Cursed Excruciation – Morbid Catholicism

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Lo sappiamo tutti benissimo che dal Brasile (e un po’ da tutto il Sudamerica a dire la verità ma quella carioca è senz’altro la scena più nota e che più ha dato al metal estremo, non solo black, in termini di influenza generale) è arrivata nel corso dei decenni e continua ad arrivare tanta deliziosa spazzatura. E Trance Of The Undead, giovane polistrumentista, factotum, mente e motore del delicatissimo progetto Cursed Excruciation non vuole certo essere da meno. Ed ecco perché il nostro amico proveniente da Rio Grande Do Sul ci spara dritto in faccia questa mefitica demo dal titolo che è già tutto un programma, “Morbid Catholicism”, e che rievoca immediatamente quelle squisite atmosfere ruspanti e blasfeme che fanno tanto old school, a cavallo tra fine anni ottanta e primi anni novanta. Lo stile è definibile come un black/death metal classicamente sudamericano, caotico, violento e pesante ma in realtà meno cacofonico rispetto alla media dei prodotti di questo tipo (considerato anche che si tratta pur sempre di un esordio assoluto): bei riffoni, gentili come un rinoceronte al galoppo; drumming bestiale; ringhi in scream/growling cupo e demoniaco; qualche rallentamento più soffocante tatticamente piazzato qua e là (pure con una certa sapienza) e la consueta registrazione polverosa, grezza e artigianale.

Il quadro è semplice e dipinto prendendo a prestito qualcosa da Incantation e Beherit e qualcos’altro da Utuk Xul e Sarcofago, con un tocco cimiteriale e horrorifico tutto “italiano”, dal momento che l’intro e una breve pausa tastieristica sono completate da campionamenti presi dai nostrani “Sette Note In Nero” di Lucio Fulci e “I Tre Volti Della Paura” di Mario Bava, due classici del brivido rispettivamente del 1977 e del 1963 e due maestri che continuano a rappresentare un’inesauribile fonte d’ispirazione per quella robaccia black/death sanguinolenta che ci piace tanto.

Che altro aggiungere? Ferocia, brutalità e un pizzico di atmosfera malsana compresse in circa dodici minuti sono un discreto biglietto da visita per questa one man band, che certamente non rivoluziona nulla ma che sembra avere tutte le carte in regola per farsi apprezzare dai fanatici di questo genere di sonorità.