avvalete di fonti digitali? Per un non addetto ai lavori potrebbe sembrare qualcosa di molto complicato…

SG: Le ricerche affrontate con Tele.S.Therion si fondano prima di tutto sull’arte dell’ascolto, un altro grado d’implicazione dell’arte del Silenzio. L’arte del rumore nasce, come definizione, dalle ricerche condotte dai musicisti Futuristi italiani, ai quali certo dobbiamo molto. Ogni composizione sonora avviene attraverso un processo basato appunto su procedimenti di ‘ascolto profondo’: sessioni di registrazione-rituali, performances di magia sonica, per l’arte dei suoni fissati. La fase delle registrazioni, quelle che io chiamo “sessioni”, sono l’unico momento di rapporto “corporeo” che ognuno di noi ha con il materiale sonoro, performativo, rituale. Tutto parte dalla sperimentazione con strumentazioni analogiche utilizziamo i sistemi digitali solamente per la registrazione ed il mixaggio. Le tecniche stesse di registrazione delle rispettive “sessioni” di ogni autore sono concepite come un’opera di “field recording” nel vero senso del termine, per cui il processo di fissazione del suono, di registrazione, diventa il momento creativo per eccellenza, per cui le stesse tecniche di registrazione diventano parte dell’opera e studiate non solo dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista creativo rispetto al tipo di azione sonora da fissare. Ad esempio attualmente sto lavorando ad una partitura che si basa sulla scansione rituale di alcune combinazioni timbriche e densità di massa sonora delle “frequenze secondarie” emesse dal basso elettrico preparato, ovvero frequenze di risonanza non armoniche, che diventano strumento divinatorio, mantiche. Per ottenere questo sto lavorando con un set up che comprende oltre alla fonte-medium, cioè il basso elettrico preparato, un sistema di registrazione del feedback ambientale del segnale emesso, attraverso 13 diffusori. Per questo motivo tutto ciò che è udibile, ed inudibile, nelle registrazioni di Tele.S.Therion, è semplicemente frutto della registrazione di fenomeni psico acustici.

K11: Sono sempre stato affascinato dalle onde corte e soprattutto dal fatto che riescano a trasportare informazioni, rifrangendosi nella ionosfera per milioni di chilometri con un minimo sforzo d’amplificazione. Le onde radio poi sono affascinanti perché, sono presenti intorno a noi, ci attraversano e non riusciamo a percepirle se non grazie a particolari strumenti. Ciò che mi affascina di questo è la possibilità di comunicare con piani d’esistenza relativi ad altre dimensioni oltre quella ordinaria, che in qualche modo possano essere investigate con questi strumenti ed alle quali possiamo dar vita attraverso l’Arte. Poeticamente mi interessa anche la cosiddetta transcomunicazione strumentale, che suppone la possibilità della sovrapposizione alle onde corte di particolari fenomeni come l’EVP (Electronic Voice Phenomenon), ed il cosiddetto fenomeno delle “onde residue”, spesso al di fuori della nostra portata sensoriale e dei nostri mezzi tecnologici. Queste onde potrebbero essere conservate all’interno dei luoghi per molti anni situandosi ad un livello di realtà dove non esiste più spazio né tempo; probabilmente ad un livello quantico. Le “onde residue” possono manifestarsi attraverso particolari fenomeni percepibili soggettivamente o da apparecchiatura specifica. Altri artisti hanno trattato l’argomento. Carl Michael von Hausswolff, per esempio, del quale ho seguito un workshop due anni fa, Michael Esposito e Leif Elggren. Quando iniziai a lavorare con i ricevitori radio in modo site-specific, rimasi sconvolto dalle possibilità tecniche che potevano offrirmi come artista. I suoni prodotti da un ricevitore radio ad onde corte sono entusiasmanti, paragonabili benissimo a quelli di un complesso synth. Le onde radio captate, infatti, sono sempre in relazione con l’ambiente dove queste vengono ricevute e quindi diverse in relazione all’ora ed alle condizioni metereologiche.

