L’Aquila Metal Fest

0
1139

5-09-2009, MONTELUCO DI ROIO (AQ).

Ciementificio
Draugr
Infernal Angels
Fearbringer

L’Aquila Metal Fest è un festival, alla sua prima edizione, organizzato in quel di Roio, uno spiazzo a oltre mille metri di altitudine che sovrasta la città immerso in una grande pineta. Il luogo suggestivo cocciava ancora con la presenza dei disagi del post-terremoto, ma, comunque, il posto si è dimostrato potenzialmente adatto a eventi underground del genere.

 

Il tempo non è stato dalla nostra parte. Infatti, una leggera pioggia ha accompagnato buona parte del festival, creando disagi soprattutto per le band e per la messa in sicurezza della strumentazione.

I gruppi presenti sono stati ben 9, ma io parlerò solo della parte finale del festival, quella più interessante, in quanto considero le prime esibizioni del tutto insufficienti e prive di interesse. Poco male, nel frattempo ho potuto bere e mi sono potuto rilassare, prima dei concerti di maggiore spessore.

 

Iniziamo a parlare dei CIEMENTIFICIO, band pescarese fautrice di un thrash sporco e grezzo. Avevo già sentito la band in altre occasioni e suonamo anche sullo stesso palco qualche anno fa e, anche adesso, il combo si dimostra ben affiatato e distruttivo nella propria performance. Le tematiche sanguinolente ed ironiche cocciano col sound abrasivo e martellante, tipico delle band dedide ad un thrash ottantiano, debitore più agli Slayer dei bei tempi che ai gruppi di metal estremo più moderni. Insomma si va avanti a suon di tupa-tupa sostenuto, riffing assassino, assoli folli e grande impatto. Con una canzone parodia e contro i Nirvana si conclude la prova dei Ciementificio, da considerarsi piacevole, dinamica e divertente, oltre che tecnicamente ineccepibile (per il genere).

 

Dopo di loro è la volta dei DRAUGR, altra entità proveniente sempre dalla zona Chieti\Pescara, che ricordo di aver ascoltato molti anni fa (mi pare 6 o 7) all’Enter Pub di L’Aquila. Allora i Nostri facevano uno speed black molto asciutto e violento, e mostravano le buone doti tecniche e attitudinali, considerando anche che erano molto giovani a quei tempi. Oggi la band si è un po’ rivoluzionata ed evoluta, abbracciando sonorità folk nordiche in maniera marcata. Se da un lato la musicalità e la feralità dell’esibizione sono contraddistinte da una buona preparazione dei musicisti, dall’altro devo dire che alcune divagazioni eccessivamente folk sembrano quasi da sagra di paese. Dunque una prova, la loro, buona, che paga un eccessivo azzardo compositivo dei pezzi. Se fossero stati indicativamente come i vecchi tempi sarebbe stato sicuramente meglio, per i miei gusti personali. Da segnalare il face-painting (o corpse-paint…) e i travestimenti alla vichinga maniera che la band ha sfoggiato. Anche questi forse eccessivamente a mo’ di parodia. Concludendo, la loro è stata una prova epica, veloce e tagliente. Tutto sommato discreta.

 

Verso la mezzanotte gli INFERNAL ANGELS salgono sul palco. La band, come sopra, la conosco e la seguo da anni, mi pare che il loro fu il primo demo che ricevemmo alla nostra allora neo-nata webzine nell’ormai lontano 2005. Rispetto a qualche anno fa la band ha sicuramente affinato le proprie doti esecutive, adesso del tutto sufficienti e granitiche e, per quanto rigarda l’aspetto live, le composizioni soffrono di meno degli inserti atmosferici di tastiera, apparendo più compatte e all’unisono. Ricordo che il loro genere è un black metal melodico. Li avrei preferiti più “sporchi” anche nel sound a dire il vero, comununque la band si esibisce con un piglio molto death-oriented e in maniera leggermente svogliata. Se da un lato, infatti, posso lodare l’esibizione dal punto di vista meramente tecnico ed esecutivo, dall’altra devo fare una nota di demerito per la staticità della loro esibizione. Tra l’altro non mi piace personalmente il loro vocalist, anzi, la sua voce per essere preciso. Comunque, nel bene e nel male, gli Infernal Angels macinano musica per il loro spazio con i pro e i contro che ho sopra elencato.

 

Arriva il momento degli headliners! Tocca ai FEARBRINGER… a causa della poca organizzazione dell’evento e della scarsa preparazione dietro al mixer (e pure del tempo, su) la band parmense arriva a suonare ad un’ora tarda e mi trova completamente distrutto e ubriaco. Comunque riesco a reggere l’intera loro esibizione. Faccio alcune premesse. Personalmente amo molto questa band, e nonostante molti critici la snobbino, secondo me questi presunti critici non capiscono un cazzo e partono prevenuti contro una band che solo all’apparenza può sembrare quasi banale. “Le Notti Del Peccato” è un disco perfetto nella sua lineare semplicità. Successivamente ho apprezzato un po’ di meno i restanti lavori targati FearBringer, ecco. Per quanto riguarda l’esibizione live in questione, i nostri si vestono di tutto punto in stile medievale, con armatura e stemmi dalla tinta bianco-rossa, riconducibile alla loro terra. La band pare un po’ invecchiata e appesantita, ma comunque è artefice di una prova fedele al lavoro fatto su disco e d’impatto a tratti epico e a tratti violento. Voglio solo segnalare la stonatura di un elemento della band, ovvero il chitarrista solista, che forse si sentiva poco bene, non so. Sta di fatto che stecca dall’inizio alla fine trame di chitarra semplici anche per un novizio dello strumento. E, colpa anche del missaggio del sound pessimo, questa chitarra viene sparata a volumi troppo alti, rovinando un po’ l’ottima prestazione generale. Beh, c’è da dire che, per l’appunto, i restanti componenti della band fanno una buona prova, soprattutto il batterista, che sostituisce la drum machine da disco in maniera eccezionale. Dopo circa 40 minuti di musica arriva la polizia, chiamata dai soliti inurbani cafoni di paese, e fa chiudere concerto e festival.

 

Tutto finito, si riscende dalla montagna. Considerazioni finali. Il posto è suggestivo e buono per eventi del genere, questo almeno teoricamente. L’organizzazione approssimativa, troppo tempo perso a fare il sound check per ogni singola band, sono due elementi negativi della serata. I gruppi scelti sono altalenanti, l’80% di quelli che ho omesso non si potevano sentire, addirittura il cantante di una band è caduto dal palco alto 2 metri, per quanto stava finito. Inoltre il momento particolare locale ha portato ad alcune situazioni paradossali, visto che il palco è stato messo di fianco ad un ristorante paesano, e vista la presenza del paese stesso di lì a poco e della tendopoli del paese ancora più vicina. Insomma, si univa il sacro al profano.

Almeno, dopo tutto, si può dire che quello di cui vi ho parlato è stato davvero un festival underground…