Phantazo

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Phantazo è una delle realtà più interessanti del panorama underground italiano e non solo. Fautore di un possente e caustico black/industrial metal, ha da poco dato alle stampe l’ultimo lavoro – “Le Temps Détruit Tout” – che ha destato impressioni decisamente favorevoli nell’ambito di un genere piuttosto lontano dai gusti dell’ascoltatore medio di metal estremo. Andiamo quindi a conoscere meglio questo progetto grazie alla voce del mastermind P.

Se non erro “Phantazo” deriva da un termine greco antico che significa “mostro”, “svelo”, “rendo visibile”. Perchè hai scelto questo nome per il tuo progetto?

Dall’arcaico termine “Phantazo” deriva la parola Fantasma. Ho scelto questo nome in quanto perfetto per il concetto che voglio esprimere in musica. Phantazo vuole portare all’orecchio di chi ascolta suoni terrificanti e melodie nervose, con l’intento di suscitare sensazioni di decadimento, paura, oblio… il fantasma di un “memento mori” che ti martella la schiena, atto a ricordare all’essere umano il degrado velato della sua razza e della società da egli creata, uno spettro che rimembra il lato più grottesco e terrificante dell’esistenza.

Puoi tracciare brevemente la storia di Phantazo dagli esordi ad oggi?

Il progetto nasce anni fa, nel 2006 circa, quando io e un amico (I.) decidiamo di cimentarci nel fare black metal industrial, ispirati principalmente dalle sonorità dei Mysticum e dei Black Funeral. Dopo qualche mese, e dopo aver buttato giu’ qualche idea, I. decide di lasciare il progetto per dare spazio ad altre priorità musicali. Dopo aver accantonato idee e canzoni per circa un anno, decido di continuare da solo e registro il primo demo a fine 2007. Phantazo diventa così un progetto solista. Dal secondo demo del 2008, mi affiancano due sessions, che prendono gli pseudonimi di Phronesis e Phantom, i quali mi aiutano ancora oggi nella registrazione delle canzoni e nella creazione di testi. Il 2010 dà alla luce uno split album con Dig, altro progetto pseudoindustrial di “4” membro e fondatore dei Nocratai. Nel 2011 dopo aver registrato “Le Temps Détruit Tout”, ho ambito a dare un carattere piu’ serio a Phantazo, mettendomi alla ricerca di una etichetta e lasciandomi alle spalle le autoproduzioni; ma, complici il particolare genere proposto e il “trend” black metal che va da tutt’altra parte, ho collezionato scarsi risultati. Solo a marzo 2012 sono riuscito a trovare chi potesse apprezzare la mia musica, la Baphomet In Steel che, entusiasta, ha prodotto il mio album subito.

Qual è stato il percorso che ti ha portato alla composizione dei pezzi di “Le Temps Détruit Tout”? Si tratta in qualche modo di un concept sul trascorrere inesorabile del tempo? Quali sono le tematiche trattate nei testi e come definiresti lo stile musicale di questo disco?

Il concept di “Le Temps Détruit Tout” analizza il tempo come un’entità maligna che distrugge bene e male, speranza e illusione, inghiottendo al suo passaggio tutta la nostra esistenza. Il titolo dell’album cela nel suo significato anche un messaggio rassicurante nei confronti della nostra fine ultima, intesa come morte, che si propone come salvezza all’esistenza stessa. Lo stile musicale rientra nei tipici canoni del black/industrial dei primi ’90, con qualche sporadico riff depressive.

All’ascolto ho individuato tra le possibili influenze del sound di Phantazo gruppi come Red Harvest, Mysticum, Anaal Nathrakh e Black Funeral ma anche bands molto lontane dal black metal e puramente industrial, come Ministry e Godflesh. Sei d’accordo? Quali sono le tue fonti di ispirazione e principali influenze, musicali e non?

Mysticum, Black funeral e Beherit, sono le bands che principalmente mi hanno influenzato ad iniziare con Phantazo, il resto dell’ispirazione viene da una mia passione per suoni e sonorità industriali, nonchè da un po’ di infatuazione per la musica elettronica. Gli altri gruppi da te citati non li conosco, ma vedro’ di farmi una cultura…

Com’è nato invece un pezzo dal sapore elettronico e sperimentale come “Isotoxin”?

Di brani come “Isotoxin” ne ho molti in cantiere, uno lo avevo già inserito nel secondo demo, e ne verranno altri. Mi piace crearli come da “intermezzo” per i miei album. Molte volte brani di solo sintetizzatore esprimono al meglio atmosfere e dimensioni.

Sei soddisfatto della collaborazione con la Baphomet In Steel?