Voi offrite la singolare possibilità di ascoltare tracce diverse contemporaneamente. Come si mette in pratica e cosa devono aspettarsi i nostri ascoltatori da questa insolita tecnica ?

SG : Ogni concept album è inteso come un “acousmatic device”, ovvero un “dispositivo acusmatico” realizzato per essere suonato come un vero e proprio strumento musicale. Così il sistema di riproduzione del suono, privato, casalingo, attraverso un lettore cd, oppure pubblico durante un evento installativo multicanale, diventa sempre un atto creativo. La sovrapposizione acustica di due stessi cd, riprodotti rispettivamente nella propria abitazione su altrettanti impianti stereo (anche e soprattutto di caratteristiche e qualità diverse tra loro), permette di realizzare quella proiezione multidimensionale del suono, che rende esperienza fisica l’ascolto profondo.

K11: Il cd diventa uno strumento e deve essere utilizzato come tale. Così la nostra composizione diventa soltanto uno spunto d’indagine ed un mezzo che deve servire come base concettuale per poter penetrare ancora più a fondo la dimensione compositiva. Questo è quello che noi chiediamo ai nostri ascoltatori.

Durante la fase di composizione qual è lo stato d’animo e la vostra condizione mentale? Quali sono le sensazioni/emozioni che cercate di trasmettere? C’è un qualche preciso messaggio di cui la vostra musica si fa portavoce?

K11: Sempre quando compongo la mia mente è trasportata in uno stato di trance. Sono molto legato a questo tema in quanto tutta la mia ricerca artistica prende l’avvio proprio dalla mia ricerca spirituale; così ho sempre cercato di utilizzare la musica e i suoni come mezzi per oltrepassare la realtà ordinaria; mezzi che permettono una completa immersione dentro noi stessi, per volgere lo sguardo verso l’Essere.

WILDNESS PERVERSION: Non ho un preciso sistema, mi lascio andare e cerco di entrare nella parte, non uso metodi compositivi per quanto riguarda la voce, solitamente mi lascio andare e tutto viene molto spontaneo ed automatico. Ogni brano necessita di una diversa energia, ogni volta è una sfida con me stesso… non mi pongo limiti ed ascolto più volte le vibrazioni sonore cercando di amalgamare mentalmente la mia parte, solitamente uso il buio e degli incensi; non vedere mi crea concentrazione e gli incensi fanno immaginare una sorta di compattezza musico sonora olfattiva… uniti ai continui sbalzi di umore e di temperature che variano tra il caldo e i brividi… tutto questo contribuisce alla scopo compositivo.

SG: Personalmente durante le sessioni di registrazione (in questo caso con il basso elettrico), cerco di costruire sistemi autorganizzanti, potremo dire autopoietici, in modo che il mio intervento fisico sullo strumento sia ridotto al minimo; e mi riferisco anche alle sessioni caratterizzate da grosse masse sonore. Il set-up a cui accennavo prima, il luogo scelto per le registrazioni, gli strumenti coinvolti nel setting, così come le stesse modalità di registrazione, sono parti integranti di un sistema autorganizzante, che una volta innescato può consentire un rapporto dialogico tra la fonte sonora emittente e quella ricevente, di fissazione, utilizzando così procedimenti molto affini alle impostazioni di ricerca di certa metafonia, interessandomi principalmente all’evocazione di fenomeni acustici (come le frequenze timbriche secondarie) non provenienti dal sistema impiegato o dall’ambiente circostante che ne è parte, ipotizzando una comunicazione psicocinetica, trans-dimensionale, puramente sonica.

Da cosa traete ispirazione e quali sono gli artisti principali che vi hanno ispirato dagli esordi fino ad oggi? Più in generale, quali sono i vostri ascolti abituali?

