Sesto lavoro in studio per Vintersorg che segna, almeno parzialmente e fin dal recupero del vecchio logo e della lingua madre per le liriche, un ritorno alle origini per il progetto solista di Andreas Hedlund. Intendiamoci, “Till Fjälls” resta un capolavoro unico ed inimitabile, un gioiello incastonato nel ghiaccio eterno delle montagne del Nord, ma questo “Solens Rötter” (tradotto, le origini del sole), pur non raggiungendo i livelli eccelsi di quell’album, risulta comunque molto più vicino alle sonorità folk black viking di quel lavoro, piuttosto che alle cervellotiche fughe psichedelico-progressive degli ultimi, poco incisivi, “Vision From The Spiral Generator” e “The Focusing Blur” o delle recenti prove dei Borknagar. Le canzoni godono di arrangiamenti complessi e di un riffing di pregevole fattura, molto epic oriented, che cattura ed esprime con grande vitalità l’essenza stessa della maestosa Natura invernale. Si passa da pezzi decisamente aggressivi come “Att Bygga En Ruin”, ad altri più malinconici e commoventi come la tenue “Strålar”, ma tutto l’album si mantiene su livelli qualitativi decisamente alti, senza cadute tono. Vintersorg dimostra ancora una volta la propria abilità compositiva e la propria versatilità vocale, intrecciando uno screaming particolarmente tragico ed espressivo a parti in cantato pulito profonde e calde. La struttura delle songs è intricata e il disco necessita di diversi ascolti per essere assimilato a dovere, ma non mancano parti più immediate e chorus che si stamperanno immediatamente nella mente dell’ascoltatore (“Från Materia Till Ande”). Questo lavoro, tanto maturo quanto spontaneo, esprime tutto l’amore del mastermind Hedlund per la propria terra, per il ghiaccio, per il cielo terso di un paesaggio incontaminato dominato da foreste a perdita d’occhio. Un delicato e possente affresco che non deluderà i fans vecchi e nuovi della band.
