James Mc Bain, il terribile ragazzo scozzese mastermind del progetto Hellripper, è tornato e come antipasto in attesa del secondo full length della sua creatura infernale, ci delizia con questo ep di breve durata nel quale propone, come era lecito e prevedibile aspettarsi, un classicissimo black thrash con venature punkeggianti, di quelli che non lasciano prigionieri e ti fanno staccare la testa a furia di headbanging. Nonostante i suoi ventiquattro anni il ragazzo di Aberdeen fa capire fin da subito che non abbiamo a che fare con uno sprovveduto ma con una giovanissima macchina tritaossa e spara riff, che dimostra un’età “musicale” molto più elevata di quella anagrafica, grazie ad una verve creativa e ad una tecnica decisamente invidiabili nel genere. Ovviamente viene difficile dilungarsi nel descrivere un ep così stringato ma basta la definizione di pure thrash black metal per far capire a cosa andremo incontro una volta premuto il tasto play.
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Quattro brani sparati alla velocità della luce dove caproni, up tempos, riffing incessante e ciclico la fanno da padroni in maniera assoluta: il nostro non inventa nulla di nuovo ma riesce a coinvolgere al 100% e farebbe venire voglia di pogare pure a un morto. La track list si apre con “All Hail The Goat” e termina con “Headless Angels”: già dai titoli si capiscono esattamente le tematiche trattate mentre la soluzione stilistica adottata è sempre la stessa, ovvero riff, harsh vocals dannate e tempi sostenuti di matrice punk, anche se il nostro eroe si concede una piccola divagazione “artistica” con la title track “Black Arts & Alchemy”, di sicuro il pezzo migliore del lotto, sorretto da un riff portante arabeggiante ed esotico e con una struttura più ragionata, caratterizzata da stop and go che mantengono per tutta la durata del brano un’aura mistica da genio della lampada.
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Chi volesse acquistare la versione fisica in cd potrà beneficiare una bonus track, cover di “Iron Heads” dei pirati tedeschi Running Wild, a sottolineare l’eterogeneità delle influenze del polistrumentista scozzese. Impeccabile la produzione, che risulta potente e cristallina, sicuramente di categoria superiore rispetto alla media delle produzioni del genere. In fin dei conti “Black Arts & Alchemy” è un ascolto consigliatissimo per una vasta platea di ascoltatori, che spazia dai Venom ai Sodom ma che strizza l’occhio anche alla scuola NWOBHM e punk del Regno Unito e per chi si vuole avvicinare a questa ottima e giovane one man band, mentre rimane un acquisto obbligato a chi già ne è fan. In attesa del nuovo disco promuoviamo senza indugi il buon Hellripper.