SG e K11: Entrambi abbiamo molti ascolti in comune da Luigi Russolo, Edgar Varese, Karlheinz Stockhausen, Bathory, Francisco Lopez, Black Sabbath, Hellhammer, William Basinski, Abruptum, Moevot, Paul Chain, Silvester Anfang, Amaka Hahina, Burial Hex, Utarm, Coil, Carl Michael von Hausswolff, La Monte Young, High Tide, Nurse With Wound, Boyd Rice, Black Funeral, Luigi Nono, Hermann Nitsch, Giacinto Scelzi, L’Acephale, Mortuary Drape, Christian Death, Einstürzende Neubauten, Pietro Grossi, Wolf Eyes, Zero Kama, Milan Knizak, Amon Duul, Current 93, Aleksander Kolkowski, Xasthur, Gnaw Their Tongues, Alva Noto l’etnomusicologia, Anton Webern, MZ.412, György Kurtág, J.S. Bach, Death In June, Terry Riley, Bauhaus, John Cage, Philip Jack, Fennez, Sanctis Ghoram, Rhys Chatman, György Ligeti, King Crimson, Striborg, il Krautrock, ecc…

LUNURUMH: Mi piace molto l’arte nera di Shanna Lejeune e di Michael W. Ford dei Black Funeral, sopratutto le visioni musicali di quest’ultimo, i suoi libri e la sua ricerca filosofica sono molto speciali per me. Inoltre in ambito metal mi piacciono band come Spektr, Control Human Delete, Thorns, CYT, Armagedda, Darvulia, Setherial ecc; invece in ambito black ambient posso citare Amaka Hahina, Aghast, Moëvöt, Darkness Enshroud, Akihma, Funeral Moon, ecc…

L’atmosfera ritualistica e “magica” è ben palpabile e sempre predominante, da dove nasce la passione verso il mondo dell’occulto e la magia? Ci sono degli studi particolari dietro le tematiche che trattate?

WILDNESS PERVERSION: La mia passione per l’occulto nasce tantissimi anni fa, prima ancora di pensare di far musica ero affascinato da questo mondo. Ho avuto modo di fare delle esperienze con una parente che era una Medium e spesse volte mi trovavo ad assistere e partecipare a delle sedute spiritiche che si tenevano spesso a casa mia; questo anzichè spaventarmi mi affascinava e da lì si può dire che ho cominciato il mio cammino verso il mondo occulto, spiritico, esoterico. Personalmente ho esplorato diverse strade e tutte queste con il tempo mi hanno portato ad interessarmi a delle precise tematiche, il tutto è stato dettato da studi ed altre esperienze ben precise che mi sono prefissato di fare e affrontare nell’arco di tutti questi anni. Non posso andare molto nello specifico, mi dispiace.

LUNURUMH: Mi piace leggere libri sul misticismo, o autori come Howard Phillips Lovecraft, libri di storia d’Europa e del mio paese, l’Ucraina, oltre alla letteratura occulta. Credo che l’occultismo è parte integrante della musica rituale. Grazie alla pratica dell’occultismo è possibile vedere ciò che altri non vedono. Tutto questo va oltre lo scopo della nostra realtà. Posso guardare dentro me stesso e trovare il nero abisso di mondi paralleli, che possono interferire con il mondo dei morti, o hanno una connessione spirituale con l’energia cosmica dell’infinito. In ogni uomo vive un demone, ma non tutti possono sentire la sua presenza, riconoscere la sua natura. Grazie all’occultismo, ho scoperto il ‘lato oscuro della luna”. Al momento, posso tranquillamente dire che tutto questo ha cambiato la mia vita.

K11: Per me questa dimensione è sempre stata presente nella mia vita e soprattutto grazie ai miei studi filosofici è stata sviluppata e perfezionata. Tutto ciò che porta alla trascendenza dovrebbe essere il pane quotidiano di ognuno di noi e penso che la musica ed in generale l’arte possa essere il mezzo più utile ed importante per fare ciò.

SG: Le mie ricerche in questo ambito sono sicuramente influenzate da varie impostazioni di scuole di operativismo epistemologico, dal costruttivismo radicale ad alcune discipline esoteriche come da certa metapsichica.

Vorrei che faceste un excursus della vostra discografia soffermandovi brevemente sul concept di ogni album. In particolare mi incuriosisce la storia di “The Chapel”: è vero che è stato realizzato per essere eseguito nella Cappella Rothko di Huston?

