Giunti alla quinta fatica sulla lunga distanza, gli svedesi Månegarm possono ben annoverarsi, insieme a Thyrfing, Moonsorrow e pochi altri, tra le bands principali nell’ambito del filone black/pagan/viking, anche se col passare degli anni l’elemento black si è sempre più ridimensionato a favore di una musicalità epica e di ampio respiro, forse meno violenta e d’impatto ma certamente altrettanto suggestiva e coinvolgente. Con questo “Vargstenen” (letteralmente “La Pietra Del Lupo”) i nostri proseguono il percorso intrapreso nelle precedenti releases, confermandosi su buoni livelli, senza tuttavia osare niente di diverso rispetto al passato. Ed è forse questa la pecca maggiore di questo album, che giustifica una valutazione numerica relativamente “bassa”, difetto che pare accomunare la gran parte dei gruppi dediti a questo tipo di sonorità, Enslaved esclusi. A parte tale considerazione questo lavoro può dirsi praticamente perfetto sotto ogni punto di vista. I pezzi sono corposi e ben costruiti, tutti giocati sull’alternanza tra parti cadenzate ed epicissime, sferzate più feroci e passaggi maggiormente raccolti e riflessivi, forse retaggio del precedente mini acustico “Urminnes Hävd”. L’album scorre piacevole per il suo intero minutaggio senza evidenti cali di tensione, tra atmosfere cariche di pathos guerresco e tragico ed inni pagani dal sapore folk, caratterizzato da suoni rocciosi e potenti e da una produzione molto compatta ed heavy, con testi che, come di consueto, raccontano le gesta di dei ed eroi dell’antica mitologia vichinga. L’andamento marziale di alcuni pezzi mi ha riportato alla mente la fierezza barbarica dei primi Amon Amarth, mentre i passaggi più black oriented fanno pensare in alcuni momenti ai Windir più malinconici. Un buon lavoro quindi, che certamente non deluderà le aspettative dei molti fans della band, anche se i nostri non possono pensare di adagiarsi sugli allori e riproporre all’infinito la stessa musica.
