Ashen Light – Veles’ Song

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Esordio sulla lunga distanza (il titolo translitterato dal cirillico significa qualcosa come “Song For Veles”) per i russi Ashen Light, band dedita ad un black metal dalle tinte sinfoniche intriso di una forte anima folk, che costituisce il tratto distintivo della musica dei nostri. L’approccio del gruppo – anche a livello lirico poichè anche gli Ashen Light trattano tematiche legate alle antiche tradizioni pagane – è assimilabile a quello di altre realtà dell’Europa dell’Est come Nokturnal Mortum, Astrofaes e Temnozor ma con un piglio personale del tutto peculiare. Ad una breve intro fa seguito la strepitosa “Bloodline’s Veda”, pezzo costruito su un’incalzante ritmo di tastiere, che sembrano simulare il suono di un flauto e trascinano tutti gli altri strumenti in travolgente up tempo, sostenuto da un riff tagliente e da una sezione ritmica potente e precisa. “Ros” è un altro brano vincente, giocato su una struttura simile al precedente dove le linee tastieristiche sono sostituite da un lieve arpeggio di chitarra acustica, sul quale si regge la corsa di chitarre e batteria. Le due canzoni citate rappresentano i due risvolti del folk-black metal dei nostri: l’uno più trascinante, vicino in qualche maniera ai primi Finntroll; l’altro più tragico e malinconico, capace di risvegliare sensazioni di amara mestizia come soltanto i migliori lavori dei Wyrd. Il vero picco compositivo dell’album è però “Possessed”, sontuosa suite di oltre sette minuti di durata, nella quale l’elemento folk viene momentaneamente messo da parte a favore di sonorità più classicamente sinfoniche – ma dannatamente oscure – sulla scia di gruppi come Limbonic Art e Lunar Aurora (ed il paragone non è per nulla peregrino). Al di là delle canzoni menzionate, che già da sole giustificano il voto finale, tutto il disco si mantiene su livelli qualitativi estremamente elevati, puntando ora sull’impatto ora sul coinvolgimento emotivo. Da sottolineare la prova vocale del singer Wsegard, dotato di un’ugola al vetriolo e capace di emettere delle urla demoniache davvero da brividi, ottimamente coadiuvato da backing vocals più gutturali. Siamo di fronte ad un piccolo e misconosciuto capolavoro, uno dei tanti provenienti dalle fredde lande della Russia, consigliato senza riserve.