SG: Sì, siamo stati invitati a realizzare un lavoro per quel luogo circa due anni fa, ma poi tutto è stato rimandato all’ultimo momento, quindi per adesso la cosa rimane “in sonno”. Il concept album “The Chapel”, rappresenta in sé un po’ una sorta di tributo all’arte di Markus Rotkowi? ed a certa arte aniconica di quegli anni che si è dedicata per prima alle ricerche sui black paintings. Si tratta della prima trasposizione stereofonica di un progetto di spazializzazione del suono legato a quella struttura architettonico-simbolica. Prima ancora è stato concepito “Nature Unveiled”, un concept album basato sul seminale capolavoro dei Current 93, in cui abbiamo voluto unire i nostri sistemi di concezione del suono allo studio di questa imprescindibile opera di musica concreta rituale. Senza dubbio anche il titolo stesso dell’opera gioca un ruolo importante nel nostro concept, ed è per questo che abbiamo scelto di mantenere l’omonimia del titolo, proprio per celebrare la portata rivelatoria a cui questo lavoro ci ha condotto. La prima opera che abbiamo pubblicato è “Grimoire XIII” in cui Wildness Perversion (Mortuary Drape) sperimenta l’arte dei mantra di Girolamo Massavelli. L’ultima, cronologicamente, è invece “Hinthv Ritvvm”, un doppio concept album di solo basso preparato e voce, con Lunurumh (Astral Lueur), basato principalmente su antichi testi in lingua Rasna: rituali divinatori delle ombre e dell’oltretomba Etrusco.

Avete dei progetti paralleli?

SG: Ognuno di noi proviene da vari tipi di esperienze, il nucleo di Tele.S.Therion è composto da me, che ho fondato e dirigo Radical Matters – Editions / Label, e da K11 ( http://www.pt-r.com/ ), che con questo moniker ha già prodotto diversi album per svariate etichette; ma Tele.S.Therion nella sua concezione “allargata” è una catena magica che unisce autori e ricercatori provenienti da vari ambiti… come Wildness Perversion attualmente cantante e fondatore dei Mortuary Drape (che non ha bisogno di presentazioni – http://www.mortuary13drape.com), e Lunurumh ( http://www.myspace.com/trueastrallueur ) a cui passo la parola.

LUNURUMH: Il mio progetto principale è Astral Lueur, un progetto di black ambient focalizzato sulle atmosfere di alcune aree geografiche “anomale”, maledette e spesso dimenticate dall’umanità. Al momento, sto lavorando ad un progetto basato sulla città di Kiev. Questa antica città è unica, ricca di luoghi storici che a causa di alcuni eventi sono diventati luoghi maledetti, luoghi dove a tutt’oggi vengono registrate attività paranormali. La storia di questa cittadina è piena di misteri e di eventi inspiegabili. Ho quasi finito di lavorare sulla seconda e la terza release che definiscono la storia di otto specifici luoghi della città di Kiev. Non so esattamente quando riuscirò a pubblicare queste opere, ma senza dubbio, come è successo per il primo album (ad oggi fuori produzione ma che a breve sarà rieditato in versione deluxe su RMEDL), credo desteranno un interesse significativo per coloro che non sono indifferenti al mondo delle ombre ed agli insegnamenti occulti. Virvel Av Morkerhatet invece è un progetto black metal che è stato fondato molto tempo prima di Astral Lueur. L’idea dietro a Virvel Av Morkerhatet è paragonabile ad un buio turbine di follia nera. I temi che trattiamo in questo progetto riguardano i limiti dell’autocoscienza, i limiti della mente quando si trova sull’orlo della follia. La crudeltà ha portato molti individui fino ai confini della vita, nel buio assoluto, in cui ciascuno di questi malati è pronto a romperti la testa e poi suicidarsi. L’esito di ogni pazzo è la morte. In questa età l’odio è diventato un’arma di distruzione di massa. Il nostro album di debutto “Virvel Av Morkerhatet – Forsaken Hate Sickness” è stato rilasciato nel dicembre 2010, dalla Forbidden Records. Ora dobbiamo lavorare sul secondo album, il nuovo capitolo della nostra band. Vortice di odio. Insano in ogni respiro.

