Ulver – Shadows Of The Sun

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I norvegesi Ulver non finiscono ancora di stupire: dopo il bel disco di due anni fa, “Blood Inside”, i nostri tornano infatti a percorrere strade sintetiche ed intimiste, rivisitando lo stile manifestato nel loro capolavoro assoluto, che risponde al nome di “Perdition City” (dischi black esclusi, ovviamente). “Shadows Of The Sun” si dilata nella sua calma spettrale, grazie al dolce tappeto di sintetizzatori spesso arricchito da strumenti come archi, tastiere, chitarra e tromba; è anche presente ai due capi del disco il theremin, ovvero il primo strumento musicale elettronico inventato. Ora… all’ascolto si perde davvero la sensazione del tempo, sia per via della mancanza di appigli ritmici che per l’andamento ipnotico ed ossessivo degli strumenti. Se nell’immediato passato gli Ulver ci avevano proposto un suono a tratti aggressivo, grazie al quale anche uno strumento di uso quotidiano diveniva portatore di criptati messaggi, in questo nuovo album viene lasciato spazio all’espressività di paesaggi deserti, con rumori talmente lievi da sembrare la propagazione del silenzio. Il tappeto sonoro, di cui parlavamo poc’anzi, muta la propria forma in maniera impercettibile, attenuandosi per poi tornare intenso ma comunque rilassato e smussato. Il cantato accompagna giustamente i suoni: clean vocals oniriche e soavi si sovrappongono e si sposano a pennello con le composizioni. La sezione ritmica è presente soltanto a tratti: dall’andamento jazzato, lento, si sviluppa in un continuo solo che non lascia appigli all’ascoltatore, amplificando ulteriormente il senso di distacco che trasmette il disco. L’apice compositivo di questo “Shadows Of The Sun” si raggiunge con la magnifica “Let The Children Go”, un vero gioiello. A seguire troviamo la personalissima rivisitazione di “Solitude”, un classico targato Black Sabbath, che mantiene il suo mood oscuro in un’inaspettata forma ammorbidita. Dopo la parte centrale, dove spunta qualche momento brioso, la parte finale dell’album torna a dilatarsi all’infinito, come accadeva nei primi brani. “Shadows Of The Sun” è un viaggio che va gustato in totale solitudine e con una flebile luce, per meglio catturare i tanti piccoli particolari che per la loro mollezza risultano fugaci. Quello che è sicuro è che gli Ulver sono riusciti a sfornare l’ennesima opera d’arte, un bellissimo disco particolarmente indicato per stimolare la riflessione. “My name means nothing…”

REVIEW OVERVIEW
Voto
85 %
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ulver-shadows-of-the-sunTRACKLIST <br> 1. Eos; 2. All The Love; 3. Like Music; 4. Vigil; 5. Shadows Of The Sun; 6. Let The Children Go; 7. Solitude (Black Sabbath cover); 8. Funebre; 9. What Happened <br> DURATA: 40 min. <br> ETICHETTA: Jester Records <br> ANNO: 2007