Voëmmr – O Ovnh Intot Adr Mordrb

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Dalle più oscure e catacombali profondità dell’underground lusitano ecco emergere, grazie al lavoro della connazionale Harvest Of Death, piccola etichetta specializzata in questo genere di nefandezze, i Voëmmr, entità coinvolta nel circolo esoterico/musicale Aldebaran, insieme ad altre realtà locali come Ordem Satänica, Trono Além Morte e Occelenbriig. Dei Voëmmr, come del resto degli altri gruppi citati, non si sa niente perché i nostri amici rifuggono ogni esposizione pubblica e qualsiasi tipo di presenza personale sui social media e più in generale in rete, preferendo rinchiudersi in putridi e umidi scantinati per dare vita, tra la muffa e il puzzo dei cadaveri in putrefazione, alla loro musica carica di odio e misantropia: una concezione ultra-elitaria ed un’attitudine grezza e senza compromessi, che ovviamente non possono che richiamare alla mente l’operato delle Black Legions francesi nel corso degli anni novanta, anche per l’utilizzo del bizzarro ed incomprensibile dialetto inventato a suo tempo dai Belketre, e che stanno trovando terreno fertile in Portogallo, paese che vanta una delle scene raw black metal più estreme e luride in assoluto. I nostri hanno insomma tutti i crismi per poter essere considerati una band di culto: esordiscono nel 2017 con il full length “Nox Maledictvs”, l’anno successivo danno alle stampe la demo “Sombr Moebrd” ed uno split in compagnia degli statunitensi Sanguine Relic, ed ora tornano alla carica con questo “O Ovnh Intot Adr Mordrb”, seconda fatica sulla lunga distanza, che non fa altro che ribadire la loro intenzione di votarsi completamente all’abisso e alla più antiumana celebrazione del dolore in musica. Il black metal dei Voëmmr striscia come un serpente maledetto e mette in mostra un approccio rituale e malato attraverso una registrazione gracchiante e low-fi veramente d’altri tempi ed un riffing criptico e glaciale, sostenuto da un drumming ossessivo e graziato da un cantato d’oltretomba, che si esprime in parte con harsh vocals demoniache quasi borbottate ed in parte con ululati e latrati davvero folli ed isterici.

C’è un che di maniacale e maleodorante nelle note contenute in questo disco, che è sicuramente martellante e rumoroso ma che non gioca tutto sulla violenza, concentrandosi invece anche e soprattutto sulla creazione di atmosfere desolate e terrificanti, che si posano sull’ascoltatore come una nebbia cattiva, di quelle che senza darne l’impressione ti penetrano in profondità nelle ossa e ti lasciano stranamente infreddolito. I Voëmmr hanno un sound caratteristico e perverso, veicolato anche (e principalmente) attraverso l’uso dell’organo, strumento insolito ma qui pressoché onnipresente, che tesse le sue trame maligne sottotraccia e in diverse occasioni prende decisamente il sopravvento, come avviene ad esempio nella funerea e lamentosa litania “Profvndr”, a mio giudizio l’episodio più riuscito del lotto, nei suoi dieci minuti di persistente astio e inquietudine. Il suono così scarno ed essenziale dei Voëmmr è istintivamente accostabile a quello coniato nel più puro marciume dai Black Funeral e dai primi Darkthrone, oltre che dalle già citate Black Legions, ma spesso e volentieri si aggira in territori dove il putridume tocca un certo oscuro e perverso romanticismo, caro a gruppi come Celestia e Mortifera. Il quadro è quindi sufficientemente delineato: non ci sarebbe neppure bisogno di precisare che la registrazione assolutamente sgraziata e amatoriale potrebbe rappresentare un fastidio ed un ostacolo all’ascolto per quanti sono avvezzi a produzioni decisamente più professionali e levigate, ma questo tipo di black metal avrebbe davvero poco senso se suonato diversamente. Non mi resta quindi che consigliare “O Ovnh Intot Adr Mordrb” a quanti non temono di farsi un viaggio nei meandri più labirintici e macabri della follia e della disperazione, con la capacità e la pazienza di cogliere, sotto tonnellate di marciume, le varie sfumature, tutte però rigorosamente tinte di nero, di un disco che riesce comunque (relativamente) a sorprendere anche chi si abbevera da anni alla fonte del black metal più nero e decadente.