Ho avuto modo di ascoltare vecchio materiale, tra l’altro molto valido, come Sacramental Ceremony. Sono tutti progetti morti? Non avete mai pensato di volgere lo sguardo verso generi diversi?

SG: Sacramental Ceremony è un progetto seminale risalente al 1988, doom metal oscuro e rituale; la nostra visione radicale della musica ci portava già allora a sperimentare con forti approcci avantgarde, come in questo progetto, spingendo i canoni musicali di certo dark occult metal al limite del minimalismo, specialmente se contestualizzati in quegli anni influenzati dallo speed metal e dal thrash metal; ne rimane questo video documento (disponibile gratuitamente online su http://www.radicalmatters.com/asp/web_editions.asp ).

Ci sono degli artisti con cui avete collaborato o con cui vi piacerebbe farlo?

SG: Certo, ed è proprio per questo che presto questo ensemble includerà autori come Kasper T. Toeplitz e Lê Quan Ninh, tanto per darvi qualche anticipazione…

La “musica” dei Tele.S.Therion è talmente suggestiva e ipnotica che credo vada ascoltata con uno stato d’animo adatto e, perchè no, immersi nelle tenebre di una stanza in completa solitudine. Avete mai pensato di proporre i vostri rituali in una dimensione live?

SG: Tele.S.Therion fino ad oggi è apparso raramente sotto forma di evento pubblico, ma come dicevo prima, anche nel contesto “live” si basa su una condizione Acusmatica della proiezione del suono, diventa dunque deprivata della “fisicità” dei musicisti e del palcoscenico, ma utilizziamo tecniche di “induzione psichica”, come l’uso del light design ed alcune azioni performative simboliche, al fine di consentire una adeguata immersione nella dimensione del setting dell’esperienza di ascolto profondo, nella participation mystique. Un vecchio documento “live”, risalente al 2009, è disponibile a questo indirizzo: http://youtu.be/0ol8ASAFv_8

S.G. parliamo un po’ della tua etichetta, la Radical Matters. Quando è nata e con quale intento?

SG: Radical Matters – Editions / Label (siglato RMEDL, http://www.radicalmatters.com) nasce nel 2004, per la produzione di edizioni d’arte e da collezione. Nel tempo ho iniziato anche altre due avventure editoriali parallele: RMEDL | Metasound (http://www.radicalmatters.com/metasound, di cui Pietro Riparbelli è con me co-curatore), e RMEDL | Éskathon publishing (ancora in fase di implementazione http://www.radicalmatters.com/eskathonpublishing), che vi invito a visitare sul web. Una certa filosofia dell’arte dell’ascolto, la fascinazione per i processi di fissazione e riproduzione del suono e la loro “messa in scena” attraverso l’edizione d’arte, sono per me, poeticamente, l’achemica transustanziazione di un’arte ben più antica quale l’arte della necromanzia, della mummificazione e della pietrificazione dei corpi: per questo potrei dirti che in un certo senso l’opera di RMEDL, con la realizzazione di edizioni di oggetti sonori d’Arte, segue le orme di Giuseppe Balsamo, Giuliano Kremmerz, Giuseppe di Sanmartino, Amedeo Rocco Armentano, Raimondo De Sangro di Sansevero, Arturo Reghini, Pasquale de Servis, Giovanni Pontano, Girolamo Segato, Prior Vincenzo Piccini, Francesco Spirito, Giuseppe Andrea Lombardini, Paolo Gorini, Efisio Marini, Domenico Giuseppe Salerno, Sokushinbutsu Shinnyokai-Shonin, Edward Tallbot, Sokushinbutsu Tetsuryou-kai, Theophilus Presbyter, Antonio Corradini, Giustiniano Lebano, Orazio De Attelis, Domenico Bocchini, Giuseppe Gallone di Nociglia, Crescenzo Ascione, Leone Caetani, Arturo Reghini, Anton Mesmer, Ercole Quadrelli, ecc…

Attraverso la Radical Matters dai la possibilità di scoprire tantissime nuove realtà grazie anche alle versioni free download pubblicate e scaricabili direttamente dal sito dell’etichetta. Cosa pensi in generale di internet? Non credi che il web sia un modo troppo semplicistico e riduttivo di approcciarsi alla musica?