Sì, conosco di persona chi la gestisce, cura molto le sue uscite e si pubblicizza bene sui social network (cercatela su facebook e myspace). Anche se devo dire che oggi è più difficile proporsi al pubblico rispetto a qualche anno fa; non sempre avere una label è sinonimo di distribuzione, c’è troppa roba e tante bands “fotocopia” di altre. Stando nella scena da un po’ ho anche riscontrato che oggi la gente è molto meno interessata a progetti solisti o particolari, conta molto di più l’impatto live (che Phantazo non vedrà mai). C’è più interesse ad avere una maglia di un gruppo piuttosto che comprarne il cd.

Credi che la freddezza robotica dell’industrial unita alla dissacrazione iconoclasta del black metal possa essere un valido strumento per esprimere la decadenza del mondo moderno?

Certamente, l’industrial è una critica caustica al fasullo benessere dell’umanità fondato sull’immolazione del futuro. Unito alla dissacrazione e alla blasfemia tipica del black metal, puo’ formare un simposio eccelso.

Phantazo ha mai suonato dal vivo? Pensi che la dimensione live possa essere confacente a questo progetto?

L’idea di un live mi ha sempre solleticato ma, essendo Phantazo qualcosa di molto intimo, ho sempre trovato impossibile realizzare tutti gli archetipi che ho in mente per un possibile live; sia da un punto di vista pratico (la location ideale sarebbe una fabbrica abbandonata), che finanziario… senza contare gli amici che dovrei scomodare come turnisti.

Cosa ci riserva il futuro di Phantazo? Hai anche altri progetti musicali che vuoi illustrare ai nostri lettori?

Sto già lavorando ad un altro album, anche se con ritmi altalenanti, notizie e aggiornamenti li pubblicherò come sempre su www.myspace.com/phantazo e sulla pagina facebook. Sono anche membro degli Ars Goetia, con i quali stiamo finalmente per far uscire il secondo full lenght e preparandoci per qualche live, nella prossima stagione probabilmente.

Lascio a te concludere questa intervista come ritieni più opportuno.

Vi ringrazio per lo spazio dedicatomi e per il lavoro che fate su questa webzine, ormai ne sono rimaste poche italiane! Per chi sia incuriosito, ricordo che sulla pagina myspace è possibile ascoltare qualche brano. A presto ! P.

hantazo è una delle realtà più interessanti del panorama underground italiano e non solo. Fautore di un possente e caustico black/industrial metal, ha da poco dato alle stampe l’ultimo lavoro – “Le Temps Détruit Tout” – che ha destato impressioni decisamente favorevoli nell’ambito di un genere piuttosto lontano dai gusti dell’ascoltatore medio di metal estremo. Andiamo quindi a conoscere meglio questo progetto grazie alla voce del mastermind P.

Se non erro “Phantazo” deriva da un termine greco antico che significa “mostro”, “svelo”, “rendo visibile”. Perchè hai scelto questo nome per il tuo progetto?

Dall’arcaico termine “Phantazo” deriva la parola Fantasma. Ho scelto questo nome in quanto perfetto per il concetto che voglio esprimere in musica. Phantazo vuole portare all’orecchio di chi ascolta suoni terrificanti e melodie nervose, con l’intento di suscitare sensazioni di decadimento, paura, oblio… il fantasma di un “memento mori” che ti martella la schiena, atto a ricordare all’essere umano il degrado velato della sua razza e della società da egli creata, uno spettro che rimembra il lato più grottesco e terrificante dell’esistenza.

Puoi tracciare brevemente la storia di Phantazo dagli esordi ad oggi?

Il progetto nasce anni fa, nel 2006 circa, quando io e un amico (I.) decidiamo di cimentarci nel fare black metal industrial, ispirati principalmente dalle sonorità dei Mysticum e dei Black Funeral. Dopo qualche mese, e dopo aver buttato giu’ qualche idea, I. decide di lasciare il progetto per dare spazio ad altre priorità musicali. Dopo aver accantonato idee e canzoni per circa un anno, decido di continuare da solo e registro il primo demo a fine 2007. Phantazo diventa così un progetto solista. Dal secondo demo del 2008, mi affiancano due sessions, che prendono gli pseudonimi di Phronesis e Phantom, i quali mi aiutano ancora oggi nella registrazione delle canzoni e nella creazione di testi. Il 2010 dà alla luce uno split album con Dig, altro progetto pseudoindustrial di “4” membro e fondatore dei Nocratai. Nel 2011 dopo aver registrato “Le Temps Détruit Tout”, ho ambito a dare un carattere piu’ serio a Phantazo, mettendomi alla ricerca di una etichetta e lasciandomi alle spalle le autoproduzioni; ma, complici il particolare genere proposto e il “trend” black metal che va da tutt’altra parte, ho collezionato scarsi risultati. Solo a marzo 2012 sono riuscito a trovare chi potesse apprezzare la mia musica, la Baphomet In Steel che, entusiasta, ha prodotto il mio album subito.

