Lilyum

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È con grande piacere che ospitiamo sulle nostre pagine virtuali i Lilyum, band italiana attiva dai primi anni duemila, che ha pubblicato di recente “Circle Of Ashes”, raggiungendo il non trascurabile traguardo dell’ottava fatica sulla lunga distanza. L’occasione è quindi ghiotta per scambiare quattro chiacchere con Kosmos Reversum, uno dei due componenti del gruppo insieme al “partner in crime” Lord J.H. Psycho, che ci racconta qualcosa sul nuovo album, sulla storia della band e su come è cambiata la scena black metal italiana negli ultimi vent’anni. Quindi, senza ulteriori indugi, cedo a lui la parola…

Partiamo subito parlando della vostra ultima fatica, “Circle Of Ashes”, che è fuori ormai da qualche mese: siete soddisfatti del risultato finale e dei responsi ottenuti? Quali sono le principali differenze tra questo nuovo album e il suo predecessore “Altar Of Fear” del 2017?

Ciao, per prima cosa grazie di questo spazio che ci state offrendo. Sì, il disco ormai è fuori da qualche mese e in generale le critiche da parte degli affezionati e della stampa sono state buone, più o meno in linea con altri nostri lavori passati. Siamo contenti che molti abbiano notato un approccio parzialmente nuovo da parte nostra a questo album, molto fedele alla tradizione black metal, ma con la la volontà di non ripeterci rispetto agli ultimi album. Ogni nostro album ha una sua identità ben precisa perché siamo musicisti che ascoltano tanti stili diversi di musica e ci piace pensare che, sebbene ci piaccia comporre nei confini del black metal, tutte queste influenze possano in qualche modo coesistere nel nostro sound. Rispetto al precedente album, a mio avviso, il nuovo “Circle Of Ashes” appare meno aggressivo ma al tempo stesso più cinico e psicotico, perché è anche figlio di un periodo in cui tutti siamo e/o siamo stati più vulnerabili a livello emotivo. Tutto quello che stiamo vivendo come esseri umani a causa dell’emergenza da Covid-19 e i problemi che la vita quotidiana ci pone davanti sono confluiti in “Circle Of Ashes”. A questo, ovviamente, si va ad aggiungere quel qualcosa che da sempre è la materia prima per la nostra musica, ovvero un certo senso di disgusto, angoscia e disorientamento nel vivere in questo mondo e in questa epoca.

So che in questo lasso di tempo la band si è sciolta per poi riformarsi come duo. Puoi raccontarci queste vicissitudini? Per quale motivo avete deciso di far ripartire il progetto?

Onestamente è stata una cosa che abbiamo deciso una volta che il disco era stato terminato. Nelle fasi iniziali della sua composizione e registrazione io e Lord J.H. Psycho ogni tanto discutevamo su quale destinazione sarebbe stata più opportuna per questo disco, ovvero su quale nuovo monicker attivare oppure, come ipotesi lontana, far ripartire i Lilyum e pubblicarlo sotto questo monicker. Alla fine, ascoltando l’album e visto che in pratica i membri storici dei Lilyum siamo io e Lord J.H. Psycho, mi è sembrato opportuno spingere per far ripartire i Lilyum. In ogni caso non è il primo disco che realizziamo noi due e basta, era già avvenuto per “Ultimatum” e “Fear Tension Cold”. In quattro dei restanti sei album (e qualche ep), siamo stati sempre io e lui con in aggiunta dei session man come il batterista Frozen (Krowos, Arcanum Inferi) o Xes (Infernal Angels). Quindi, in generale i Lilyum si sono quasi sempre basati su due presenze fisse: io (Kosmos Reversum) e Lord J.H. Psycho. Da questo ne è derivata la decisione finale di ripartire coi Lilyum, perché in pratica tutto riportava sulle nostre stesse tracce.

In sede di recensione ho accostato il sound di questo disco a quello dei Mysticum o di certi Satyricon. Al di là delle mie (discutibili) opinioni, è stata una scelta precisa quella di ottenere un suono così cupo, ovattato ed ossessivo, addirittura “industrial” si potrebbe dire? Avete utilizzato particolari accorgimenti durante la registrazione?