SG: Credo che il “riduzionismo” semplicistico che stà alla base di certe pratiche di fruizione sociale, come il file sharing ad esempio, derivi anzitutto da un atteggiamento mentale figlio di un retaggio meccanicistico che condiziona bel oltre il mercato discografico, e non nel mezzo in sé. Personalmente credo che sopratutto oggi dobbiamo fare i conti con i vari gradi di fisicità dell’informazione, ed in questo specifico caso della “materia acustica” che ne deriva. La “qualità” dell’esperienza sonora, ed il “formato” con cui questa si presenta, credo debbano dipendere soprattutto da scelte “artistiche”, specialmente in un contesto culturale come quello odierno, in cui quasi tutti i “formati” posso essere sperimentati autonomamente da ogni autore ed editore, poichè ormai svincolati dall’egemonia del mercato discografico che, fino a soli pochi anni fà, dettava un’implicita “scala di valori” tecnologici nella produzione discografica, che oramai dovrebbe essere solo nomenclatura adatta all’archeologia industriale di domani.

Quali sono i vostri progetti futuri? Avete in cantiere dei nuovi lavori?

SG: Trasmutare la muta terra in oro sonico… K11: Sicuramente intanto a breve usciranno alcuni nuovi lavori, ad esempio l’Ep in vinile in edizione “one of a kind” di “Grimoire XIII” con Wildness Perversion per RMEDL, poi una sorta di “raising album” per la Paradigms Recordings. Abbiamo inoltre già iniziato alcune sessioni di registrazione per il nuovo materiale che vedrà anche la collaborazione di emineze dell’avanguardia del calibro di Kasper T. Toeplitz (compositore francese di origini polacche attivo nella musica classica contemporanea e inventore del basscomputer: un basso elettrico con 5 corde fretted e 4 unfretted, di risonanza, interfacciato con il computer; già attivo in band sperimentali come Art Zoyd ed il laptop trio Kernel di cui è fondatore…), Antoine Chessex (compositore svizzero e saxofonista attivo nell’ambito della musica sperimentale d’improvvisazione e nella sound art), e Lê Quan Ninh (compositore di origini vietnamite, percussionista attivo nell’ambito della musica classica contemporanea e nella free improvvisation, coinvolto in numerosi ensemble come Quatuor Hêlios, Musique Vivante, Espace Musical, Alternance, Entre-Temps, Musique Oblique, ecc…).

Bene, l’intervista è terminata, vi ringrazio per la disponibilità e lascio a voi le ultime parole…

Vi ringraziamo ed invitiamo i lettori a visitare http://www.radicalmatters.com/tele.s.therion. Nelle “acousmatic rooms” è possibile sperimentare un primo sistema di composizione multitraccia per ogni concept album fin’ora pubblicato. L’unica avvertenza è che il caricamento delle singole consolles, provviste di volume e bilanciamento canale per ogni traccia, necessita di alcuni minuti prima della completa fruizione. In questo modo, dopo l’attesa del caricamento che cercheremo di diminuire al massimo nei prossimi aggiornamenti del sito, si potranno ascoltare alcune tracce selezionate da ogni album, in modalità “singola” o “sovrapposta”, in formato stereofonico, ottimizzato per la fruizione con personal computer. Questo potrà comunque dare l’idea di ciò che può accadere in ascolto quadrifonico (o esafonico se si usano fino a 3 impianti hi-fi stereo) in un setting di ascolto privato, attraverso i dispositivi acusmatici concepiti per i relativi concept albums pubblicati fin’ora da RMEDL.