Dungeon Steel – Bloodlust

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Allora, fate così. Ad ogni assolo (di quelli fulminei, slayeriani come siamo soliti dire noi scribacchini, e piazzati lì quando meno te l’aspetti) bevetevi uno shottino di vodka. Secondo me non arrivate sobri neanche alla terza traccia, figuriamoci alla quarta, che è pure strumentale ed è piena di quegli assoli lì. “Bloodlust” è l’ep d’esordio di questi Dungeon Steel: arrivano dall’Ecuador e sono due maniaci del vecchio metallo anni ottanta, di quello più maleducato, rozzo e ignorante, di cui ripropongono fedelmente tutti gli stilemi musicali (registrazione corrosiva ed approssimativa compresa) e il più tradizionale immaginario fatto di barbarici guerrieri, spade, sangue e boccali di birra. I nostri due eroi, che rispondono ai nomi di Eblis Destructor e Wampyric Strigoi (originariamente si trattava di un trio, che ha visto purtroppo la scomparsa del chitarrista Vrolok), sono personaggi piuttosto prolifici e decisamente attivi sulla scena underground del loro paese: li abbiamo già conosciuti su queste pagine virtuali, nella loro versione più black, come Wampyric Rites, in occasione della pubblicazione del recente split in compagnia degli statunitensi Vampirska. Qui si viaggia su altre strade ma la sporcizia esecutiva è comunque sempre di casa: ed infatti il lavoro esce per quei ragazzacci della portoghese Signal Rex, che con questo genere di nefandezze sonore ci vanno a nozze. “Bloodlust” è un concentrato di speed/black metal (più speed che black, a dire la verità) che colpisce in pieno volto grazie alla sua carica adrenalinica e a pezzi che scorrono frenetici e ruspanti, perfetti per una serata ad alto tasso alcolico in qualche locale fumoso e dalla pessima acustica.

Niente che non sia già stato suonato e sentito centinaia (forse migliaia) di volte, sia ben chiaro, niente che non sia già stato proposto in passato, e ovviamente meglio. I riferimenti sono assolutamente evidenti, dai primi Sodom ai Running Wild più selvaggi e tutta la robaccia più o meno underground che ci sta in mezzo, e va bene così, non è il caso di andare troppo per il sottile perché in effetti siamo di fronte ad un’operazione di puro revival che non resterà nella storia e che va presa per quello che è. E i Dungeon Steel non sono nemmeno gli unici: tra i molti fautori di quella che qualcuno ha già ribattezzato NWOTHM (“new wave of traditional heavy metal”) citerei ad esempio i greci Witchcrawl (abbiamo recensito il loro ep di debutto “World Without End”) ed i forse più noti, e sicuramente più vicini alle sonorità che di solito trattiamo su queste pagine, finlandesi Bonehunter. I Dungeon Steel si muovono in questi territori più estremi e pestano che è un piacere, tra riff cattivi e screaming impastato, con una furia tale che sembra di ascoltare i vecchi Bathory sotto gli effetti di una pesante dose di anfetamine. E anche sui tempi medi i nostri amici sudamericani dimostrano di saperci fare, creando il giusto groove che ti fa muovere su e giù la testolina con l’espressione compiaciuta del Phil Anselmo degli anni d’oro: è il caso ad esempio dell’attacco di “Midnight Nightmares”, il cui riff iniziale ricorda non poco quello mitico di “2 Minutes To Midnight” di quel gruppo inglese di cui non ricordo il nome (e, considerato il titolo, potrebbe anche trattarsi di un omaggio voluto). Non credo che ci sia molto altro da aggiungere: “Bloodlust” è un discreto dischetto, non troppo impegnativo ma piacevole perché genuinamente artigianale e colmo di devozione. Un ascolto lo vale di sicuro.