Djevel – Tanker Som Rir Natten

0
1612

Innanzi tutto qualche nota sulla formazione dei Djevel: se nel 2017 Faust era subentrato a Dirge Rep dietro le pelli (due personaggi che non necessitano di presentazioni),  questa volta tocca a Kvitrim impossessarsi del ruolo di frontman, dopo le dimissioni del co-fondatore Mannevod, senza affatto sfigurare nell’arduo compito di sostituirlo, nonostante sia meno noto del suo illustre predecessore. “Tanker Som Rir Natten” rappresenta il settimo sigillo per i diavoli norvegesi e risulta essere un lavoro di rottura rispetto alle precedenti produzioni: infatti, pur mantenendo stilemi e coordinate fondamentali del proprio approccio, la band dà una sterzata decisa al songwriting; mossa del tutto naturale, considerate le variazioni di line up, ma d’altro canto probabilmente voluta, per dare un taglio più netto col recente e ingombrante passato. Inutile girarci attorno, i Djevel oggigiorno rappresentano una delle band di punta di tutta la scena estrema norvegese, con buona pace dei mostri sacri: il presente (e forse) il futuro sono loro, e non solo per la presenza di un’icona come Bard Faust, ma soprattutto per l’elevata e costante qualità delle loro produzioni, senza cali di ispirazione e senza noiose ripetizioni, pur mantenendosi fedeli a a certe sonorità. Anche questa volta il discorso non cambia: le fondamenta del caratteristico e claustrofobico sound del gruppo rimangono immutate, se non addirittura accentuate per quanto riguarda l’oscurità e la pesantezza dei brani, che si fanno più articolati, complessi e meno diretti. Chi conosce la band tuttavia sa a cosa va incontro e non deve stupirsi se ai primi ascolti effettivamente la fruizione sembra difficoltosa: col passare del tempo i pezzi si memorizzano, diventano parte di noi e le mille sfumature contenute in essi assumono connotati che ci risultano già noti.

Se “Blant Svarte Graner” ci aveva fatto innamorare delle sue atmosfere epiche e magiche, rese con un approccio old school primordiale (basta ricordarsi l’opener “Her Er Ikke Spor Af Mennesker”), il seguente “Ormer Til Armer, Maane Til Hode” ci aveva spiazzato con un ritorno a sonorità più ovattate, maledette e brutali, risultando più complesso all’ascolto ma sempre radicato nella tradizione Djevel. “Tanker Som Rir Natten” segna un cambio di passo: questa volta la struttura del disco è completamente differente; cinque lunghissime e malinconiche tracce della durata media di dieci minuti, con maggiore enfasi sugli elementi acustici e atmosferici che erano stati un po’ messi da parte nell’ultimo disco. I titoli chilometrici sono in lingua madre, così come i testi, oscuri e di malvagia fantasia, che accompagnano queste dannate composizioni. Ogni brano è un lungo viaggio, con la band che ci accompagna attraverso vari ambienti tra loro così diversi ma comunque comunicanti: spiccano per bellezza l’opener, che rimane immediatamente in testa grazie al suo crescendo dinamico e inesorabile, e la conclusiva suite di oltre dodici minuti, che spazia tra tempi lentissimi (presenti pure nel terzo e bellissimo capitolo), per poi concedersi accelerazioni, divagazioni acustiche e sprazzi di clean vocals; elementi che ritroviamo come protagonisti in tutto il disco.

L’incedere dei brani è realmente complesso e per l’ennesima volta i Djevel spiazzano i fans di vecchia data con un lavoro che, pur rimanendo ancorato alla tradizione, fa un passo avanti rispetto al predecessore, aumentando la varietà nel songwriting e la ricerca di sonorità maggiormente atmosferiche, distaccandosi dalle soluzioni più ortodosse con un utilizzo maggiore delle clean vocals e di quegli intermezzi acustici tanto cari alla band, che qui svolge complessivamente un lavoro quasi perfetto, esaltando il drumming minimale e cinico di Faust così come la prova dietro al microfono del nuovo entrato Kvitrim (tra gli altri già in Black Majesty e Mare), che riesce a sopperire alla mancanza di Mannevond con vocals per certi versi perfino più versatili e malevole. “Tanker Som Rir Natten” è un disco non epocale ma piacevole, che ha il pregio di crescere col tempo, ascolto dopo ascolto, anche se potrebbe risultare indigesto per chi preferisce sonorità più marcate da ignoranza e inciviltà: questo è black metal per palati fini.

REVIEW OVERVIEW
Voto
76 %
Previous articleAd Omega: ecco il video di “The Fire Of Gnosis”!
Next articlePhantazo – Modern Ascetic Visions Of Mysticism
djevel-tanker-som-rir-nattenTRACKLIST <br> 1. Englene Som Falt Ned I Min Seng, Skal Jeg Sette Fri Med Brukne Vinger Og Torneglorier; 2. Maanen Skal Være Mine Øine, Den Skinnende Stierne Mine Ben, Og Her Skal Jeg Vandre Til Evig Tid; 3. En Krone For Et Øie Som Ser Alt, Tusind Torner For En Sønn Som Var Alt; 4. Tanker Som Rir Natten; 5. Naar Maanen Formørker Solen I En Dødelig Dans, Ber Jeg Moder Jord Opp Til En Siste Vals; 6. Vinger Som Tok Oss Over En Brennende Himmel, Vinger Som Tok Oss Hjem <br> DURATA: 57 min. <br> ETICHETTA: Aftermath Music <br> ANNO: 2021