Isvind – Dark Waters Stir

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2005

“Dark Waters Stir” è senz’altro uno degli album più rappresentativi della famigerata scena black norvegese degli anni novanta, concepito in un momento in cui il movimento, dopo aver raggiunto i suoi inarrivabili picchi artistici e non solo, si avviava mestamente a perdere quell’alone di magia oscura e mistero che l’avvolgeva per diventare un semplice genere musicale. Gli Isvind, termine che in norvegese significa “vento ghiacciato” (e mai moniker fu più appropriato), diedero alle stampe questa perla nera nel 1996, dopo una manciata di demo, per poi sciogliersi l’anno successivo, quasi a voler segnare la fine irrimediabile di un’epoca. Il duo formato da Goblin e Arak, ex membro degli Tsjuder, si è successivamente riformato nei primi mesi del 2002, pubblicando uno split in compagnia dei nostrani (mediocri) Orcrist ed un promo, entrambi nel 2004. “Dark Waters Stir”, rispetto al futuro ancora incerto e nebuloso della band, è un monolite di coerenza, un vortice di gelo eterno, una nebbia malefica che resiste al trascorrere degli anni. Inutile citare un pezzo a discapito di altri, qui ogni nota è al suo posto e tutto è assolutamente perfetto. Le chitarre macinano riff semplici ma efficaci, nel più classico stile norvegese in equilibrio tra rabbia distruttiva alla Darkthrone e malinconica disperazione di stampo burzumiano, capaci di creare un vero maelstrom sonoro, accompagnato dai cambi di tempo della batteria che sorregge con la medesima maestria tanto i passaggi più furiosi quanto i momenti più cadenzati e carichi di pathos. Il tutto ulteriormente impreziosito da un uso ragionato e mai eccessivamente invasivo delle tastiere, che conferiscono ad alcuni passaggi un quid di vagamente epicheggiante, ma sempre freddo come il ghiaccio delle montagne, fino a dar vita nell’intro e nell’outro ad atmosfere cosmiche quanto buie. Il feeling estremamente gelido e cupo che sprigiona dai pezzi di quest’album nasce direttamente dal vento che ulula nelle foreste, dalla notte impenetrabile del Nord, dalle vette più inaccessibili dove soltanto gli spiriti eletti possono sperare di giungere a respirare l’aria pura calpestando le masse ignobili sotto i loro stivali. Epocale. “The Keeper Am I – I Close The Gate Of Live Forever – Only Faceless Left To See, Only Emptiness To Breathe”.

REVIEW OVERVIEW
Voto
85 %
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isvind-dark-waters-stirTRACKLIST <br> 1. Intro; 2. Ulv! Ulv!; 3. En Gjennomràtnet Hytte; 4. Stille Sjel; 5. Lysningen I Skogen; 6. Dark Waters Stir; 7. As Rane Comes Down; 8. Bankeand/Poltergeist <br> DURATA: 53 min. <br> ETICHETTA: Solistitium Records <br> ANNO: 1996