Himinbjorg – Europa

0
1362

Probabilmente per molti quello che sto per dire suonerà quasi come un’eresia, ma a mio avvio quest’album dei francesi Himinbjorg rappresenta un mezzo passo falso. I Nostri sono ormai giunti al quinto full lenght ed hanno raggiunto un’invidiabile esperienza oltre che un’indiscutibile maturità compositiva che li ha portati dal 1996, anno di fondazione della band, ad oggi, ad assurgere al ruolo di vera e propria istituzione in ambito viking-black in Francia e non solo. Questo consente agli Himinbjorg (per chi non lo sapesse si tratta del nome del castello nel cielo dove, secondo le saghe celtiche e nella mitologia scandinava, dimora la divinità Heimdall) di sfornare un disco comunque dignitoso e tecnicamente ineccepibile, ma privo di quel mordente e di quella carica “pagana” che tanto avevo apprezzato nelle precedenti releases. Intendiamoci, l’album si lascia ascoltare senza problemi, le parti epiche ci sono, con tanto di cori e voce pulita, le parti black pure, ma è l’amalgama d’insieme che manca, quella capacità di fondere la furia dei passaggi più ruvidi con la potenza degli stacchi heavy, il tutto condito con un senso pregnante di tragedia imminente e pathos che li aveva resi grandi in passato. È come se, dopo lo stupendo “Golden Age”, i Nostri abbiano smarrito la direzione e non riescano a decidere se recuperare le sonorità più selvagge e black oriented degli esordi oppure proseguire nella ricerca di un sound più potente, cadenzato ed epico senza compromessi, seguendo il sentiero tracciato appunto con l’ultimo album. Parliamoci chiaro, anche agli estimatori più convinti di questo gruppo alcune canzoni come l’iniziale “Entering Odin’s Huge Palace” o “Daily Disillusions” non potranno che sembrare dei meri riempitivi. Cosa vorranno dire gli Himibjorg con pezzi come questi per me rimane un mistero. Il singer Zahaah (il cui cantato, per inciso, non ho mai apprezzato particolarmente) non appare in forma smagliante né negli screams né nelle parti in clean vocals, ed anche il guitarwork di Mathrien D. non è eccelso. La produzione, che mi aspettavo potente e cristallina, sulla falsariga del precedente album, è invece piuttosto confusa e soffocata e questo inficia senza dubbio la resa generale delle songs, anche a livello di impatto emotivo. Per la verità non mancano alcuni episodi riusciti come “It Was In Europe” o la conclusiva “Last Day In Alesia”, dove lo spirito dei “vecchi” Himinbjorg sembra tornare alla ribalta, ma due buone canzoni in un album della durata di quasi un’ora è veramente troppo poco, soprattutto per una band di questa caratura. Spero si tratti di una flessione temporanea e non dell’inizio della parabola discendente per un gruppo che, in ogni caso, ha rivestito e riveste un ruolo di prim’ordine in ambito epic viking. Ripeto, un mezzo passo falso, ma non ancora un buco nell’acqua. Le carte in regola per risollevarsi ci sono tutte e spero che i Nostri se le giochino fin dalla prossima release.

REVIEW OVERVIEW
Voto
65 %
Previous articleEcnephias: i dettagli del nuovo album
Next articleHonor – In The Flames Of The Rising Power
himinbjorg-europaTRACKLIST <br> 1. Intro; 2. Entering Odin’s Huge Palace; 3. It Was In Europe; 4. (untitled); 5. The Inner Mirror; 6. The Law Of The Worship; 7. Yon; 8. The Alinated...; 9. Like A Shadow; 10. (untitled); 11. Daily Disillusions; 12. (untitled); 13. Les Strates; 14. Last Day In Alesia <br> DURATA: 51 min. <br> ETICHETTA: Adipocere Rec.ords <br> ANNO: 2005