Beh, c’è da dire che come spesso ci accade, non pianifichiamo troppola direzione che dovrà avere un nostro album. Solitamente io e Psycho lavoriamo sempre allo stesso modo. Io registro le mie chitarre (sia ritmiche che soliste) su una base di batteria campionata o, in alternativa, su una base di batteria suonata realmente. Nella nostra discografia puoi trovare tanti album dove la batteria è stata suonata (sempre da Frozen finora), e molti altri dove abbiamo optato per una batteria campionata. Questo dipende dal mood che vogliamo dare al disco, ma questa decisione viene presa in un secondo momento, mai quando niente è stato registrato ancora. Ti assicuro che non abbiamo difficoltà a trovare batteristi, ma se prendi un disco come “Nothing Is Mine” (2011, Dusktone), che da tanti è ritenuto uno dei nostri album migliori, non riuscirei proprio a immaginarlo con una batteria umana. Vogliamo a volte che il disco suoni inumano e balordo, passami quest’ultimo termine…Tornando alle fasi di registrazione, ti dico che cerco di dare a Psycho i pezzi già abbastanza definiti. Lui successivamente aggiunge tutto quello che vuole, dal basso, ai synth, a eventuali altre linee di chitarra solista e batteria campionata. Ma essendo entrambi polistrumentisti, a volte i ruoli si invertono, e quindi è capitato anche a me di occuparmi del basso e/o della batteria oltre alle solite chitarre, che sono sempre l’input per far partire tutto il resto. In questo album, ancora più che in passato, Psycho ha fatto un lavoro davvero fantasioso nell’arrangiare i brani. Ha introdotto tanti piccoli accorgimenti che in passato non erano mai stati attuati nei nostri dischi. “Circle Of Ashes” suona freddo e nichilista anche perché io ho usato nuove distorsioni per la mia chitarra, oltre che averla accordata un tono più basso per la prima volta nella storia dei Lilyum. Ma il merito è anche di Psycho, che mi ha dato una mano sulla produzione finale del suono, riuscendo a tirare fuori un sound direi quasi unico. Questo tipo di produzione non la riscontro molto di frequente in ambito black metal. Poi può piacere o meno, ma è importante per noi avere un nostro marchio di fabbrica. Riguardo le band che hai citato non saprei. Io non ho mai veramente apprezzato e ascoltato i Mysticum, mentre per i Satyricon non li ascolto da almeno dieci anni, sebbene li abbia apprezzati in passato. Credo quindi che se ci sono delle somiglianze tra noi e queste band siano casuali.

Credo che “Circle Of Ashes” possa essere definito come un album molto classico ma con alcune soluzioni più “moderne”, come ad esempio l’uso dell’elettronica in “Through Vaults Of Wounded Lights”. Anche in questo caso si è trattato di una scelta ponderata o piuttosto avete lasciato fluire liberamente la creatività senza porvi troppi problemi?

Come ti dicevo sopra, io mi occupo essenzialmente di dare vita a riff e costruisco l’ossatura portante dei brani. Se ci sono delle parti elettroniche, di tanto in tanto, è merito di Psycho. Lui ha una mentalità forse più aperta della mia e quindi quel tipo di soluzioni sono opera sua. Però alla fine decidiamo assieme cosa è buono e cosa no, quindi vuol dire che apprezzo pure io e riconosco quando qualcosa va ad arricchire in modo positivo il nostro classico sound. Comunque sì, non ci poniamo particolari limiti, ci piace tanta musica e crediamo che ci sia del buono un po’ dappertutto e quindi quel buono, come dicevo in risposte precedenti, può tranquillamente essere preso come fonte di ispirazione.

Com’è nata e come procede la collaborazione con l’ucraina Vacula Productions?

Domanda difficile…Dico solo che ci piacerebbe, dopo otto album, collaborare con qualcuno che davvero riesca a promuovere la nostra musica in modo davvero capillare e massiccio. Non sto dicendo che ci troviamo male con Vacula Productions, ma solo che forse è arrivato il momento di cambiare aria. Vedremo!

I Lilyum hanno alle spalle ben otto album nei quali avete attraversato diverse sfumature del genere. Vorrei che tu li descrivessi brevemente per i nostri lettori e (domanda un po’ antipatica) ci indicassi quelli che a tuo giudizio sono rispettivamente il vostro miglior lavoro e il peggiore…

