Da non confondersi con i quasi omonimi Wömit Angel finlandesi, i Vomit Angel sono un simpatico e delicatissimo trio proveniente dalla Danimarca. Li potete ammirare nelle assolutamente stralunate fotografie promozionali: i nostri sono soliti indossare comodi ed eleganti cappucci da boia, di varie stoffe e colori, anche durante le attività quotidiane; non so esattamente se anche il cagnolino faccia parte del gruppo o sia soltanto un session member. Ad ogni modo la band è nata nel 2014 per volere di Necrodevil, al quale si è aggiunto l’anno successivo Lord Titan: i due, già compagni di lungo corso nei death/black metallers Sadogoat, poi Sadomator (forse non del tutto sconosciuti a quanti frequentano i meandri dell’underground più putrido e bestiale), decisero di riprendere in mano gli strumenti dopo diversi anni di pausa e, forti dell’esperienza nelle loro vecchie band, di riproporre con questo progetto quelle stesse sonorità: uscì così nel 2016 in formato tape l’ep d’esordio “Sadomatic Evil”, decisamente vicino allo stile sanguinario ed intransigente degli originari Sadogoat/Sadomator. Ben presto però i nostri cambiarono direzione musicale, incorporando nel loro sound decise influenze death/grind e grindcore e modificando in parte anche il loro universo lirico, che passa dalla più bieca e ferale blasfemia a testi che ruotano anche attorno ad esperienze personali, magari raccontate con quel tocco di ironia che non guasta.
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Questa virata stilistica, derivata probabilmente anche dall’apporto del bassista Peter Hugorm, già con Pustulation e Würm’s Tongue e qui in veste di session, in ogni caso non ha comportato il completo abbandono del vecchio stile e dell’attitudine dei primi tempi: così che quello che possiamo ascoltare in questo “Imprint Of Extinction”, debutto sulla lunga distanza dei nostri, in formato cd e lp, sotto l’egida della sempre attivissima Iron Bonehead Productions, è una sorta di ideale punto d’incontro tra quelle che sono le due anime del progetto, quella più bestiale ed ortodossa, vicina a sonorità di stampo classicamente metal of death, e quella forse più scanzonata ed irriverente, ma altrettanto distruttiva, che strizza l’occhio alle influenze più attuali e recenti.
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Insomma “Imprint Of Extinction” è un feroce mix di canzoni grindcore più brevi e ficcanti (e quando dico grindcore, intendo proprio grindcore, con tanto di batteria stile pentolaccia, improbabili intermezzi e voce tipo maiale sgozzato) ed altre invece relativamente più lunghe ed elaborate e più inclini a spaziare nei reami di un belluino e spietato death/black d’annata.
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Uno stile che i nostri amici danesi definiscono “sado grind metal”: una sorta di centrifuga impazzita, nella quale vengono macinati senza andare troppo per il sottile e senza particolari pretese tecnico-compositive Autopsy, Exumed, Mortician, Archgoat, Blasphemy, vomito, sangue, merda, caproni e brutalità assortite.
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Insomma, non esattamente l’ideale per passare una serata romantica ma se non disdegnate questo genere di nefandezze sonore e amate ogni forma di violenza metallica, senza particolari confini di genere, un ascolto a questo “Imprint Of Extinction” è certamente consigliato. Disco disimpegnato ma assolutamente piacevole. Vomit!