Vacio – Et Destituta Mortis

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A noi l’underground iberico (spagnolo e portoghese) piace perché è popolato da una pletora di gruppi luridi che interpretano in vario modo il raw black metal, spesso con inclinazioni atmosferiche (cito a titolo di esempio Burguli e Mons Veneris). Ci sono però anche realtà che prediligono il metallo nero nella sua forma più violenta e melodica ed è questo il caso degli spagnoli Vacio, misterioso duo da poco in attività, formato da A.84 alla chitarra e al basso e L.77 alla voce, che vede la partecipazione in veste di guest drummer di Diogo Mota dei ben più noti Gaerea ed esordisce con questo ep, sotto l’egida della misconosciuta connazionale Morbid Shrine Productions. “Et Destituta Mortis” si presenta con una copertina dalle linee simmetriche che incorniciano un’immagine tanto classica quanto evocativa; aggettivi che potrebbero benissimo essere utilizzati anche per descrivere la proposta di questa band, ancorata ad un certo tipo di black metal di matrice scandinava, con richiami piuttosto evidenti a gruppi come Lord Belial, Mörk Gryning e agli immancabili Dissection ma anche, se vogliamo, ai Necrophobic più black oriented.

Un’impostazione vecchia scuola che la band non fa nulla per nascondere (tanto che definisce la propria musica semplicemente e sfacciatamente come “true black metal”) e che si unisce al taglio esoterico dei testi in un debutto che, in circa quindici minuti, mette in mostra diversi spunti interessanti ma anche più di un limite. Ad esempio “Two Moons (Between Phobos & Deimos)” colpisce con il suo andamento melodico veicolato dalle chitarre che intessono trame ficcanti e notturne molto efficaci, da far invidia a qualsiasi band atmospheric di ultima generazione alla ricerca di questo tipo di feeling, accompagnate da un piglio feroce e vulcanico che farà stampare un bel sorrisone in faccia a tutti gli aficionados di questo genere di sonorità. L’inciampo però è dietro l’angolo, e se l’opener rappresenta l’episodio migliore del lotto, la  successiva “Into The Jaws Of Sobek” è forse il pezzo meno riuscito: un blackened death metal piuttosto stereotipato, che grida Dissection da ogni nota, anche apprezzabile in superficie ma la cui sostanza si risolve ben presto in niente più che un esercizio scolastico, per quanto inattaccabile dal punto di vista esecutivo.

Con la conclusiva “The Knowledge Of The Void” le cose vanno decisamente meglio perché la band riesce a dare sfogo ad una certa vena epica latente nel proprio songwriting attraverso una canzone costellata da numerosi cambi di tempo, dai quali emergono melodie cariche di adrenalina. I Vacio offrono ben poco in termini di originalità e puntano invece sull’impatto emotivo e sull’aggressività di una proposta che ondeggia tra chiari riferimenti ed influenze più vaghe che per il momento la band ha fatto proprie solo in parte. Un ep certamente derivativo, probabilmente ancora acerbo ma che comunque vale la pena di ascoltare se amate il black più furente mescolato ad atmosfera e melodia.