Helvellyn – The Lore Of The Cloaked Assembly

0
587

Nell’ultimo decennio la Cumbria, contea del nord-ovest dell’Inghilterra, è diventata una sorta di Norvegia di inizi anni novanta per quanto riguarda la proliferazione di underground black metal bands, grazie soprattutto a due loschi individui che portano i nomi di Paul Gibson e Marc Hoyland che, con i loro innumerevoli progetti, tra i quali ricordiamo Thy Dying Light, Nefarious Dusk, 13 Candles, Skiddaw, Whinlatter e Úlfarr, solo per citarne alcuni, hanno portato alla ribalta la scena locale, creando una sorta di “microclima” maledetto attorno a quelle umide lande. Da oltre un decennio sulla scena, gli Helvellyn (il nome deriva dalla cima più alta della catena montuosa della zona, chiamata Lake District) si sono finora destreggiati tra sporadiche uscite come demo o split e questo “The Lore Of The Cloaked Assembly” rappresenta il debutto sulla lunga distanza per un combo che vuole dire la sua e non essere il classico side project.

Questo si evince a partire dalla line up, che compone una band a tutti gli effetti, con la presenza di altri tre membri conosciuti della florida scena underground locale.

Insomma le premesse per un buon disco c’erano tutte, considerando l’esperienza dei componenti e soprattutto la presenza di Gibson e Hoyland, garanzia di un songwriting sempre malvagio e oscuro seppur ormai abbastanza prevedibile.

Quando ascolti un disco così sai già cosa aspettarti e infatti, pezzo dopo pezzo, il marchio di fabbrica si palesa sempre più nitidamente, come un vero e proprio sigillo.

Il Cumbria sound è presente in ogni singola nota di questo platter, che riesce a catturare l’attenzione, al netto di qualche filler come “Reign Upon Ruby Skies Of Noose” o l’anonima “To Walk The Corridors Of Pestile”, di sicuro non capolavori ma non per questo pessime.

Il resto del disco è una creatura che proviene direttamente dal 1994 per attitudine e feeling, scarno ed elementare ma sempre affascinante, con quelle atmosfere da sala prove che contraddistinguevano band come primi Mayhem o Darkthrone. Ed è proprio da queste due realtà che si va ad attingere a piene mani, con il risultato di quaranta minuti scarsi di cattiveria old school, dove tutto ha un odore di stantìo ma riserva l’apparenza sobria e distinta di una vecchia signora elegante che un giorno è stata una bellissima ragazza. Non abbiamo a che fare con degli sprovveduti, tutto suona diretto e coeso, quadrato e preciso come da tradizione, senza lasciare spazio a ornamentali divagazioni tecniche, con quel sound essenziale tipico della cosiddetta second wave e quel retrogusto quasi punk che porta a un headbanging ossessivo. L’opener e title track ne è un esempio, gemma nera ancora da raffinare ma che anche allo stato grezzo riesce ad affascinare, così come i due seguenti capitoli di “Sacrilegious Violations”, che nella loro semplicità riescono a entrare in testa, e la conclusiva e violentissima “Unholy Voyage”, il pezzo più brutale e uno dei migliori del lotto.

Una buona prova di classico true black metal vintage, che non aggiunge nulla a quanto fatto negli ultimi trent’anni ma che si fa ascoltare con piacere, sempre che le nostre aspettative siano quelle di farci trasportare indietro nel tempo senza troppa sofisticatezza. Ortodossi.

REVIEW OVERVIEW
Voto
70 %
Previous articleOerheks – Landschapsanachronismen
Next articleGrymmstalt – Anthems Of Mournful Despondency
helvellyn-the-lore-of-the-cloaked-assemblyTRACKLIST <br> 1. The Lore Of The Cloaked Assembly; 2. Sacrilegious Violations; 3. Sacrilegious Violations Pt. 2; 4. Reign Upon Ruby Skies Of Noose; 5. Never Ending Moonlit Spires; 6. To Walk The Corridors Of Pestile; 7. Vlkodlak Battalion; 8. Unholy Voyage <br> DURATA: 38 min. <br> ETICHETTA: Purity Through Fire <br> ANNO: 2022