Grisâtre -Paroxystique

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Terzo full length per Grisâtre, a soli due anni di distanza da “Esthaetique”, pubblicato appunto nel 2012. Il progetto solista francese, dietro al quale si nasconde la mente creativa di Rokkr (voce e tutti gli strumenti), prosegue il personale discorso artistico interrotto con il precedente lavoro, senza sostanziali variazioni sul tema né sconvolgimenti stilistici di sorta: black metal atmosferico e depressivo dunque, di quello più meditativo, soffuso, cerebrale e grigio. E come il grigio è un colore indefinibile e ricco di sottili sfumature, allo stesso modo la musica di Grisâtre è impalpabile e destrutturata e si diffonde come una nebbia malefica nei meandri di uno spirito preda dell’agonia e del dolore. Due pezzi lunghissimi, di quasi venti minuti di durata ciascuno (“Contemplation” e “L’Astre Gris”), incastonati fra tre intermezzi puramente strumentali, procedono lenti ed insinuanti tra arpeggi circolari, tappeti chitarristici dilatati e vocals strazianti, senza rinunciare a qualche (raro) momento di maggiore aggressività. È quasi inutile citare accostamenti con altri gruppi, che sono quelli consueti: Wigrid, Abyssic Hate, Velvet Cacoon e tutta la scuola canadese (specialmente Gris e Forteresse), alla quale la musica del nostro sembra essere particolarmente affine. Al di là dell’immobilismo sonoro – che di per sé non è neppure un difetto in quanto in certa misura connaturato al genere proposto – la maggiore critica che si può muovere a questo lavoro è l’eccessiva insistenza su un approccio decisamente più ambient che metal, che rende il tutto eccessivamente diluito e ripetitivo. Rispetto al suo predecessore, “Paroxystique” è a mio giudizio un album molto più dispersivo ed a tratti francamente stancante, benchè non privo di spunti di interesse e comunque in grado di creare un certo coinvolgimento emotivo. Consigliato soltanto ai sostenitori irriducibili ed acritici del depressive più malinconico ed intimista.