Parto dalla fine della tua domanda e cercherò di motivare ciò che dico. Probabilmente il nostro album migliore è “Nothing Is mine” del 2011. Un pelino sotto, ma forse anche alla pari, metto “Altar Of Fear” e l’ultimo “Circle Of Ashes”, uscitirispettivamente nel 2017 e 2021 per Vacula Productions. “NothingIs Mine” ha un sound unico, è una cascata di odio e intransigenza, con dei picchi di velocità disumane, ben sorretti dalla batteria programmata. In quel disco ha cantato Xes degli Infernal Angels, e anche la sua voce in growl è asfissiante e particolarissima. Un disco che, a mio parere, fosse uscito per Hells Headbangers avrebbe ottenuto molti più consensi, tanto per fare il nome di una label che lavora bene su certe sonorità. “Altar Of Fear” per me è un disco di classico black metal dove figura Frozen alla batteria e dove la violenza si mescola molto bene alle nostre consuete atmosfere malate e depressive. Per me è un disco maturo che ben rappresenta il vero concetto di black metal e di cui vado fiero anche della produzione che ho curato personalmente in toto, e risulta chiara e potente. L’ultimo “Circle Of Ashes” è sicuramente tra i nostri highlight. Disco malato, criptico, per certi versi ostico per alcune soluzioni e scelte di suono, con alcuni pezzi veloci e taglienti ed altri più lunghi e sfaccettati. Ma il bello è proprio questo, non registrare mai lo stesso disco. Con quest’ultimo lavoro abbiamo esplorato il concetto di black metal nella sua forma più primordiale ma ci abbiamo aggiunto alcune soluzioni inaspettate in un album così ortodosso. E alle mie orecchie suona bene o soprattutto coraggioso. È un disco davvero fatto per noi stessi, non cerca il facile riscontro degli altri. Il disco meno riuscito per me è “Glorification Of Death” del 2014 dove, a parte tre o quattro brani di ottimo livello, non mi piace molto altro, produzione inclusa. E poi ha una batteria programmata con dei suoni davvero bruttini. Ecco, quel disco sarebbe stato molto migliore con un batterista vero e proprio, e ammetto di aver avuto fretta in questo senso, optando per la batteria campionata.Le pecche sono più nel sound che nei brani, perché ho agito di fretta. Non reputo tra i migliori nemmeno “Crawling In The Past” del 2010 (MalEventum), però è ben oltre la sufficienza grazie ad almeno metà disco ad altissimi livelli. È un disco che di base è buono ma non ha una direzione ben precisa, sebbene sia saldamente black metal. Tra i nostri lavori più che discreti o buoni includo anche il trittico “Ultimatum”, “Fear Tension Cold” e “October’s Call”. I primi due sono buoni ma ancora un po’ acerbi, mentre “October’s Call” è molto depressivo ed è un lavoro che deve essere capito appieno, perché non è da noi non inserire nessun blast beat!

La band è in attività da molto tempo. Com’è cambiata la scena dai vostri esordi ad oggi? Qual è stato l’impatto dei social?

Tutto è molto cambiato, se ragioniamo pure sul fatto che i Lilyum esistono da più o meno venti anni, ma che sia prima dei Lilyum che nel frattempo io ho suonato in altre realtà. La mia carriera musicale inizia nel 1994, e quindi puoi capire quanto la scena sia cambiata. Di base la scena italiana si è evoluta in ogni sottogenere di metal, ma quello che è scomparso è lo spirito davvero underground e la fame di musica che c’era fino ai primi anni Duemila. Oggi, a parte lo stop forzato causato da questa emergenza sanitaria, i gruppi underground fanno molta fatica a raccogliere un gruppetto consistente di spettatori ai loro live. Ormai, a parte i social, c’è la tendenza a stare a casa perché abbiamo sky, netflix, amazon prime, dazn…e chi più ne ha ne metta. Tanti non vanno da decenni nemmeno più al cinema, perché guardano i nuovi film a casa. Il decadimento generale di assistere “in presenza” a certe cose è iniziato prima del Covid. Ora siamo alla frutta. Anzi, abbiamo finito. Poi non c’è il cosiddetto ricambio generazionale nel metal. Noi andavamo a vedere i concerti metal ma i nostri figli o nipoti ci andranno quanto noi? Non credo. Rimane il buon livello qualitativo di tante uscite discografiche, ma in modo quasi beffardo, appena l’Italia ha cominciato davvero a fare sul serio in ambito metal è arrivato prima internet e poi tutto il resto a rovinare la festa. Perché diciamocelo, con internet tutti hanno più visibilità, ma davvero pochi rimangono impressi nel tempo.

Non ho mai avuto occasione di assistere ad un vostro live. Com’è uno spettacolo dei Lilyum dal vivo?

Non abbiamo mai fatto live, salvo una quasi improvvisata nel 2008. Quindi nel bene e nel male non vi siete persi niente, ahahaha!

C’è qualche band o artista che ti ha influenzato in maniera particolare o senza cui i Lilyum non sarebbero esistiti?

Darkthrone, Disiplin, Nirvana.

Il progetto Byblis è ancora in piedi? C’è qualche novità in proposito?

Non si è mai ufficialmente sciolta la band. Proprio in questo periodo sto pensando di contattare Xes per vedere se riusciremo a dare un seguito a “Princeps Malis Generis”, ormai uscito ben dieci anni fa, se non contiamo la ristampa ufficiale e professionale da parte di Warhell Records del 2015.

Bene, l’intervista termina qui. Lascio a te concludere come meglio credi…

Grazie a voi ancora per questo spazio per prima cosa e per il tempo che ci state dedicando anche in sede di recensione. Saluto i nostri alleati, che noi rispettiamo e reputiamo come membri stessi dei Lilyum. Per chi ci disprezza perché non gradisce la nostra musica o le nostre facce dico che va bene così, non possiamo piacere a tutti e forse nemmeno lo vogliamo.