Qual è stato il percorso che ti ha portato alla composizione dei pezzi di “Le Temps Détruit Tout”? Si tratta in qualche modo di un concept sul trascorrere inesorabile del tempo? Quali sono le tematiche trattate nei testi e come definiresti lo stile musicale di questo disco?

Il concept di “Le Temps Détruit Tout” analizza il tempo come un’entità maligna che distrugge bene e male, speranza e illusione, inghiottendo al suo passaggio tutta la nostra esistenza. Il titolo dell’album cela nel suo significato anche un messaggio rassicurante nei confronti della nostra fine ultima, intesa come morte, che si propone come salvezza all’esistenza stessa. Lo stile musicale rientra nei tipici canoni del black/industrial dei primi ’90, con qualche sporadico riff depressive.

All’ascolto ho individuato tra le possibili influenze del sound di Phantazo gruppi come Red Harvest, Mysticum, Anaal Nathrakh e Black Funeral ma anche bands molto lontane dal black metal e puramente industrial, come Ministry e Godflesh. Sei d’accordo? Quali sono le tue fonti di ispirazione e principali influenze, musicali e non?

Mysticum, Black funeral e Beherit, sono le bands che principalmente mi hanno influenzato ad iniziare con Phantazo, il resto dell’ispirazione viene da una mia passione per suoni e sonorità industriali, nonchè da un po’ di infatuazione per la musica elettronica. Gli altri gruppi da te citati non li conosco, ma vedro’ di farmi una cultura…

Com’è nato invece un pezzo dal sapore elettronico e sperimentale come “Isotoxin”?

Di brani come “Isotoxin” ne ho molti in cantiere, uno lo avevo già inserito nel secondo demo, e ne verranno altri. Mi piace crearli come da “intermezzo” per i miei album. Molte volte brani di solo sintetizzatore esprimono al meglio atmosfere e dimensioni.

Sei soddisfatto della collaborazione con la Baphomet In Steel?

Sì, conosco di persona chi la gestisce, cura molto le sue uscite e si pubblicizza bene sui social network (cercatela su facebook e myspace). Anche se devo dire che oggi è più difficile proporsi al pubblico rispetto a qualche anno fa; non sempre avere una label è sinonimo di distribuzione, c’è troppa roba e tante bands “fotocopia” di altre. Stando nella scena da un po’ ho anche riscontrato che oggi la gente è molto meno interessata a progetti solisti o particolari, conta molto di più l’impatto live (che Phantazo non vedrà mai). C’è più interesse ad avere una maglia di un gruppo piuttosto che comprarne il cd.

Credi che la freddezza robotica dell’industrial unita alla dissacrazione iconoclasta del black metal possa essere un valido strumento per esprimere la decadenza del mondo moderno?

Certamente, l’industrial è una critica caustica al fasullo benessere dell’umanità fondato sull’immolazione del futuro. Unito alla dissacrazione e alla blasfemia tipica del black metal, puo’ formare un simposio eccelso.

Phantazo ha mai suonato dal vivo? Pensi che la dimensione live possa essere confacente a questo progetto?

L’idea di un live mi ha sempre solleticato ma, essendo Phantazo qualcosa di molto intimo, ho sempre trovato impossibile realizzare tutti gli archetipi che ho in mente per un possibile live; sia da un punto di vista pratico (la location ideale sarebbe una fabbrica abbandonata), che finanziario… senza contare gli amici che dovrei scomodare come turnisti.

Cosa ci riserva il futuro di Phantazo? Hai anche altri progetti musicali che vuoi illustrare ai nostri lettori?

Sto già lavorando ad un altro album, anche se con ritmi altalenanti, notizie e aggiornamenti li pubblicherò come sempre su www.myspace.com/phantazo e sulla pagina facebook. Sono anche membro degli Ars Goetia, con i quali stiamo finalmente per far uscire il secondo full lenght e preparandoci per qualche live, nella prossima stagione probabilmente.

Lascio a te concludere questa intervista come ritieni più opportuno.

Vi ringrazio per lo spazio dedicatomi e per il lavoro che fate su questa webzine, ormai ne sono rimaste poche italiane! Per chi sia incuriosito, ricordo che sulla pagina myspace è possibile ascoltare qualche brano. A presto ! P.